Agli albori della mia attivitá giornalistica in America, una delle cose che ho trovato piú difficili da realizzare dal punto di vista professionale é stata quella di spiegare ad un pubblico italiano il sostrato culturale dal quale nasce buona parte del dibattito politico americano.
Il motivo principale di questa mia difficoltá iniziale consisteva nel fatto che io stesso non riuscivo a capire alcuni atteggiamenti politici e ideologici che mi sembravano contraddittori e, in molti casi, palesemente ipocriti.
Non che, in quanto italiano, mi potessi considerare estraneo all'ipocrisia della politica e tuttavia alcuni aspetti del contesto culturale americano continuavano a confondermi.
Il Partito Repubblicano ad esempio, si é sempre presentato come l'alfiere del diritto individuale e il nemico di ogni ingerenza governativa nelle scelte dei singoli, una posizione ideologica evidente in ambiti come quello fiscale e amministrativo ma incomprensibile in relazione ad altre tematiche sociali come l'aborto, le unioni gay o la liberalizzazione delle droghe leggere. Se i conservatori credono che lo stato debba tenersi alla larga dalle scelte degli individui in teoria questo principio dovrebbe valere particolarmente per gli aspetti piú intimi della vita delle persone. E invece ció che accade é l'esatto contrario.
Da qualche tempo a questa parte, questa tradizionale contraddizione si é ulteriormente complicata al punto da rendere piú difficile l'identificazione di una linea politica coerente che rimanga fedele ad un principio ideologico preciso.
In particolare, dopo l'elezione di Barack Obama e la corrispondente ascesa del movimento ultra-conservatore del Tea Party, il Partito Repubblicano, sempre piú lacerato al suo interno dai contrasti tra le varie correnti, ha fatto dei continui voltafaccia e del piú sfrontato opportunismo la sua principale strategia politica con tanti saluti ad ogni forma di coerenza.
Uno dei casi piú macroscopici degli ultimi anni consiste nell'improvvisa riscoperta di una ferrea disciplina fiscale contraria a qualsiasi iniziativa di spesa pubblica che é diventata il vangelo economico della Destra, guarda caso, subito dopo l'elezione di Obama, dopo otto anni di governo Bush e di egemonia repubblicana al Congresso che hanno trasformato un surplus di bilancio lasciato nelle casse dello stato dall'amministrazione Clinton in un deficit di circa 500 miliardi di dollari.
Un altro caso emblematico é quello dell'eterna crociata contro l'Affordable Care Act, l'odiata riforma sanitaria varata dal presidente Obama e dai Democratici nel 2010 ma interamente ispirata ad un modello conservatore concepito dall'organizzazione American Heritage Foundation e realizzato per la prima volta in Massachusetts dal governatore repubblicano Mitt Romney.
Ma gli esempi di proposte legislative inizialmente sostenute o addirittura concepite dai Repubblicani e poi osteggiate nel momento in cui l'amministrazione Obama le ha fatte sue ormai non si contano piú.
Dalla proposta di legge sui limiti alle emissioni di anidride carbonica (Cap and trade), alla legge sull'immigrazione, alle riduzioni di spesa per Medicare, alla pubblicazione dei nomi dei maggiori contribuenti dei partiti politici, all'accordo START con la Russia per lo smantellamento degli arsenali nucleari, fino alla commissione bilaterale per la riduzione del deficit pubblico proposta da un manipolo di senatori repubblicani i quali poi, in un supremo esempio di ostruzionismo ad oltranza, al momento del voto non hanno esitato ad esprimersi contro la legge da essi stessi presentata.
Sulla base di questi precedenti quindi, non c'é da stupirsi se persino il recente rimpatrio di un soldato americano catturato dai Talebani in Afganistan e rilasciato dopo cinque anni di detenzione, sia divenuto il pretesto per un attacco politico nei confronti del presidente Obama.
L'episodio si riferisce ad uno scambio di prigionieri nel quale il governo statunitense ha autorizzato il rilascio di cinque militanti afgani dal carcere militare di Guantanamo Bay in cambio del sergente Bowe Bergdahl, un soldato americano allontanatosi dalla sua base in circostanze non chiare cinque anni fa e finito nelle mani dei Talebani.
Nessun sa ancora con certezza che cosa sia accaduto durante la scomparsa di Bergdahl ma, nel frattempo, il linciaggio mediatico a scopi propagandistici é iniziato a spron battuto. Secondo gli organi di informazione conservatori, con in testa l'inesorabile rete televisiva Fox News, lo scambio é stato un errore clamoroso da parte dell'amministrazione Obama perché gli afgani liberati sarebbero "pronti a riprendere le armi contro l'America" e pertanto costituirebbero una minaccia gravissima alla sicurezza nazionale. Non solo, ma le circostanze misteriose della scomparsa di Bergdahl hanno suscitato sospetti di diserzione o, peggio ancora, di collaborazionismo con il nemico.
A proposito dell'opportunitá dello scambio di prigionieri, c'é da mettere in rilievo che il rilascio dei cinque Talebani prevede loro espatrio in Qatar, dove essi hanno l'obbligo di rimanere per almeno un anno sotto sorveglianza. I termini dell'accordo coi Talebani inoltre non erano affatto segreti ma erano di pubblico dominio da mesi. Molti esponenti del Partito Repubblicano si erano giá detti favorevoli alla trattativa e molti di questi, a liberazione avvenuta, si sono pubblicamente congratulati per il successo dell'operazione.
Il problema quindi, é che nel bel mezzo di questa trattativa, deve essere arrivata la direttiva dalle alte sfere del Partito Repubblicano che era necessario presentare questa intera vicenda sotto una luce negativa per negare al presidente, per puro opportunismo, anche questo semplice successo politico.
Questo ennesimo dietrofront della Destra costituisce una reazione ancora piú insolita perché i conservatori si identificano da sempre con quei valori tradizionali e nazionalistici che conferiscono un'alone quasi sacrale alle forze armate e al codice militare americano che promette ai suoi soldati che non saranno mai abbandonati nelle mani del nemico.
In quanto alle accuse di presunto tradimento o diserzione da parte di Bergdahl, uno dei pilastri dello stato di diritto é che tutti sono da considerare innocenti fino a quando la loro colpevolezza viene dimostrata e per far ció, occorreva comunque riportare in patria il prigioniero fosse solo per sottoporlo, se le circostanze lo impongono, alla Corte Marziale.
Un traditore, é una persona che decide di voltare le spalle alla propria patria cioé al suo popolo, al suo governo e alle istituzioni che lo rappresentano e che Bergdahl si sia macchiato di una tale colpa é ancora tutto da dimostrare.
Ma nel frattempo, visto l'accanimento politico, i rabbiosi attacchi personali perpetrati ad ogni occasione e l'ostruzionismo ad oltranza al limite del nichilismo che la Destra al Congresso ha riservato ad un'istituzione dello stato come il presidente, c'é da chiedersi se forse la definizione del termine "traditore" non debba essere allargata per includere anche questo tipo di comportamento.