A una settimana dalle elezioni che decideranno chi sarà il prossimo governatore dello Stato di New York, la campagna elettorale del governatore in carica Andrew Cuomo e dello sfidante repubblicano Robert Astorino, si intensifica. Molte le conferme, poche le novità. Stando a quanto riportato dall’ultimo sondaggio pubblicato dal Siena College, Cuomo continuerebbe a guidare la competizione con 21 punti di vantaggio sul rivale, attestandosi sul 54% di preferenze. Questo risultato è sicuramente in parte da ricondurre al costante appoggio del partito democratico al governatore, già dimostratogli in occasione delle primarie, così come all’influente sostegno di Hillary Clinton. La scorsa settimana l’ex first lady ha infatti partecipato all’evento Women for Cuomo a Midtown Manhattan spendendo parole decise di supporto alla rielezione: “Non ho alcun dubbio che il governatore sia la persona giusta, al momento giusto, con il programma giusto.”
Da parte sua, Astorino sembra persistere nel guadagnare consensi tra i piccoli imprenditori soddisfatti della politica fiscale adottata nella contea di Westchester, di cui il candidato è governatore dal 2010, e dell’interesse dimostrato dal repubblicano nei loro business e tra quelli delusi dall’attuale amministrazione.
Altra costante dello scontro elettorale è l’enorme differenza di denaro racimolato e speso dai due candidati. I dati, resi pubblici venerdì scorso, mostrano i 711.000 $ raccolti da Astorino nelle ultime tre settimane contro i 730.000 $ incassati da Cuomo nello stesso periodo. Fin qui nulla di eccezionale se non si considera che le somme citate vanno ad aggiungersi a fondi preesistenti. Così, se il repubblicano dispone di poco più di un milione di dollari da spendere nell’ultima fase dello scontro, il comitato del governatore in carica può contare 15.8 milioni nel suo portafogli. Ovviamente chi più ha più spende e il governatore ha speso. Precisamente 2.3 milioni in pubblicità nelle ultime tre settimane contro i 500.000 investiti da Astorino nello stesso periodo.

I candidati durante il dibattito televisivo di mercoledì 21 ottobre. Da sinistra: Rob Astorino, Andrew Cuomo, Howie Hawkins e Michael McDermott
Passando alle novità, finalmente la settimana scorsa, dopo mesi di rifiuti, Cuomo ha acconsentito ad un dibattito televisivo con gli altri candidati. All’incontro, andato in onda sull'emittente locale WNED, hanno partecipato anche lo sfidante del Green Party, Howie Hawkins e il libertarian Michael McDermott, ma l’occasione si è rivelata, come era prevedibile, uno scontro senza esclusione di colpi tra il governatore ed Astorino che aspettava questo momento da mesi. “Ho visto dozzine di dibattiti tra candidati alle elezioni governative, ma non riesco a ricordarne nessuno in cui gli sfidanti dei due principali partiti si siano così duramente criticati”. Questo il commento di Lawrence Levy, executive dean del National Center for Suburban Studies della Hofstra University riportato dal Wall Street Journal. Un aspetto questo difficile da cogliere per gli italiani che hanno seguito l’incontro, abituati a ben altri tipi di confronti tra i politici. Ad ogni modo oggetto del dibattito sono state soprattuto accuse su alcune spinose questioni che pesano sulla carriera politica di entrambi i candidati. Contro Cuomo Astorino ha usato in particolare l'arma delle accuse di corruzione mosse al governatore per la questione Moreland. A gravare sulla testa di Cuomo c'è il sospetto che lui stesso o suoi sottoposti abbiano potuto fare pressioni su alcuni membri della Commissione Moreland creata dal governatore nel 2013 per investigare sui casi di corruzione all'interno della sua amministrazione, per poi essere dismessa lo scorso marzo.
Tallone di Achille di Astorino sono invece alcuni casi di discriminazione nella zonizzazione relativa alla costruzione di edifici riservati a persone a basso reddito a Westchester. La discriminazione, per la quale Astorino è stato citato in giudizio dal Department of Housing and Urban Development, sarebbe avvenuta nei confronti di donne e omosessuali, per via delle idee conservatrici del repubblicano su aborto e matrimoni gay.
Nel corso del confronto TV, gli altri due sfidanti si sono maggiormente distinti quando si è discusso di fratturazione idraulica (fracking), metodo controverso di estrazione di gas naturale attualmente sottoposto a moratoria nello stato di New York, che l'ambientalista Hawkins considera una pratica irresponsabile. Altro argomento caldo è quello del Common Core, gli standard educativi adottati dalle scuole dello stato, considerati un abominio da McDermott. Tutto il dibattito è stato poi condito dai partecipanti con dati e statistiche su pressione fiscale e tassi di impiego talmente diversi e in contrasto tra loro da non poter che essere considerati di parte. Gli ascoltatori non ne hanno ricavato alcuna informazione attendibile, a vantaggio di chi ha inventato sapendo di inventare.
Chi sembra invece aver dato peso ai risultati ottenuti dall’amministrazione Cuomo è il New York Times che ha appoggiato pubblicamente la rielezione del governatore. L’atteso endorsment, che in occasione delle primarie democratiche che vedevano Cuomo contro la Teachout non era arrivato, questa volta non è mancato. Il riconoscimento legale dei matrimoni omosessuali, la politica di controllo delle armi da fuoco e i successi in materia fiscale hanno convinto il quotidiano che considera, al contrario, lo sfidante repubblicano inadatto perché inesperto in molte questioni e non in linea con le idee e i bisogni dei newyorchesi. “E nostra speranza che se rieletto per la seconda volta Cuomo dedicherà i prossimi quattro anni ad una riforma genuina e sostanziale della cultura politica ad Albany, che resta impantanata nella corruzione”, queste le aspettative del Times e non solo.
Nonostante tutto a New York il vero protagonista della scorsa settimana non è certo stato il governatore o uno dei sui sfidanti, ma il medico senza frontiere Craig Spenser, primo caso di Ebola nella city ora ricoverato al Bellevue Hospital. Ovviamente la notizia ha avuto un impatto anche sulla campagna elettorale soprattutto per Cuomo che, come autorità in carica, si è trovato a dover affrontare la delicata situazione, esponendosi a critiche su più fronti.
I problemi sono iniziati quando venerdì Cuomo e Chris Christie, governatore del New Jersey, hanno annunciato una strategia di quarantena obbligatoria, in strutture ospedaliere, per tutti coloro che fossero entrati a contatto con Ebola. Non lo avessero mai fatto. Esponenti della comunità scientifica sono insorti, come Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases al National Institutes of Health, il quale ha affermato che la necessità di una quarantena obbligatoria non è supportata da prove scientifiche in quanto il malato d’ebola diventerebbe infettivo solo alla comparsa dei primi sintomi. Il soggetto asintomatico non costituirebbe quindi un problema per la salute pubblica. Inoltre Fauci ha sottolineato come un regime di isolamento obbligatorio costituisca un deterrente per il personale sanitario americano ad andare a combattere la malattia nell’Africa Occidentale.
Della stessa opinione anche la Casa Bianca, tanto che Cuomo ha dovuto rettificare che i soggetti a rischio potranno spendere il periodo di presunta incubazione della malattia a casa propria, giornalmente monitorati da personale sanitario. Come riportato martedì dal New York Times, lo Stato di New York avrebbe pubblicato un documento con le linee guida sulla quarantena specificando che il protocollo seguito ha lo scopo di garantire "un approccio rispettoso e di sostegno" ai viaggiatori in arrivo nello Stato che saranno trattati in base a procedure di controllo indicate dallo State Health Department. Mentre Cuomo ammorbidisce i toni, Christie, già sotto il fuoco di una probabile causa intentata dall'infermiera del New Jersey sospettata di aver contratto l'Ebola che sta sollevando un polverone per il trattamento ricevuto, resta fermo sulla sua scelta. Il governatore del New Jersey può rischiare le critiche: le elezioni nel suo Stato non ci saranno che nel 2017. Cuomo, invece, dovrà cercare di arrivare al 4 novembre senza suscitare troppe polemiche. Di certo, Ebola non aiuta.