Nel corso di una settimana di incontri programmati a New York, martedì mattina, il presidente del Senato, Pietro Grasso ha incontrato i giornalisti al Consolato Generale. La conferenza stampa è stata occasione per spiegare l'obiettivo della sua visita negli Stati Uniti. Lunedì Grasso è stato all'ONU dove ha incontrato il segretario generale Ban Ki-Moon. L'obiettivo della visita è quello di rafforzare il ruolo dell'Italia nella promozione dei diritti umani e della pace internazionale. “Abbiamo confermato l'impegno dell'Italia nelle varie missioni di pace nel mondo. Il fatto che questi incontri siano avvenuti a pochi giorni da quelli con Letta offre una continuità Governo-Parlamento che dà un quadro completo della volontà del nostro Paese di andare avanti su questi temi”. Inoltre Grasso ha ricordato che, nel corso del suo precedente incontro con Ban Ki-Moon, all'indomani della sua elezione al Senato, aveva promesso di impegnarsi perché l'Italia approvasse il trattato sul commercio internazionale di armi: “E sono stato felice – ha detto il presidente del Senato – di poter dire che ho mantenuto l'impegno, visto che il nostro paese è stato il primo, lo scorso 25 settembre, ad approvare il trattato”.
Tirando le somme dei suoi incontri all'Onu, Grasso ha concluso: “L'impegno del nostro Paese per garantire la pace è forte ed è la base indispensabile per creare sviluppo economico e sociale. Una convinzione che porto con me dai tempi in cui facevo il magistrato è che non ci può essere sviluppo senza legalità, senza il ruolo della legge e delle regole. Solo su questa base si possono fondare i diritti umani e l'eguaglianza”.
Venerdì Pietro Grasso sarà a Washington dove incontrerà il vice presidente Joe Biden e Nancy Pelosi, leader dei Democratici alla Camera dei rappresentanti.
Grasso ha poi risposto alle domande dei giornalisti. A La VOCE, che gli chiedeva di commentare l'elezione di Rosy Bindi alla presidenza della Commissione antimafia, ha detto: “Io mi sono sempre impegnato molto perché la designazione dei componenti della Commissione avvenisse in tempi rapidi. Il problema era la mancanza di accordo sulla nomina del presidente e non si poteva aspettare oltre. Io avevo anche proposto in passato un emendamento alla legge costitutiva della Commissione in cui proponevo di allargarne le competenze alle stragi in generale, a quelle, cioè, attribuibili ad altra matrice ma che potrebbero avere un collegamento con le stragi di mafia. Perché credo che in Italia ci siano degli eventi che hanno ancora bisogno di approfondimento. Ma quell'emendamento, pur passato alla Camera, non è passato in Senato con la motivazione dell'urgenza di avviare i lavori della Commissione. Mi aspettavo quindi che questa urgenza determinasse l'immediata possibilità di azione della Commissione, già in luglio. Poi però sono passati mesi, perché non arrivavano le designazioni. Ora che finalmente c'è un presidente spero che il PDL voglia tornare sulla decisione oggi riportata dalle agenzie di non partecipare ai lavori della Commissione. Perché è importante l'apporto di tutte le forze in Parlamento, soprattutto per indagare i rapporti tra la mafia e la politica”.
Inevitabile, quindi, chiedergli se la sua visione sulla trattativa stato-mafia su cui, da magistrato aveva più volte detto di avere dei sospetti, sia cambiata ora che siede nei banchi della politica: “Nella mia breve carriera politica sono stato senatore per un solo giorno, poi sono stato eletto alla Presidenza e il presidente non partecipa ai lavori. Quindi, per quanto la mia intenzione sia sempre stata quella di dare una spinta verso i temi della giustizia, non ho avuto modo di fare proposte. La cosa cui tenevo, ripeto, è che la Commissione antimafia iniziasse a lavorare e ho anche pensato che lo avrei fatto io il presidente di quella Commissione, ma non posso sovrapporre le due cariche. Tra l'altro devo ancora liberarmi a livello personale della mia crisi d'identità: c'è ancora chi mi chiama procuratore…”.
Altro tema caldo, su cui i giornalisti hanno voluto sentire la posizione del presidente del Senato, è quello delle intercettazioni, con particolare riferimento alle sempre più imbarazzanti verità che stanno venendo fuori riguardo l'utilizzo di questo strumento da parte della National Security Agency americana. “Per noi il tema delle intercettazioni non si pone se non nei termini della nostra legge" ha detto Grasso e a chi incalzava chiedendo se si sentisse tranquillo rispetto a possibili invasioni di campo da parte degli USA in Italia ha concluso: “La magistratura inquirente opera in autonomia e può accertare eventuali violazioni di legge sul nostro territorio. Mi sento tranquillo anche perché non mi sembra che in passato la magistratura italiana abbia mai mostrato timori reverenziali verso nessuno”.
Infine Grasso si è intrattenuto con i giornalisti per un breve rinfresco e, in una chiacchierata informale, commentando le politiche economiche ha detto: “Penso che i tagli trasversali su tutti i settori siano una non scelta. Da magistrato io sono stato abituato a prendere decisioni. Mentre la politica si preoccupare del consenso, un magistrato deve fare delle scelte”.