In questi ultimi giorni si è fatto un gran vociare sul tema delle riforme e della legittimità del Parlamento e del Governo in seguito alla sentenza della Corte Costituzionale.
Certo un argomento che non tocca la Circoscrizione estero per la quale vige un diverso sistema elettorale proporzionale basato sulle preferenze; tuttavia, tale dibattito ha destato apprensione anche tra noi italiani residenti all’estero, che guardiamo con trepidazione alle sorti del nostro Paese.
Sicuramente, la polemica sulle riforme non si placherà fin quando il Parlamento avrà varato il testo e il Presidente della Repubblica lo avrà promulgato. Intanto un passo si è fatto ed il testo base di riforma elettorale proposto dal segretario del PD, Matteo Renzi, arrivato nella Commissione Affari costituzionali della Camera, ricalca i contenuti dell’intesa con Silvio Berlusconi e nasce, a mio avviso, con un deficit di contenuto democratico poiché, nonostante rappresenti un passo avanti rispetto al cosiddetto porcellum, non contiene ancora quell’elemento che, più di tutti, avvicina l’eletto e l’elettore dando a quest’ultimo maggiore potere decisionale e cioè le preferenze.
Per queste ragioni e per il fatto che il testo di legge proposto ha una impostazione tesa ad eliminare le formazioni non schierate nel sistema bipolare immaginato da Renzi e Berlusconi, non nascondo il mio dissenso da questa prima formulazione. Infatti, l’Italicum, come è stato ribattezzato, rappresenta una vera e propria tagliola per i piccoli partiti.
E noi del Gruppo parlamentare Popolari per l’Italia abbiamo già espresso su questi punti una chiara e forte contrarietà. Penso che vada dato più spazio all’elettore permettendogli di scegliere liberamente chi lo andrà a rappresentare in Parlamento fugando ogni tentativo di disegnare una legislatura di nominati e sotto il controllo costante dei vertici dei partiti. E’ necessario che la gente si riappropri della capacità di decidere e di incidere: ne vale la qualità della nostra democrazia.
Infatti, se da un lato, si è riusciti ad introdurre il doppio turno (non di collegio), il sistema elettorale proposto da Renzi, che ricalca la legge per l’elezione dei sindaci, prevede piccole liste bloccate ed uno sbarramento del 5% per le liste che si alleano e dell’8% per quelle che corrono da sole ed è da osservare che per rientrare nella quota di sbarramento, più bassa, del 5% occorre che la coalizione arrivi al 12%.
Il sistema si regge un premio di maggioranza del 18% per chi arriverà al 35% dei voti, e sul doppio turno. Infatti, se nessuno raggiunge il 35% alla prima votazione, ci sarà il ballottaggio tra le prime due liste ed in tal caso chi vince otterrà, alla Camera, il 53% dei 617 seggi in palio.
Infine, voglio sottolineare un aspetto positivo della proposta di riforma elettorale e cioè l’obbligatorietà dell’alternanza di genere sulla scheda elettorale. Se nel corso dell’esame in Parlamento si riuscisse ad aggiungere la preferenza e tutelare di più le piccole formazioni politiche che, a volte, sono il sale della democrazia, si potrebbe fare un lavoro utile al Paese.
Anche se la presente riforma non tocca la Ripartizione estero credo che sarà buona prassi garantire l’alternanza di genere in grado di assicurare le pari opportunità anche in sede di confronto elettorale all’estero. Personalmente mi impegnerò affinché ciò possa concretizzarsi.