Odio gli indifferenti, diceva Gramsci. Io odio i coglioni. Se non esistessero i coglioni potrei fare a meno di preoccuparmi dei diritti dei neri, dei gay e di chi prende sostanze stupefacenti, visto che ce li avrebbero, quei diritti, e che io non appartengo a nessuna di quelle categorie. Così come già, per esempio, non mi interesso di Fabio Volo e di quelli che lo leggono e neppure del baseball e di quelli che lo seguono, visto che proprio non condivido le loro passioni. Per questo odio i razzisti, gli omofobi e i bigotti: perché con la loro stupidità mi costringono a occuparmi di questioni che dovrebbero essere irrilevanti.
Non so quali desideri e paure ci siano, sepolti nel mio inconscio, ma le donne che mi sono piaciute erano tutte bianche, oltre che donne: il che suppongo riveli un preciso orientamento sessuale e magari anche un pregiudizio razziale. E non ho mai fumato neppure una sigaretta, figuriamoci della marijuana. Mi risentirei se qualcuno mi costringesse o anche solo cercasse di spingermi a cambiare queste convinzioni e inclinazioni. Ma non me ne importa proprio niente che altri ne abbiano di diverse.
È questione di logica: anche se fossi persuaso che l’omosessualità fosse un peccato e la droga dannosa per la salute, le decisioni a riguardo di altri adulti sono fatti loro. Chi vuole che tutti si comportino allo stesso modo – a suo modo – è così insicuro di sé e delle proprie idee che la sola possibilità di un dissenso lo mette in crisi; per mantenere la propria identità ha bisogno di continue conferme, di unanimità. Come chi, un tempo, andava a messa tutte le domeniche ma malvolentieri, e dunque detestava chi si sottraesse al fastidio che lui non aveva il coraggio né l’onestà di rifiutare. O come chi si veste con eleganza non per piacersi di più o sentirsi bene ma per credersi superiore a quelli che non hanno la sua sensibilità estetica o i suoi mezzi economici; per cui la distratta mancanza di gusto di qualcun altro gli appare un attentato al sistema di valori che garantirebbe quella sua superiorità.
Ma la principale ragione per cui li odio, questi coglioni fascistoidi, è che distolgono l’attenzione della gente, e la loro, da problemi molto più gravi e importanti. Per esempio la distruzione dell’ambiente o l’ineguaglianza sociale ed economica. Che a differenza dell’orientamento sessuale o dell’uso di stupefacenti non sono questioni personali. Entrambe significano che quello che mi manca se l’è preso qualcun altro, e che se i ricchi hanno troppo, noi, la classe media, abbiamo meno: il comportamento degli altri, in questo caso, ci riguarda, eccome.
Ci sono tanti altri problemi che necessiterebbero attenzione e azione. Quello della sicurezza, per esempio. O quello delle migrazioni di massa. Che a me non paiono un bene, così come non mi pare un valore il garantismo eccessivo, ai limiti dell’impunità: penso anzi che siano usati dal neocapitalismo per completare lo smantellamento delle comunità e l’affermazione di un’ideologia globalista fondata su consumismo, individualismo e deregulation. Soprattutto ritengo che sia un errore che sia la sinistra a promuovere la libera circolazione delle persone e il buonismo, visto che a beneficiarne sono solo o principalmente coloro che sfruttano il lavoro degli immigrati (sia direttamente che per abbassare il costo della manodopera in generale) e che usano l’insicurezza dei cittadini per creare stati di polizia e controlli sistematici.
Magari ho torto. Però sono dubbi che andrebbero discussi. La ragione per cui è difficile farlo è che esistono, in molti paesi del mondo (non tutti) e anche in Italia, migliaia di coglioni del tipo descritto sopra. Incapaci di ragionare e di pensare, si fanno guidare dai loro istinti più bassi, dalle loro paranoie; anzi, si fanno guidare proprio da chi li sfrutta e li deruba. Pensate a uno come Angelino Alfano, a un suo recente tweet, ampiamente pubblicizzato: “L’Italia non diventerà né una grande sala parto per immigrati né un grande locale arcigay”. Solo dei coglioni possono credere che, dei tanti problemi che ha l’Italia, il matrimonio gay o il numero di figli di stranieri (secondo l’Istat, meno di 80mila nel 2012) siano fra i principali. E solo dei coglioni possono credere che ad Alfano gliene freghi davvero qualcosa, di entrambi. Le uniche cose che gli interessano sono il potere e i soldi, come al suo padrone Berlusconi. Ma intanto è del tweet di Alfano che si parla ed eventualmente ci si indigna, mica del progressivo smantellamento dello stato sociale.
Suppongo che la sinistra debba considerare anche questi coglioni delle vittime e che debba lavorare per far prendere loro coscienza. Ricordo delle bellissime pagine di Togliatti sulla necessità di contrastare i fascisti sul loro terreno (il suo Corso sugli avversari). Di mercoldì è un bel post di Robert Reich sulle ragioni per cui gli americani non reagiscono più, neppure quando una corporation senza scrupoli inquina la loro acqua, la loro aria, rende invivibile il loro territorio: “La gente è ormai così disperatamente bisognosa di lavoro che vota per qualunque cosa i datori di lavoro le dicano di votare”.
Hanno ragione loro, Togliatti e Reich: la realtà va affrontata per quello che è e chi è ridotto alla disperazione ha molte meno colpe di chi lo ha ridotto in quello stato. Però un piccolo sfogo mi serviva, contro la stupidità di chi per uscire dalle proprie angosce e frustrazioni preferisce seguire la scorciatoia del disprezzo verso chi è diverso o più debole, invece che la più difficile strada dell’impegno, della solidarietà, della lotta contro i potenti e i loro cani da guardia.
* Francesco Erspamer è Professor of Romance Languages and Literatures at Harvard University. Blog:Contro Analisi