Venerdì scorso abbiamo assistito alla conferenza stampa dei parlamentari del Movimento Cinque Stelle in visita a New York per celebrare, con conferenze e dibattiti, un anno dalla nascita del Meet Up Centro Nord America. Quattro deputati presenti, o "portavoce" come si chiamano nel Movimento 5 Stelle: Alessio Tacconi, Portavoce alla Camera e unico Eletto per il M5S nelle circoscrizioni Estero (Europa) e Membro della Commissione Affari Esteri e Comunitari; Tiziana Ciprini, Portavoce alla Camera Membro della Commissione Lavoro Pubblico e Privato; Silvia Benedetti, Portavoce alla Camera Membro e Segretaria della Commissione Agricoltura; Nicola Bianchi, Membro della Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni. Con loro c'era anche Pierpaolo Ianni, aiuto al Senato e Consulente Legislativo M5S.
Alla conferenza stampa, tenuta in una sala affittata in un moderno complesso di uffici di un grattacielo della sesta Avenue, erano stati invitati i giornalisti italiani corrispondenti a New York, che hanno cercato di identificare idee e competenze di questi "strani" politici. A chi scrive, i "cittadini" di M5S, come loro stessi chiedono di essere chiamati rifiutando l'appellativo di onorevoli, sono sembrati sinceri in questa loro tensione di voler a tutti costi rappresentare quell'Italia che vuol voltare pagina, che non ne può più delle spartizioni, lottizzazioni e inciuci della partitocrazia. Questi "cittadini stellati" avrebbero in effetti tutte le ragioni per sentirsi orgogliosi di rappresentare la rottura con certi modi di far politica in Italia. Anche se… Ma andiamo con calma.
Tra i temi toccati durante la conferenza stampa, il reddito di cittadinanza (M5S studia una proposta di legge per dare un reddito a tutti quegli italiani che ne sono sprovvisti, dando circa 600 euro al mese); la restituzione dei contributi elettorali ai partiti, con il Movimento 5 Stelle unica forza politica in Parlamento che ha già restituito oltre un milione e 500 mila euro ("Noi facciamo quello che diciamo in campagna elettorale, gli altri partiti non lo fanno mai" ha ribadito Nicola Bianchi); poi continue accuse ai manipolatori dell'informazione ("Tv e giornali sono tutti uguali ma tanto noi ci informiamo e comunichiamo attraverso la rete…"); si è parlato anche di fuga dei cervelli e ricercatori da far tornare in Italia, di legge elettorale e di politica estera ("Siamo contrari a tutte le missioni di soldati italiani attualmente all'estero, con la pace non c'entrano nulla".)
Di domande la VOCE di NY ne ha fatte diverse, in particolare ad Alessio Tacconi, l'unico eletto in una circoscrizione estera, al quale abbiamo chiesto cosa ne pensasse dell'attuale legge elettorale per il voto all'estero. La risposta in stretta sintesi: Questa legge va modificata, ci sono troppe possibilità di frodi sulle modalità di voto postale, ma consentire ai cittadini italiani all'estero di poter votare è un diritto che deve essere preservato… Si dovrà pensare al voto telematico come fanno già altri paesi. E come giudicano nel M5S la chiusura del consolato di Newark? Sempre in sintesi: comprendiamo che il ministero degli Esteri doveva risparmiare come tanti altri ministeri, però chiediamo che nella razionalizzazione i servizi ai cittadini all'estero non siano compromessi ma anzi possano migliorare, informatizzando ancora di più i consolati.
Fin qui i Cinquestelle ci sono apparsi anche preparati rispetto a certe cronache dall'Italia, anche se totalmente inesperti del linguaggio della politica romana, ma a quell'Italia che vuol cambiare questo aspetto non farà certo difetto.
Quando ai quattro rappresentanti in Parlamento di M5S abbiamo fatto la domanda che ci premeva di più, ecco che le Cinquestelle hanno cominciato, almeno per noi, a brillare molto meno. Abbiamo chiesto come replicavano a chi descrive un Parlamento di deputati e senatori del M5S tutti agli ordini del duo Grillo-Casaleggio che, come dei generali con i loro soldatini, impartirebbero gli ordini e chi non li esegue verrebbe purgato dal movimento.
"Non c’è nessun controllo dall'alto", ha subito replicato la "portavoce" Silvia Benedetti, che ha spiegato: "Grillo, col suo carisma fa da megafono al movimento, ma il nostro è un ruolo istituzionale. I cittadini in Parlamento siamo noi". Bene. E le espulsioni avvenute nel movimento? Sempre Benedetti ci spiega che non sono state causate dall'aver espresso delle opinioni differenti, ma dall'aver non rispettato il codice di comportamento, delle regole già firmate, che ogni membro del M5S ha dovuto accettare prima di candidarsi: "Può invece succedere di non essere allineati su alcune questioni, ma ci si confronta, si apre un dibattito al nostro interno, come nel caso dell’immigrazione". Insomma, quando si devono prendere delle decisioni, aggiunge anche Tiziana Ciprini, "Grillo e Casaleggio valgono quanto uno. Io non ho ricevuto mai una chiamata da loro per far pressioni" e anzi "se in alcuni momenti avessimo ricevuto una telefonata, forse molte decisioni sarebbero state più efficaci".
Quindi le espulsioni sarebbero state provocate dalla violazione di regole accettate prima, e fin qui ci potrebbe stare. Ma ciò che non ci convince, e glielo ribadiamo in una domanda alla fine della conferenza stampa, è proprio quella loro assoluta promessa di rispettare la regola di votare sempre e comunque a favore di tutte le decisioni prese dalla maggioranza del Movimento. Sarebbe democrazia per loro questa?
Sì certo che lo è, ci spiegano i grillini, perchè loro prima discutono, dibattono, anche animatamente esprimono idee e soluzioni diverse, ma poi la decisione scelta dalla maggioranza, ecco che tutti sono obbligati a votarla in Parlamento, altrimenti violerebbero la fondamentale regola sottoscritta. E quindi, secondo loro, l'espulsione sarebbe inevitabile (anche se premettono che prima di attuarla questa espulsione è previsto un dibattito con la base nella rete e alla fine decide ovviamente… la maggioranza!)
Da questo momento, il M5S visto a New York non ci è sembrato più espressione di una ventata di aria nuova nella democrazia italiana ma anzi, nella sua idolatria della maggioranza, ci ha ricordato più il "centralismo democratico" del PCI di una volta, quel partito che possedeva quel carattere classico del leninismo. Già, tutti liberi di discutere le idee, di cercarle di portarle avanti, ma dopo il voto nel partito, la decisione della maggioranza è "sacra", anche la minoranza devono sostenerla, altrimenti…. E questa sarebbe la novità per la democrazia italiana?
Quando abbiamo ricordato che al Congresso degli Stati Uniti spesso un Congressman o un Senatore che non vuol sostenere la decisione presa della maggioranza del suo partito può votare contro senza rischiare l'espulsione, ci hanno replicato come la questione sia ormai datata, perchè ogni decisione viene presa consultandosi con i cittadini attraverso la rete e che sempre in rete si decide secondo la maggioranza.
No, qui proprio i Cinquestelle non ci convincono. Il loro "centralismo democratico" senza il partito, ma con l'intero popolo della rete, equivale alla dittatura della maggioranza, che porta non certo a più democrazia ma semmai verso lo stato-partito-rete totalitario di stampo sovietico.
Inesperti della politica? Forse, sono da così poco in Parlamento e forse ancora nessuno di loro si è ritrovato in una situazione di non poter (anche per questioni di coscienza) votare quello che ha scelto la maggiornaza all'interno del movimento. O forse, in questa prima fase "rivoluzionaria", quello che è prioritario per gli eletti del M5S è l'abbattere lo status quo della partitocrazia consociativa per attuare il loro piano, l'unità del movimento entrato in Parlamento verrebbe visto come il totem irrinunciabile al piano stesso. Chissà.
Sulla "dittatura della maggioranza", in un paese dove la democrazia è ancora molto giovane rispetto a tanti altri paesi occidentali, i rappresentanti del M5S visti a New York non ci incantano. Partito o "rete" che sia, quella maggioranza alla quale non si può porre il proprio voto minoritario di dissenso ma ci si deve allineare dopo una discussione "libera" (il centralismo appunto "democratico" come lo chiamava Lenin) resta l'anticamera del totalitarismo. Nei soviet come nei blog.
E allora qui Grillo, o Casaleggio o chiunque altro abbia messo queste idee in testa a questi giovani italiani – che a New York apparivano onesti e sinceri nella loro voglia di cambiare e migliorare l'Italia – devono essere ridimensionati dai loro stessi discepoli.
Bocciati quindi? Diciamo rimandati. Il M5S, secondo gli ultimi poll, è dato come il secondo partito italiano. A questo punto non ci resta che sperare che la piccola delegazione che dagli Stati Uniti torna in Parlamento a discutere con i loro compagni di leggi e democrazia, abbia meno certezze sul votare sempre e comunque con la maggioranza. L'esperienza in Parlamento farà capire se il M5S sarà in grado di superare questa fase di "malattia infantile" della sua democrazia. Altrimenti il futuro della Repubblica italiana resterà sempre più incerto e pericoloso.