Su invito dell’on Mario Mauro, che conosco per la comune militanza europeista, ho partecipato, sabato scorso, all’incontro al Quirino di Roma Proposta popolare per l’Italia, dove è stato lanciato un Manifesto che punta, con evidenza, al rilancio del centro di ispirazione cattolica. Esaurita la presente fase della vicenda giudiziaria di Berlusconi, si può avviare la riflessione su come potrebbe ricomporsi quell’area della politica italiana che, nell’ultimo ventennio, aveva preferito inserirsi nel grande calderone del berlusconismo, salvo doverne fuggire attraverso uscite di emergenza aperte, in fasi diverse, dai suoi protagonisti maggiori.
L’abbraccio con Berlusconi fu l’harakiri del popolarismo italiano. Nessuna premessa ideologica e programmatica, nessuna biografia o lotta comune, nessun progetto di società avrebbero mai potuto unire ilparvenu affarista che si metteva in politica per non rendere conto alla giustizia di suoi presunti illeciti, al filone politico culturale e religioso che aveva portato l’Italia fuori dalla povertà storica inserendola nella famiglia delle grandi nazioni europee. Gli allora democristiani, resi ciechi e non ragionanti dal maglio di Mani pulite, dimenticarono che, benché artefici di conclamate porcherie e intrallazzi, erano pur sempre figli degli Sturzo De Gasperi Fanfani Moro Dossetti e che avrebbero dovuto difendere la loro storia, non svenderla al migliore offerente. Praticarono il detto di Flaiano sugli italiani sempre pronti a correre in aiuto del… vincitore, ricavandone sopravvivenza e poltrone per taluni, ignominia per i più, ma soprattutto la polverizzazione dell’esperienza storica del popolarismo, e l’appiattimento del cattolicesimo ufficiale sull’esperienza politica e governativa del berlusconismo.
Occorre partire dalla denuncia di quell’errore strategico, addebitabile soprattutto alla doppia morale politica praticata da Casini “realista” pervicace ancora qualche giorno fa in sede di votazione sulla decadenza in Senato, per capire il rischio cui va incontro il progettato rilancio del popolarismo centrista, che ha come protagonista lo stesso Casini. Nel Manifesto letto al Quirino, si ritrova tensione intellettuale e morale per il recupero di una storia, anche sociale, mandata al macero, nel segno dell’ammucchiata con una cultura totoliberista e di una visione totoconsumistica della società, del tutto aliene dalla tradizione del popolarismo. Si ritrova senza tentennamenti la scelta per un’Europa nella quale l’Italia torni a recitare con dignità la sua parte. Ma non si segna con sufficiente forza la linea critica rispetto agli errori del passato.
Ulteriori difficoltà verranno dal rapporto con le altre componenti cattoliche moderate della vita politica, ad iniziare da quella espressa da Comunione e Liberazione attraverso, tanto per non far nomi, Formigoni e Lupi: è questione di sensibilità politiche diverse, e quindi di come trovare sintesi e leader condivisibili. Per non dire di cosa potrà accadere degli (ex) adepti di Berlusconi che si sono scissi con Alfano e che dovranno scegliere se restare nella galassia di Forza Italia o pencolare verso il popolarismo. Il quale popolarismo deve anche risolvere la rottura dentro Scelta Civica tra Monti e Mauro.
C’è tutta la voglia di trasformare il mai digerito bipolarismo destra-sinistra, in tripolarismo, il che andrebbe a recuperare una tradizione centrista che potrebbe risultare utile per il superamento dell’attuale blocco politico istituzionale del paese. Che ci si riesca, è altra questione. Ad influenzare il processo interverranno anche le decisioni del parlamento sulla nuova legge elettorale.
Questo articolo viene pubblicato anche su Oggi7-America Oggi