Domani vedremo l’Italia c.d. “di Sinistra” divisa fra lo Sciopero Generale di Roma e la Stazione Leopolda di Firenze. Spero risulti un giorno importante. Finora è andata come mi accingo a riassumere.
Da un lato, l’impostura moraleggiante, il “noi migliori, voi peggiori”. Che simbolicamente germina, sulle nostre contrade e ai nostri tempi, dall’intervista di Eugenio Scalfari ad Enrico Berlinguer, sulla “questione morale” (28 luglio1981). Ma, come ognuno sa, non è un ritrovato di questi anni. Ha radici antiche. Ha attraversato i secoli, i continenti. L’impostura moraleggiante era a Salem in cerca di streghe, in Europa a caccia di infedeli, in Italia per ripulirci dagli untori, nei domini spagnoli per sradicare eresie. Questo humus è coriaceo e immarcescibile, è camaleontico, aggiorna il suo linguaggio, è sempre alla moda. Ma, nella sostanza, non cambia mai. Fissa un principio superiore inattaccabile e unico, in nome del quale si arroga un potere d’intervento straordinario: Dio, la conseguente salvezza delle anime, la salute pubblica, l’Ordine e la Legge. Fissato il principio, grazie ad un’incessante opera di propaganda ed indottrinamento, scolpisce delle figure che impersonano i nemici del Principio: infedeli, eretici, corrotti, lussuriosi (questi ultimi, categoria multiuso, come è agevole intendere). Infine, scovato il nemico pubblico, infuria la persecuzione, l’orda terribile e riparatrice, la giustizia dei giusti, vicari dell’Uno, del Supremo, del Principio.
L’art. 18 è solo l’ultimo travestimento di questa impostura. Un travestimento particolarmente cinico visto che viene sbandierato da un’organizzazione massicciamente al sicuro dei suoi pensionati.
Dopo vent’anni di questo scempio, diffuso e strombazzato come acqua santa e futura redenzione, è persino ovvio che, ad occupare il campo ridotto e inaridito della politica, delle istituzioni, a testimoniare la cultura diroccata dei nostri giorni, siano rimasti molti mediocri e qualche raro, impenitente ostinato. Ma più i mediocri, molti di più. Finora, a sinistra è più o meno andata così.
Dall’altro, proprio lui, l’impenitente ostinato. E’ una vil razza dannata. L’ultimo è Matteo Renzi. Da circa un anno abbiamo questo bel tomo. Ha sepolto quell’arroganza. Sta provando ad accantonare una ex classe dirigente resasi nel ventennio d’oro truce e parassitaria. E’ venuto al mondo politico dopo sei anni d’una crisi unanimemente ritenuta la più grave della storia capitalistica. Usa twitter. Ha quarant’anni. Sfonda al centro, sterilizza i masaniello, contratta in Europa. E, naturalmente, è a capo di una montagna d’interessi e di responsabilità.
Matteo Renzi è una tendenza, considerata su un piano appena appena storico. Nulla di più, nulla di meno. Gli “anziani”, quanto meno qualcuno in più di quelli fin’ora visti, per debito esistenziale ed anche intelligenza politica, avrebbero potuto fare come ha fatto un degno e onestissimo comunista: Fabio Mussi.
A margine delle primarie vittoriose di Renzi, ad un certo punto gli chiesero (era un collegamento telefonico fugace ma intenso) cosa pensasse, cosa proponesse, e così via. Rispose che lui era a Piombino, sul mare, e guardava le barche. Al telefono non capivano, e allora Mussi chiese di potersi spiegare con un aneddoto. Qualche giorno fa –disse- mi è stato mostrato un quadro, un disegno a matita, pieno di linee colorate e chiazze; chiesi a chi me lo mostrava, proseguì, cosa dovessi vederci; l’autrice del quadro mi ha risposto: “ma Nonno, sono delle barche, non lo vedi!” Era mia nipote, una bambina di sei anni, che mi spiegò cosa avrei dovuto fare d’ora in poi. Vedere coi suoi occhi. Eccho, bisogna che nnoi si veda le bar’che de’ bambini, concluse, anche lui in bel toscano.
L’ex ministro Mussi (un normalista che non lo ha mai fatto troppo sapere in giro) non è un ottuagenario, ma espresse una saggezza biblica. Pacata, profonda, sincera, onesta. Cedere il passo e sostenere anche gli errori di chi è più giovane e che di noi si fida. Questo dovrebbero fare i comunisti o ex comunisti o quasi comunisti o benecomunisti (mutuo dalla retorica del Benecomune) di buona volontà. E l’Italia gliene sarebbe grata.
Temo che lo Sciopero Generale metterà in scena un rabbioso, indocile e senescente abbarbicamento. E nessuna buona volontà.