(TITOLO+COMMENTO)
PRIMA PAGINA
– Preso l’impianto nucleare, la Russia continua ad avanzare. Titolo a tutta pagina sopra a una grande mappa dell’Ucraina che mostra le zone già occupate dalle truppe russe e indica in che direzioni si stanno muovendo.
– Panico e terrore mentre la gente cerca di scappare da Kyiv. La folla di donne e bambini esausti si accalcano nella stazione ferroviaria di Kyiv. La città di 2,8 milioni di abitanti è quasi del tutto circondata dalle truppe e mezzi militari russi. Il timore è che i russi seguano lo stesso sistema già usato a Kharkiv e a Mariupol: chiudere anche l’ultima via d’uscita dalla città con il treno e tagliar fuori gli abitanti dai rifornimenti di cibo, medicine, acqua, elettricità e riscaldamento. Una strada verso una resa obbligata.
– Nessun segno di rallentamento mentre le truppe procedono lungo la costa (a sud del paese) e lungo il confine con la Bielorussia. Le forze armate russe hanno occupato la centrale nucleare più grande d’Europa, hanno stretto sempre di più l’accerchiamento della capitale e hanno avanzato lungo la costa per tenere il Mar Nero sotto il loro controllo. Allo stesso tempo, il Cremlino ha rafforzato le persecuzioni contro i mezzi di informazione, arrivando a mettere in prigione chiunque faccia delle critiche e chiudendo Facebook e altre piattaforme.
– I Russi emigrati negli Stati Uniti parlano la stessa lingua di paura. Preoccupati di ritorsioni, dicono: “Non voglio essere chiamato russo”. Da New York a Chicago, da Los Angeles a Seattle, membri della diaspora dall’ex-Unione Sovietica sono stati per lungo tempo uniti dall’uso della lingua russa, pur arrivando da un dozzina di nazioni diverse che una volta costituivano l’Unione. Ma adesso, con il Presidente Putin che scatena l’esercito ammazzando civili, causando crisi di rifugiati e provocando ripudio internazionale, boicotti e sanzioni, gli immigrati negli Stati Uniti stanno esaminando come definire le loro identità. Molti non accettano più di essere definiti “russi” ma si identificano apertamente con i loro paesi d’origine: Armenia, Azerbaijan, Belarus, Estonia, Georgia, Kazakhstan, Kyrgyzstan, Latvia, Lithuania, Moldova, Russia, Tajikistan, Turkmenistan, Ukraine and Uzbekistan.
– “Hackers” volontari si uniscono al conflitto, rimescolando un campo di battaglia digitale. La ricerca dei colpevoli degli attacchi online diventa ancor più dura. La guerra in Ucraina ha moltiplicato gli attacchi informatici da volontari come non si era mai visto prima, creando un caos che gli esperti temono possa provocare ancor piú seri attacchi da parte di poteri nazionali con pericolo di un aggravamento della guerra e dei danni ai civili. Le centinaia di hackers in gara per appoggiare i loro rispettivi governi rappresentano una drastica, imprevedibile espansione della pirateria informatica. Di pari passo è diventata più dura, soprattutto in Russia, la ricerca dei colpevoli.
– Due fotografie significative con queste didascalie: Un treno da Kyiv a Lviv, dove si stima che stiano arrivando 100.000 fuggiaschi. A Kyiv, donne volontarie ricevono armi e insegnamento ad usarle mentre la città teme un attacco.
– La disoccupazione negli Stati Uniti scende al 3,8 %. In febbraio si sono aggiunti 678.000 nuovi posti di lavoro, segno anche che la scarsezza di lavoratori sta scemando.
PAGINE INTERNE
– Forti penalità. Nuove sanzioni sono destinate a punire il Cremlino e a suscitare disordini, dicono funzionari dei governi occidentali.
– Zittendo le fonti di informazione. La Russia ha tagliato l’accesso a Facebook e alla BBC ed è diventato un crimine contraddire la versione ufficiale sull’Ucraina.
– Confermata la pena di morte per l’attentatore. La Suprema Corte ha confermato la sentenza per Dzhokhar Tsarnaev, che aveva partecipato all’attacco alla Maratona di Boston.
– New York City cancella gli obblighi della pandemia. Il Sindaco Adams rilassa gli obblighi della mascherina e della certificazione della vaccinazione, malgrado le preoccupazioni che possa essere troppo presto.
– Il commercio non compra la pace. La Russia ha invaso l’Ucraina malgrado i legami economici con l’Europa, contraddicendo l’idea che gli interessi di affari in comune possano escludere conflitti.