Ve l’avevamo detto settimane fa che non c’era, non c’è, da fidarsi nemmeno di lui, di Matteo Renzi, neo-segretario nazionale del Partito Democratico. Renzi difatti è un “ganzo”. In Toscana il termine “ganzo” sta a indicare lo scaltro, l’astuto; il furbo, insomma. Quello che se la cava sempre in modo brillante; un persuasore, uno “convincente”.
Va in giro nell’esibizione d’un mezzo sorriso, parecchio sfumato, proprio alla fiorentina, atteggiamento che tutto dice e che, per dirla appunto alla fiorentina, “è tutt’un programma”. E’ il mezzo sorriso, sì, del “ganzo”, il quale veleggia sempre su acque tranquille, placide; sventa con impressionante facilità ogni pericolo, ogni insidia; passa di vittoria in vittoria, riceve sempre più credito; incontra, insomma, attenzione. Sa essere diretto, stringato, ma, se necessario, è anche capace di parlare per ore e ore, e senza “quagliare”. All’occorrenza, sa essere perfino mellifluo.
Il "ganzo" è un tattico di prim’ordine. Ha sangue freddo, non si scompone. Vuole piacere a tutti i costi, e ci riesce abbastanza spesso. Vuol piacere alla signora alto-borghese in cerca di ordine e sicurezza; all’ortolana che lo trova “simpatico”; allo pseudo-intellettuale che vede in lui “l’uomo nuovo”.
Ma non ci sono “uomini nuovi” in Italia. Gli ultimi se ne sono andati in epoche ormai assai lontane dalla nostra. In vari casi hanno pagato con la vita o con la “morte civile”. Non erano ‘galleggiatori’ come lo sono invece gli individui in mano ai quali l’Italia si trova da almeno vent’anni e asfissia, agonizza in una morsa che non vuole allentarsi.
Un “uomo nuovo” oggi presenterebbe a gran voce un programma in base al quale l’Italia esce dall’Unione Europea, ripristina la Lira, offre ospitalità a chi dimostra d’essere persona a posto; seleziona, quindi, poiché è giusto, è lecito selezionare; è lecito impedire l’ingresso sul nostro territorio nazionale a chi nulla produce o intende produrre nella consapevolezza, sfacciata, di violare le nostre leggi, le nostre norme. Da oltre dieci anni l’Italia è tornata a essere terra di conquista, come nel Cinquecento, come nel Seicento. E’ tornata a essere un insieme di contrade da sfruttare, da spolpare.
Certo che Matteo Renzi non ci viene a dire che sarebbe il caso di toglierci di dosso la camicia di forza che si chiama Ue… Non ci viene a dire che dovremmo tornare padroni dei nostri confini… Non ci viene a dire che sarebbe opportuno, anzi, essenziale, ripopolare le campagne, liberare almeno in parte le città dalle disgustose maree di automobili; smetterla con la concessione di licenze commerciali ai grandi distributori; dimezzare la pressione fiscale sui salariati, sui pensionati.
E’ un conformista ‘anche’ lui. Anche lui, in realtà, nulla ha da dire. Anche lui è venuto a Roma, ma c’è venuto senza una “idea universale”, c’è arrivato appesantito dalla paccottiglia che si chiama “melassa internazionalista”… Non certo, appunto, “idea universale”.
Quel "ganzo" ha così subito pensato di rilanciare Silvio Berlusconi… Ma ditemi voi…