(Seconda parte del reportage, la prima parte qui)
Il discorso tenuto da Matteo Renzi a conclusione della Leopolda pare spostare l’asse della sinistra a superare certi schemi, ormai non al passo con i tempi.
Il tema delle riforme è al centro del suo programma, a partire dalla giustizia penale, la cui riforma è "ineludibile/inevitabile". Renzi fa gli scongiuri ma appare già forte della sua prossima vittoria. Quella che la miopia politica di un Pd poco pensante gli ha negato la scorsa tornata primarie.
L’accusa più forte che gli è stata fatta da alcuni iscritti al Pd, attraverso twitter e facebook nonché dalla falange “Cuperlo”, è quella di non aver posto le bandiere del partito . “E basta con la storia del ‘68, basta con le discussioni sulle «bandierine» se poi mancano «le croci sulle schede»,che è un po’ peggio, basta parlare di lavoro se poi nessuno fa niente per crearlo, basta insistere sull’italianità delle imprese se poi non crescono, basta correnti dei cognomi. Così Renzi ha incalzato chi, pur sempre del suo partito, lo critica: “La sinistra che non cambia si chiama destra. La sinistra che ha paura del domani non è sinistra”, è questo il suo motto, divenuto ormai slogan
Quindi, in sintesi, il suo discorso finale ha rimarcato fortemente la riforma della giustizia e della legge elettorale che possa essere come quella per i sindaci. Sfide per il Pd che il candidato segretario ha lanciato dalla Leopolda 2013. "Qui si parla di futuro per questo non abbiamo parlato di Berlusconi".
Dalla sua tre giorni a Firenze ha lanciato una sorta di patto con i suoi sostenitori e con il Paese, un patto fatto da quattro punti, come quelli cardinali: enti locali, giustizia, lavoro ed Europa. Ha lanciato anche un messaggio molto eloquente al partito: "Il Pd non è credibile se è un insieme di correnti", così "non si vince" ed, inoltre, soprattutto "Mai più larghe intese" – "Se vinceremo le primarie saremo i custodi del superamento del bicameralismo perfetto: via il Senato, anziché mille parlamentari ne avremo la metà" ha detto Renzi, elencando tra le riforme da fare anche l'abolizione delle Province e quella della legge elettorale.
Il modello di Renzi è quello della legge elettorale per i Sindaci, "alla fine del foto sai chi ha vinto, chi vince deve avere i numeri per governare, e chi governa per 5 anni è responsabile". Sul Lavoro interviene con "Questo è un paese fondato sul lavoro, ma che campa di rendita, oggi chi fa l'imprenditore, chi crea un posto di lavoro è un eroe” afferma con forza dal palco della Leopolda, “credo che sia qualcosa di sinistra avere un posto di lavoro in più e non uno in meno". E poi aggiunge: "Mi accusano: 'Non sei di sinistra perché non parli di lavoro' – No, non sei di sinistra perché non crei lavoro".
Sulla riforma della giustizia Renzi ha sottolineato la necessità di una riforma : "La riforma (della giustizia) ce la chiedono anche tantissimi magistrati che si impegnano, lavorano, rischiano la vita. Basta con il dibattito sulla riforma ad personam". Prende ad esempio la vicenda di Silvio Scaglia, fondatore di Fastweb, ingiustamente detenuto per un anno e poi prosciolto: “Vi sembra normale che un partito di sinistra non provi vergogna di fronte a casi come questo? È anche la giustizia penale, insomma, a dover essere riformata, non solo quella civile”.
Nell'intervento del candidato alle primarie del Pd è molto incisivo il tema della scuola, tema a lui da sempre caro. “La scuola è il luogo dal quale possiamo ripartire, per far crescere Pil bisogna partire da asili nido” così afferma.
C’è aria di candidatura di Marina Berlusconi, lunedì smentita personalmente, ma ciò fa pensare ad un trucchetto, il solito. Così Gentiloni, presente a Firenze, esordisce : "Marina si candida? Noi abbiamo Renzi”.
Roberto D’Alimonte, personaggio di spessore, è stato sicuramente il più applaudito per il suo intervento nella vecchia stazione fiorentina. Ha letteralmente incantato con un tema , forse anche noioso e pesante, quello della riforma elettorale. Cosa ha detto esattamente il professore? “… non è accettabile che il Pdl o Forza Italia, scusate ma non ho seguito gli ultimi sviluppi… ponga un doppio veto, ai collegi uninominali e al secondo turno per assegnare il premio di maggioranza:Il Pd li deve porre di fronte a una scelta, o gli uni o l’altro”. L’amara verità, però, è che “c’è tanta voglia di proporzionale dentro pezzi del Pd e del Pdl, oltre che nel M5S e in Casini e soci”. Ecco allora che arriva la sua provocazione: “Meglio votare con il Porcellum che arrivare a una riforma proporzionale”. Anche perché “il Pd con Renzi sarebbe in grado di vincere, sia alla camera che al senato”.
Quando D’Alimonte scende dal palco, Matteo Renzi non perde tempo e chiarisce: “Noi la voglia di proporzionale ai partiti gliela facciamo passare” E conclude: “È sbagliato pensare che io da solo possa risolvere i problemi del paese, dopo i disastri che sono stati fatti, ma non abbiamo paura della leadership, non è una parolaccia, se hai la certezza che sei importante ma non indispensabile”.
Qui è possibile visionare il discorso finale di Matteo Renzi alla Leopolda 2013.
