Gli Americani amano presentarsi al mondo come i campioni della democrazia; i paladini del diritto di voto pronti ad esportare, all'occorrenza, il loro modello in altre, meno evolute, parti del globo.
E tuttavia, in vista delle elezioni di questo autunno, forse farebbero meglio a concentrarsi sul funzionamento della democrazia rappresentativa all'interno dei propri confini nazionali.
Tra i paesi maggiormente sviluppati, gli Stati Uniti detengono il dubbio primato della piú bassa percentuale di affluenza alle urne. Persino in occasione di partecipazioni record, come quella delle elezioni presidenziali del 2008 che hanno insediato Barack Obama alla Casa Bianca, meno di due terzi degli aventi diritto si sono presentati a votare e, nel 2010, nel corso delle elezioni di medio-termine, il clamoroso successo ottenuto dalla Destra é stato dovuto anche al fatto che molti degli elettori che nel 2008 avevano espresso la loro preferenza per i Democratici, sono rimasti a casa.
Questo rapporto inversamente proporzionale tra affluenza alle urne e successo dei conservatori, non é un elemento nuovo nelle dinamiche politiche degli Stati Uniti. Tradizionalmente i Repubblicani hanno tentato di trarre un vantaggio politico impedendo a potenziali elettori democratici di esercitare il loro diritto di voto. Giá nel 1980, l'attivista repubblicano Paul Weyrich non esitó a dichiarare al pubblico di leader religiosi intervenuti ad un convegno conservatore: ”Io non voglio che tutti votino. Francamente, il nostro vantaggio elettorale cresce col diminuire dell'affluenza alle urne”.
Negli ultimi anni, lo sforzo intrapreso dalla Destra per gestire opportunisticamente questo vantaggio, é diventato molto piú sistematico e coordinato grazie ad un'organizzazione chiamata American Legislative Exchange Council, fondata dai fratelli David e Charles Koch, i miliardari che hanno finanziato la creazione del Tea Party.
Il controllo dell'affluenza alle urne é diventata una delle strategie principali del movimento conservatore, soprattutto in quegli stati amministrati da esecutivi repubblicani perché, in America, le leggi che governano l'attivitá elettorale non sono uniformi ma variano da stato a stato.
Al contrario di quanto avviene in Italia inoltre, per acquisire il diritto di voto i cittadini americani devono registrarsi presso il loro distretto elettorale. L'elettorato, a sua volta, é facilmente identificabile nelle sue propensioni di voto, non solo perché all'atto della registrazione i votanti devono indicare in anticipo a quale schieramento appartengono, ma anche grazie ai tradizionali spartiacque ideologici determinati da fattori come l'etá, il sesso, l'appartenenza etnica e religiosa, e lo stato sociale. I Democratici, ad esempio, raccolgono piú consensi tra le donne che tra gli uomini, tra neri e latini piuttosto che tra i bianchi, tra i giovani piuttosto che tra gli anziani, e tra i ceti medi e medio-bassi.
I gruppi piú facoltosi, formati per lo piú dai maschi bianchi in etá piú avanzata, tendono a favorire i Repubblicani.
La riserva elettorale della sinistra si identifica con alcune tra le fasce piú deboli e meno organizzate della popolazione e, come tale, meno propensa a registrarsi e a votare. Per questo motivo, molti gruppi di volontariato ogni anno alla vigilia di consultazioni elettorali si fanno in quattro per registrare quanta piú gente possibile nella speranza di accrescere l'affluenza alle urne.
Per sabotare questo proposito, moti degli stati guidati da amministrazioni Repubblicane hanno intrapreso iniziative legislative per limitare la libertá d'azione di questi volontari. In Florida ad esempio, alla vigilia delle scorse elezioni, l'esecutivo di destra ha imposto l'obbligo, per tutti coloro che registrano nuovi elettori, di consegnare le schede anagrafiche allo stato entro 48 ore aggiungendo, allo stesso tempo, tutta una serie di ostacoli burocratici e penali fino alla possibile incarcerazione. Naturalmente l'iniziale lodevole intento di questi volontari spinti da un genuino senso civico, si é trasformato in un rischio personale che ha finito col dissuadere molte di queste organizzazioni di volontariato dal continuare il proprio lavoro.
Un'altra peculiaritá del sistema americano é constituito dalla possibilitá di votare in anticipo, una normativa introdotta dopo il fiasco elettorale in Florida del 2000 e che, all'epoca, spinse il governatore repubblicano Jeb Bush, fratello del neo-eletto presidente Bush, a lodare l'iniziativa come un “meraviglioso nuovo servizio civico che favorisce l'accesso alle urne”.
L'entusiasmo repubblicano per il voto anticipato tuttavia, é scomparso prontamente nel 2008 dopo che Obama lo ha utilizzato a suo vantaggio per portare alle urne nuovi elettori soprattutto in stati come Florida e Ohio che piú di recente, sotto la spinta repubblicana, sono stati i piú attivi nell'accorciarne i termini (da 14 giorni a 8 in Florida e da 35 a 11 in Ohio). Inoltre, entrambi gli stati hanno impedito il voto anticipato la domenica precedente all'elezione vera e propria, giorno in cui, tradizionalmente, le congregazioni religiose di colore mobilitano i loro fedeli spingendoli a votare.
Un'altra tattica utilizzata per sopprimere il voto di elettori poco graditi é quella di impedire loro di acquisire i documenti di identificazione necessari per votare.
In Texas, il porto d'armi costituisce un documento valido alle urne perché l'entusiasmo per le armi da fuoco é un tratto culturale tipicamente conservatore. Al contrario, una tessera studentesca emessa da un college non é valido in sede elettorale perché i giovani in generale e gli studenti in particolare, tendono a votare a sinistra.
In Wisconsin, le statistiche mostrano che circa la metá dei residenti ispanici e di colore non hanno la patente di guida (un'altro documento valido per votare) e gli uffici di motorizzazione sul territorio statale sono pochissimi alcuni dei quali aperti solo un giorno al mese. Malgrado ció, il governatore repubblicano Scott Walker alla vigilia delle scorse elezioni ha pensato bene di chiuderne ben 16, tutti ubicati in distretti ad alta concentrazione di neri e ispanici.
Stando alle dichiarazioni dei Repubblicani, la loro frenesia legislativa in questo senso non é altro che una campagna etica per risolvere il “diffuso problema” della frode elettorale, giá nel mirino dell'amminstrazione Bush che, nel 2006, licenzió due procuratori generali accusati di non perseguire col dovuto vigore alcuni casi negli stati di Washington e New Mexico.
A dispetto di questi allarmismi tuttavia, quella della frode elettorale sembra essere poco piú di un pretesto e, giá in era Bush, il Ministero della Giustizia concluse un'indagine durata ben cinque anni, senza riscontrare alcuna irregolaritá. Su trecento milioni di voti espressi tra il 2002 e il 2005, solo ottantasei risultarono illeciti e molti di essi a causa di immigrati o ex-detenuti recatisi a votare senza sapere di non averne diritto.
Dichiarazioni di principio a parte, non dovrebbe esserci alcuno spazio per l'opportunismo politico nel processo elettorale di un paese che si definisce il faro della democrazia mondiale.