In visita a New York per promuovere la sua Torino e stimolare investimenti e turismo dall'estero, Piero Fassino è intervenuto a una riunione del circolo locale del PD. L'incontro era stato deciso da tempo ma è andato a capitare in un momento in cui tra l'elettorato e gli attivisti del più grande partito di sinistra italiano si sente particolarmente il bisogno di un confronto con la dirigenza. Dopo i recenti sconvolgimenti al governo e lo schieramento in prima linea di Matteo Renzi, la confusione è tanta. Mercoledì sera su Carmine Street, mentre in Italia impazzava il toto ministri, con l'obiettivo di arrivare al voto di fiducia all'inizio della settimana prossima, Fassino si è prevedibilmente trovato davanti a una sala affollata e assetata di spiegazioni.
Il sindaco di Torino ha difeso la scelta del PD. “I 10 mesi del governo Letta – ha spiegato – sono stati fondati su una maggioranza e su un programma di emergenza, resi necessari da un risultato elettorale che non aveva garantito a nessuno degli schieramenti l'autosufficienza. Quello era l'unico governo possibile”. Il programma di emergenza, ha chiarito Fassino, è quello che ha visto il governo impegnato a consolidare l'azione di stabilizzazione finanziaria iniziata dal governo Monti, evitando che l'Italia scivolasse verso una situazione come quella della Grecia. “E il governo ha raggiunto almeno due risultati importanti che bisogna riconoscere – ha proseguito il fondatore del PD – Da una parte la riduzione della spesa e il contenimento dello spread, dall'altra il recupero di una credibilità internazionale che l'Italia aveva da tempo perso”.
Ma oggi i tempi sono maturi per voltare pagina. Letta ha svolto la sua funzione ed è ormai necessario che il Paese prenda la strada di riforme più decise. “Rispetto a 10 mesi fa le condizioni sono cambiate. La situazione economica è meno drammatica, ma non si è ancora tradotta nel rilancio e nello sviluppo del paese. È quindi necessaria una maggiore determinazione per rilanciare gli investimenti e contrastare la disoccupazione. Allo stesso tempo, la geografia politica del paese è mutata con Berlusconi fuori dalla maggioranza, un centro destra lacerato e un terzo polo ormai disarticolato”.
Il governo guidato da Letta, secondo Fassino, si era esaurito e logorato e avrebbe inasprito il distacco dei cittadini dalla politica. E allora nel tentativo di evitare di arrivare ad elezioni dal risultato incerto, con un partito che si era trascinato per mesi con un governo non più in grado di guidare il paese, ecco spuntare la carta Renzi. “Un leader nuovo perché giovane, e nuovo sia nel modo di fare politica che nei contenuti. Cercherà di portare avanti la riforma della legge elettorale, e del sistema parlamentare e regionale e una politica economica che riproponga investimenti e occupazione come priorità. Cercando al contempo di recuperare il rapporto di fiducia con i cittadini che in Italia si è andato progressivamente logorando negli anni”.
Mantenere Letta al governo e andare a elezioni anticipate a giugno, secondo Fassino, non avrebbe portato gli stessi risultati sia perché quel governo era, appunto, logorato, sia perché annunciare le elezioni avrebbe di fatto messo fuori gioco il governo fin da ora e costretto l'Italia a una fase di stallo di quattro mesi che il paese non può permettersi. Questione di tempi quindi, dice Fassino, di urgenza di avviare le famose riforme. E sembra tuttavia evidente anche un tentativo da parte del PD di evitare la prova del voto, date le condizioni.
Su questo punto dal pubblico presente non sono mancate le critiche nei confronti del Pd, per aver scelto il nuovo premier senza andare alle elezioni e saltando comunque il Parlamento. Ecco il video:
A chi gli chiede se ritiene che Renzi sia la persona giusta per avviare questo grande processo di riforma, Fassino risponde con pragmatismo: “Il budino se è buono lo provi mangiandolo, si dice”. Dei rischi sono consapevoli sia il PD che lo stesso Renzi. Di certo una novità c'è e Fassino, sindaco di Torino e presidente dell'Anci, non dimentica di sottolinearla: “È la prima volta nella storia della nostra Repubblica che il sindaco di una città importante diventa presidente del Consiglio”. Fatto positivo, secondo Piero Fassino, che si augura che avvenga un cambiamento nell'equilibrio stato-comuni, in direzione di una maggiore autonomia: “Lo stato può dare dei macro-obiettivi, ma i comuni devono essere in grado di scegliere autonomamente come arrivare a quei risultati – ha detto il sindaco di Torino – L'attuale organizzazione si basa su un'astrazione figlia di una concezione burocratica. Io non possono lasciare che a decidere come devo spendere i soldi del mio comune sia un direttore di Ministero che non saprebbe amministrare neanche un condominio. È un concetto che si basa sul principio di sussidiarietà: la gestione di un tema va affidata al livello di governo che è più idoneo e vicino a governare quel tema. I comuni sono le istituzioni più vicine ai cittadini. E dovrebbero poter gestire alcune funzioni che ora spettano allo stato: è necessaria una riarticolazione”.
Infine, riguardo le voci che lo vedono possibile candidato al Ministero dell'economia nel governo Renzi, Fassino non commenta. Da pragmatico quale è, non fa politica sui se. Eppure di se nelle recenti scelte del PD ce ne sono tanti.
Potete vedere i filmati dell'intervento di Fassino al circolo PD di New York sulla nostra pagina YouTube: parte prima, seconda, terza e quarta e le domande del pubblico.