Siamo il Paese degli chef, gli ultimi eroi, non per niente. Ora si tratta di farli intervenire perché Renzi vuole propinarci un partito che non è né carne né pesce, convinto che lo digeriremo benissimo. Del resto si misura con il suo stomaco: lui è di bocca buona visto che di profilo il suo doppio mento fa concorrenza a quello della Merkel.
Posto come assioma che gli italiani siano moderati e che vogliano un partito di centro, dove peraltro possano confluire transfughi dalla destra e dalla sinistra, Renzi sta da un po’ mescolando le lettere che ha a disposizione per sfornare una nuova Dc. Quindi Pd + Dc = Cp, Cristiano partito, da non confondere con Pc che gli anziani prenderebbero per il vecchio Pci e i giovani per un personal computer. Forse Renzi è troppo giovane per ricordarsi che la Dc andò a puttane e dopo aver cambiato vari nomi confluì nel Pd, il quale ora si trova a mal partito e rischia di fare la fine della Dc.
Ma ecco che Berlusconi e Alfano, ormai decotti, hanno permesso a Renzi di sfornare una disgustosa legge elettorale, vitale per la sua sopravvivenza. Perché governare più che una responsabilità in Italia è una goduria. In cambio Forza Italia diventerà Forza Renzi o Berlusconi si papperà Renzi? Chi mangerà chi? Il Patto del Nazareno diventerà il Partito della Nazione, dove tutti insieme appassionatamente urleranno: Forza Chef! Perché di chief, ossia leader, questo Paese non ne fa più essendo la massima aspirazione stare ai fornelli a rimestare la politica. Purtroppo neanche gli chef vogliono prendere il posto dei politici, sapendo bene che con il fuoco non si scherza.
Vincerà chi sarà l’illusionista migliore. Intanto Berlusconi fa vedere a Renzi praterie verdi dove raccogliere voti e far pascolare gli armenti. Ma bisogna portarceli. Non basta avere un flauto ed essere dotati di orecchie da satiro per essere seguiti. Matteo si misura con un dio, seppure detronizzato qual è Silvio, e rischia di venir scorticato, come fece appunto Apollo con Satiro. Del resto Renzi non aveva alternative, ben sapendo che, se entro sei mesi non avesse portato dei risultati, il centro destra si sarebbe ricompattato. Considerato poi che il capitalismo ha trionfato a livello mondiale e di sinistra non è più nessuno. L’unica cosa che ci differenzia da russi, arabi e cinesi è la nostra cultura, che a loro fa gran gola; eppure noi preferiamo gettarla nel calderone della globalizzazione, certi di abbuffarci meglio.
In quest’ottica, Matteo si riempie la bocca del “carpe diem”. Del resto quale altra filosofia potrebbe avere uno che si è autonominato chief ma finora ha tentato di fare solo lo chef? L’unica sua speranza è che davvero Berlusconi assurga al cielo e lui possa ereditare i suoi voti in terra. Ma questo avviene solo nei miti delle religioni politeiste.
La realtà è che abbiamo un premier non eletto, osteggiato dal suo partito e sostenuto dal partito dell’opposizione dell’ex premier. Minimo Silvio si merita la riabilitazione politica e il salvataggio fiscale. Vedremo se Matteo almeno questo miracolo saprà farlo. Intanto stiamo tutti guardando dentro al suo forno nella speranza che non ne esca il solito presidente della Repubblica surgelato.