Il 5 novembre 2013 a New York si voterà per scegliere il nuovo sindaco e in una città che negli anni dei tre mandati Bloomberg è cambiata profondamente, le questioni che animeranno la campagna elettorale sono moltissime. Sensibili i temi della diseguaglianza sociale, le questioni ambientali e l'eterno problema della casa. Su questi temi, i candidati continuano a confrontarsi in dibattiti sempre più infuocati man mano che si avvicina il giorno delle primarie. La settimana prossima, martedì 10 settembre, si voterà infatti per scegliere i candidati di entrambe le parti e, mentre in area repubblicana le acque sembrano relativamente calme, sull'affollato fronte democratico si combatte a spada tratta.
Da ben vent'anni la città di New York è governata da sindaci repubblicani o appoggiati dal partito repubblicano: prima Rudy Giuliani, eletto nel 1993 e nel 1997, poi Michael Bloomberg che, dopo aver abbandonato il partito repubblicano per proclamarsi indipendente (in precedenza era passato dall'area democratica a quella repubblicana), aveva cambiato la legge per potersi candidare a un terzo mandato che era riuscito a ottenere. Ora l'era Bloomberg sembra arrivata a improrogabile conclusione e sono in molti a chiedersi se questo segnerà anche la fine del dominio repubblicano su New York. I candidati democratici sembra forti e l'inasprimento della disuguaglianza sociale cui la città sta assistendo in questi anni potrebbe giocare a loro favore. Inoltre l'opinione pubblica sembra ormai stanca di Bloomberg e pronta a un cambiamento radicale. Al sindaco miliardario i newyorchesi rimproverano soprattutto una politica della sicurezza basata sul controllo (la pratica dello stop and frisk è stata molto criticata, soprattutto dalla comunità afroamericana che è più spesso vittima di arbitrari controlli), nonché di aver lasciato campo libero al settore immobiliare che ha trasformato la città fin nella sua composizione sociale.
New York sembrerebbe pronta a tornare la città liberale che è sempre stata, a riscoprirsi tollerante e a recuperare senso della comunità e attenzione a una classe media oggi in grossa sofferenza. La domanda è chi sarà il sindaco che renderà tutto questo possibile. Sul piatto democratico ci sono candidati interessanti e tutti, con una proposta o l'altra, hanno fatto della difesa della classe media la bandiera della propria campagna elettorale. Sul fronte opposto, manca carisma e non sembra esserci alcun personaggio capace di attirare il grosso del voto popolare. Per capire meglio chi sono gli sfidanti sul ring, diamo uno sguardo al campionario cominciando dai democratici che elenchiamo nell'ordine di preferenze ottenute negli ultimi sondaggi. Qui presentiamo i primi tre in corsa, nei prossimi giorni andremo avanti presentando gli altri candidati.

Il candidato democratico, Bill de Blasio con la moglie, Chirlane McCray
Nella competizione democratica gli ultimi sondaggi vedono in testa Bill de Blasio che nelle settimane recenti ha staccato i concorrenti con percentuali che gli potrebbero addirittura assicurare una vittoria al primo turno, evitandogli di andare al ballottaggio. de Blasio ha origini Italoamericane ed europee. La parte italoamericana della famiglia è quella della madre il cui cognome de Blasio ha deciso di acquisire perché – ha lui stesso spiegato – quando la madre divorziò da suo padre, veterano di guerra con problemi di alcolismo, il giovane Bill fu cresciuto dalla famiglia materna, sviluppando un'identità italoamericana. Nato e cresciuto a Cambridge, Massachusetts, dopo gli studi alla NYU, de Blasio ha scelto come residenza Brooklyn dove vive tuttora in un brownstone a Park Slope con la moglie e due figli (Dante e Chiara), entrambi iscritti alla scuola pubblica. Entrato in politica a fine anni '80, quando coordinava come volontario la campagna elettorale del futuro sindaco Dinkins, il cinquantaduenne di Brooklyn non è estraneo alla City Hall e dal 2009 ricopre la carica di public advocate, una sorta di mediatore tra l'elettorato e il governo della città.
La sua campagna per la poltrona di sindaco è stata incentrata su un attacco frontale all'era Bloomberg, che, secondo de Blasio, sarebbe stata caratterizzata da ingiustizia e mancanza di democrazia. Il suo pensiero complesso e il suo fare meditabondo soddisfa quegli elettori che non si accontentano di risposte facili, ma gli è spesso costato l'accusa di incoerenza. Tra i suoi cavalli di battaglia c'è la proposta della scuola materna gratuita per tutte le famiglie newyorchesi. Nel 2010 de Blasio si era distinto per l'opposizione alla decisione della New York City Housing Authority di ridurre il numero di sussidi per la casa erogati dalla città ai newyorchesi a basso reddito. In seguito de Blasio aveva lanciato online la NYC's Worst Landlords Watchlist per denunciare quei proprietari di immobili che non garantivano condizioni di vita sicure ai propri inquilini. Uno degli elementi più controversi del suo programma è l'annunciata intenzione di aumentare le tasse sulla proprietà ai cittadini più facoltosi. Promesse senza fondamento, dicono i suoi sfidanti accusandolo di populismo, perché una legge del genere avrebbe bisogno del supporto dello stato di New York dove, tuttavia, l'avvicinarsi delle elezioni fa dubitare che possano essere prese decisioni del genere. Ma non è la prima volta che il candidato di punta si schiera contro i più ricchi: in passato de Blasio si è in più occasioni detto contrario al finanziamento delle campagne elettorali da parte delle grandi società per azioni.
A lui guarda la comunità italoamericana, ma non solo: la moglie, l'attivista e poetessa di origini caraibiche, Chirlane McCray, potrebbe attirare il voto etnico, strappando preferenze ad altri candidati sostenuti dalla comunità afroamericana.
Stando ai dati riportati sul sito internet della WNYC, la sua campagna sarebbe finora costata $6,390,331.

La candidata democratica, Christine Quinn
Prima della volata di de Blasio, la favorita era Christine Quinn, portavoce del City Council (prima donna a ricoprire questa carica) e considerata il candidato più in continuità con l'amministrazione Bloomberg. Classe '66, Quinn, è cresciuta a Long Island, New York. Entrata in politica negli anni '90, Quinn è stata criticata per aver appoggiato il testo di legge con cui Bloomberg nel 2008 ribaltò in suo favore un voto del '93 che imponeva un limite di due mandati per i funzionari eletti alla City Hall. Apertamente omosessuale, nel 2006 Quinn boicottò la parata del St. Patrick's day per via della politica degli organizzatori contro la partecipazione della comunità LGBT alla sfilata. Sotto la sua leadership il City Council ha ottenuto che i farmers' market accettassero i buoni per le spese alimentari erogati ai cittadini meno abbienti, inoltre Quinn si oppone alla pratica della amministrazione Bloomberg di registrare le impronte digitali dei cittadini che ricevono questi buoni.
Nel 2008 Christine Quinn fu travolta da uno scandalo legato all'assegnazione di fondi del City Council che, secondo le accuse, sarebbero stati amministrati discrezionalmente favorendo specifici membri del consiglio. Quinn si è difesa dichiarando di non essere venuta conoscenza del meccanismo fino a pochi mesi prima che venisse pubblicamente svelato e di aver poi tentato di interrompere la pratica non appena ne era venuta al corrente. Appoggiata dagli ambientalisti, Quinn si è opposta alla realizzazione del controverso gasdotto che la Spectra Energy progetta di far passare sotto New York per portare in città il gas di scisto estratto dalle formazioni Marcellus. Nel suo programma c'è la costruzione di 80.000 nuovi alloggi a prezzi accessibili. Tra i suoi sostenitori, oltre alla comunità omosessuale, c'è l'industria immobiliare. La sua campagna è incentrata sul costruire sulle basi della eredità di Bloomberg da cui, tuttavia, si distanzia promettendo uno stile di governo più aperto agli input della collettività. Il suo stile come portavoce del Consiglio, tuttavia, sembrerebbe smentirla. Christine Quinn vive a Chelsea con la moglie, l'avvocato Kim Catullo.
Secondo i dati del sito internet della WNYC, la sua campagna sarebbe finora costata $6,405,73.

Il candidato democratico, Bill Thompson
Stando agli ultimi sondaggi, l'unico candidato donna di questa competizione ha perso molti punti rispetto a de Blasio e oggi si attesta intorno a un 20 per cento di preferenze, posizionandosi nella stessa area di un altro candidato democratico, Bill Thompson. Nato e cresciuto a Bedford Stuyvesant, quartiere a maggioranza nera di Brooklyn, Thompson, 60 anni, ha ricoperto dal 2002 al 2009 la carica di comptroller, ovvero revisore dei conti e delle finanze della città di New York. Non è la prima volta che Thompson corre per la carica di primo cittadino: nel 2009 è stato candidato contro Bloomberg che lo superò del 4.6 per cento. Al tempo Thompson era appoggiato da Obama, nonché da alcuni dei candidati che oggi lo sfidano alle primarie, tra cui de Blasio. Per le elezioni 2013, l'unico candidato nero, ha scelto di condurre una campagna moderata, priva di aggressività, tanto che alcuni si sono chiesti se abbia il polso per guidare la città. Ma lui, sulla scia di Dinkins, l'unico sindaco afroamericano di New York e l'ultimo democratico a ricoprire quella carica, Thompson propone di assumere 2.000 nuovi poliziotti.
Tra i temi ricorrenti della sua campagna c'è la questione della disparità di matrice razziale nelle opportunità e la necessità di mettere un freno alla pratica dello stop and frisk che penalizza le minoranze etniche. Cavallo di battaglia è l'istruzione su cui, secondo Thompson che è un grande sostenitore della scuola pubblica, le politiche di Bloomberg sarebbero state fallimentari. Queste sue posizioni gli hanno fatto guadagnare il supporto del sindacato degli insegnanti. Dopo una vita spesa a Brooklyn, Thompson si è trasferito ad Harlem dove vive in una casa da 1.8 milioni di dollari (stando a dati del New York Times) con la sua terza moglie, Elise McCabe, presidente del Museum for African Art.
Stando ai dati del sito internet della WNYC, la sua campagna sarebbe finora costata $5,806,205.
Nonostante il distacco di de Blasio, la competizione sembra ancora aperta e potrebbe riservare sorprese. All'ultimo dibattito tra i candidati democratici, ospitato martedì 3 settembre dalla televisione NBC, lo scontro è stato accesissimo, anche se il principale obiettivo condiviso sembrava essere demolire de Blasio la cui recente salita nei sondaggi ha colto di sorpresa gli altri candidati. Staremo a vedere.