“La verità ha un qualche ruolo nella politica pubblica europea?” Questo il tema della conferenza che il noto filosofo e politico torinese Gianni Vattimo ha tenuto ieri sera presso l’Italian Cultural Institute di New York.
Gianni Vattimo, filosofo e deputato europeo dell’Italia dei Valori, è nato a Torino, dove si è laureato in Filosofia studiando con l’esistenzialista Luigi Pareyson. Dopo aver proseguito gli studi in Germania, è tornato in Italia ed ha iniziato a insegnare all’Università di Torino, prima Estetica e poi Filosofia Teoretica. In oltre quarant’anni di insegnamento è stato Preside di Facoltà a Torino e visiting professor in diverse università americane. Vattimo ha lavorato a programmi e riviste culturali, ha pubblicato opere e tenuto seminari e conferenze in numerose università di tutto il mondo. Nel 2009 è stato rieletto al Parlamento Europeo, dopo un primo mandato dal 1999 al 2004.
La sua prospettiva filosofica, che può essere definita come “pensiero debole”, interpreta il nichilismo come indebolimento delle categorie forti. Un indebolimento dell’essere che è legato al tempo, alla vita e alla morte. Vattimo ha sempre coltivato una filosofia attenta ai problemi della società: un pensiero che interpreta la storia dell’emancipazione umana come una progressiva riduzione della violenza e dei dogmatismi, a favore di un superamento delle ingiustizie sociali che da questi derivano.
Ha presentato l’evento Natalia Quintavalle, Console Generale d’Italia, che ha definito l’argomento della conversazione “veramente ispirante”, mentre Riccardo Viale, Direttore dell’Istituto ha dato il via alla conversazione introducendo il ruolo della verità in politica e chiedendo come questa debba essere valutata nel prendere decisioni.
Vattimo, che ritiene il tramonto della verità la rappresentazione più fedele della cultura contemporanea, sostiene che il problema della verità si sta facendo sempre più serio perché la politica europea sta attraversando un periodo di “neutralizzazione tecnica della politica”.
Secondo il filosofo in Italia, ma anche sostanzialmente nel resto d’Europa, i governi tecnici scelti dai migliori scienziati e supportati dai politici, hanno dimostrato di essere in realtà pessimi. “Le decisioni che questi governi hanno preso sulla base della loro conoscenza tecnica della situazione, hanno portato a risultati disastrosi. Questo dimostra che quando si usa la verità scientifica per prendere decisioni politiche, spesso si sbaglia" afferma Vattimo che continua: “Il governo tecnico non è stato eletto, quindi non è democratico. In Italia il governo di Mario Monti è stato preparato da una politica di terrorismo economico, per poterlo rendere accettabile. Dov’è quindi la democrazia?”
Vattimo prende le distanze da tutte le pretese di fondare la politica su un sapere scientifico, e si chiede: “Quanto potere della verità tecnica possiamo tollerare nella politica? Chi decide qual’è la verità?” E dopo un’approfondita analisi arriva alla conclusione che in politica una verità assoluta semplicemente non esiste.
Non ci sono regole universalmente valide, ma si deve trovare di volta in volta il giusto compromesso tra ciò che è utile e ciò che è accettabile. “Si devono raccogliere il maggior numero di dati possibili e si deve decidere sulla base degli interessi delle persone che si rappresentano”, dice il filosofo, che si dichiara “aperto a ogni tipo di discussione, tranne che alla verità”.