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October 14, 2013
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October 14, 2013
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Shutdown: le radici della crisi

Marcello CristobyMarcello Cristo
Time: 4 mins read

Il braccio di ferro tra l'amministrazione Obama e il gruppo repubblicano in Congresso continua. Dopo due settimane dall'inizio del blocco delle attivitá del governo federale, l'unica “schiarita” di questi ultimi giorni é costituita dal fatto che le due parti hanno acconsentito almeno a sedersi intorno a un tavolo per discutere possibili soluzioni all'impasse attuale. Alla fine, non ne é scaturito nessun accordo concreto ma la stessa possibilitá di un dialogo sembra alludere ad alcune “crepe” che potrebbero essersi aperte nel muro dell'irriducibilitá dei conservatori. In primo luogo, i sondaggi condotti dall'inizio dello “shutdown” suggeriscono che l'opinione pubblica non vede affatto di buon occhio ció che stá accadendo a Washington e identifica l'ostruzionismo repubblicano come la causa principale del problema. L'intransigenza massimalista della destra inoltre, sembra destare crescenti preoccupazioni in seno a quella comunitá imprenditoriale che costituisce il referente tradizionale del Partito Repubblicano e che vede nell'accanimento del GOP un pericolo per la stabilitá economica della nazione.

L'attuale blocco delle attivitá del governo federale infatti, é solo la prima fase della strategia che il contingente del Tea Party alla Camera stá cercando di attuare per ridimensionare almeno in parte, gli effetti dell'odiata riforma sanitaria andata in vigore agli inizi di ottobre e che costituisce il “casus belli” di questa crisi.

Il 17 di ottobre infatti, é la data in cui il governo americano é tenuto a innalzare il tetto del debito federale (il cosidetto “debt ceiling”) in seguito ad un astruso meccanismo legislativo che consente al Congresso di approvare la spesa pubblica ma che richiede una successiva e separata autorizzazione a pagare questi debiti anche se i fondi sono giá stati stanziati e utilizzati. Questa scadenza é sempre stata poco piú di una formalitá perché non fa altro che autorizzare il pagamento posticipato di una spesa giá avvenuta ma é anche un provvedimento importante perché, senza di esso, il governo americano non puó tener fede ai suo obblighi finanziari e una mancata approvazione, potrebbe determinare un vero e proprio tracollo della credibilitá americana sui mercati internazionali e un'impensabile crisi di solvibilitá.

Malgrado la sua importanza tuttavia, da un paio di anni a questa parte, questa proroga al finanziamento del debito pubblico, é divenuta un pretesto da parte degli ultra-conservatori del Tea Party per estorcere concessioni legislative alla maggioranza democratica, un tranello nel quale il presidente Obama é cascato nel 2011, nel corso della prima crisi sul limite del debito pubblico ma, in seguito alla quale, sembra aver imparato la lezione rifiutandosi di emendare la sua riforma sanitaria che é stata approvata in legge a tutti gli effetti.

Il fatto che la minoranza conservatrice possa persino concepire la possibilitá di minacciare la credibilitá della nazione e provocare un declassamento del rating finanziario a causa di una legge ad essa sgradita sembra incredibile ma é coerente con alcuni profondi mutamenti avvenuti sulla scena politica americana dopo l'insediamento di Barack Obama alla Casa Bianca.

Per ragioni che variano a seconda di chi le esprime, l'elezione di Obama nel 2008 ha provocato una vera e propria mobilitazione da parte delle forze conservatrici americane al punto che quello stesso Partito Repubblicano, che nel 2008 aveva subito una pesante sconfitta per la sua disastrosa gestione economica, dopo le elezioni di medio-termine del 2010 si é ritrovato con una nuova maggioranza alla Camera e ben trenta governatori in altrettanti stati. Il 2010 inoltre, é stato in America l'anno del censimento che, ogni decennio, determina il numero di rappresentanti che ogni stato puó inviare alla Camera in base alla popolazione delle sue circoscrizioni elettorali. Questa occasione inoltre, conferisce agli stati la possibilitá di alterare i confini di queste circoscrizioni elettorali e, con un processo noto come “gerrymandering”, i governatori repubblicani hanno sfruttato questa opportunitá a loro vantaggio dividendo e ridistribuendo quei distretti caratterizzati da una maggioranza democratica, rendendola praticamente irrilevante e creando, nel contempo, dei veri e propri inespugnabili bastioni conservatori. E' chiaro che queste circoscrizioni elettorali “blindate” sono caratterizzate da una maggioranza omogenea dal punto di vista sociale, etnico, culturale e, conseguentemente, ideologico. Questa situazione a sua volta, ha provocato l'elezione di rappresentanti politici dalle tendenze “estremiste”, animati da una visione quasi fanatica della realtá e, soprattutto, incoraggiati nella loro azione da un elettorato altrettanto fazioso.

Con la scomparsa della diversitá ideologica, in altre parole, é sparita la necessitá del compromesso.

Un secondo fattore che ha contibuito a creare l'attuale settarismo della politica americana é stata la sentenza della Corte Suprema “Citizens United” nella quale i cinque giudici conservatori di quella che si potrebbe paragonare alla Corte di Cassazione in Italia, hanno deliberato, in base al Primo Emendamento sulla libertá di espressione, che le imprese sono, a tutti gli effetti, da considerare alla stregua degli individui e, come tali, sono libere di finanziare anonimamente questa o quella parte politica. Malgrado l'evidente assurditá legata a potenziali problemi di ingerenze illecite e conflitti di interesse, questa norma ha creato una situazione in cui il processo democratico in America, puó essere letteralmente venduto al migliore offerente come dimostrato dal fatto che alle ultime elezioni presidenziali, il candidato repubblicano Newt Gingrich é riuscito a restare in corsa oltre ogni ragionevole attesa grazie al fatto che il miliardario Sheldon Adelson ha finanziato a suon di milioni la sua campagna elettorale.

Similmente, gli attuali ideologhi del Tea Party, tradizionalmente allineati con gli interessi delle classi ricche, possono contare su ingenti finanziamenti da parte di quelle elites industriali e finanziarie interessate, al momento opportuno, ad influenzare a loro vantaggio il processo legislativo.

In tutto questo, un ruolo fondamentale dovrebbe svolgerlo la stampa. Ma purtroppo, negli ultimi anni in America, anche il “guardiano della democrazia” ha subito gli effetti di questo clima di estremo settarismo e ha finito col conformarsi alle polarizzazioni ideologiche della societá dividendosi in giornali e networks di destra e sinistra sempre meno interessati ad informare oggettivamente e sempre piú a fornire alle loro pubblico una “camera di risonanza” ideologica che tende solo a rafforzare le opinioni di parte. 

 

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Marcello Cristo

Marcello Cristo

Sono nato e cresciuto a Napoli dove, nella tradizione magno-greca della mia città, mi sono laureato in Filosofia. Vivo negli Stati Uniti con la mia famiglia da oltre vent'anni facendo la spola tra New York e la California. Dall’America, ho iniziato a collaborare con pubblicazioni italiane come Il Giornale di Indro Montanelli e La Gazzetta dello Sport di Candido Cannavò e poi con il quotidiano in lingua italiana degli Stati Uniti America Oggi per il quale ho lavorato come editor, opinionista e corrispondente dalla California. Nei ritagli di tempo, sto tentando disperatamente di insegnare ai miei figli il napoletano.

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