(TITOLO+COMMENTO)
PRIMA PAGINA
-Bannon incriminato dopo il rifiuto di comparire di fronte al congresso. Due accuse di oltraggio. Steven Bannon, ex-consigliere di Trump, è stato accusato da una giuria federale di oltraggio al congresso dopo il suo rifiuto di fornire informazioni alla commissione che indaga sui fatti del 6 gennaio. La Camera ha passato la materia al Ministero della Giustizia per una decisione se processarlo. Trump ha istruito i suoi ex-collaboratori di invocare l’immunità e di non consegnare documenti che potrebbero essere protetti dai privilegi presidenziali.
– Le minacce diventano “normali” fra i repubblicani. Dagli uffici del Congresso alle riunioni di comunità minacce di violenza sono diventate luogo comune per un significativo segmento del partito repubblicano contro i democratici e contro quei repubblicani che non aderiscono a idee estremiste. 10 mesi dopo l’assalto al Campidoglio, i repubblicani di destra parlano sempre più apertamente dell’uso della forza come giustificabile contro chi ha estromesso Trump dal potere.
– Chi ha la maggiore responsabilità del cambiamento climatico? Un gruppo di nazioni ricche – giusto il 12% della popolazione mondiale – hanno prodotto la metà dei gas inquinanti negli ultimi 170 anni. Due grandi grafici; uno dimostra le percentuali di inquinamento delle 22 nazioni ricche (gli Stati Uniti ne producono un quarto, l’Italia 1,5%); l’altro le percentuali delle restanti 150 mazioni (la prima è la Cina con il 13,9%, seguita dalla Russia con il 6,8%).
– Passa la scadenza, ma il piano sul clima resta elusivo. Dibattito sui goals delle emissioni e l’assistenza ai paesi poveri. La riunione internazionale di Glasgow è arrivata alla fine venerdì notte mentre i negoziatori lottavano a porte chiuse su diversi punti di un accordo che potrebbe prevenire il pianeta dal diventare troppo caldo nei prossimi anni. Una bozza di accordo pubblicata venerdì prevede una spesa doppia per aiutare i paesi poveri e dice che le nazioni dovrebbero rinforzare i loro goals di riduzione delle emissioni già l’anno prossimo.
– Zittita una radio molto creduta di Hong Kong. Fuori la copertura di avvenimenti delicati, sostituita da drammi storici. Nel passato la porta del direttore della Radio Television Hong Kong era aperta a chi voleva fare delle critiche. Adesso, con il nuovo direttore LI arrivato in marzo, la porta è chiusa e interviste con critici del governo tolte dalla programmazione ore prima che andassero in onda. Drammi storici sul partito comunista devono riempire le ore di prima serata, interi programmi sono stati eliminati.
– Dopo 13 anni, Spears ricupera il diritto di controllare la sua vita. Quasi 14 anni dopo che un tribunale di Los Angeles aveva giudicato Britney Spears incapace di badare a se stessa, un giudice ha sentenziato venerdì di cancellare la tutela a cui era sottoposta e di darle appieno tutti i diritti di cui gode ogni essere umano. Compreso quello di usare a suo piacimento l’enorme patrimonio (circa 60 milioni di dollari) accumulato con i suoi successi di cantante.
PAGINE INTERNE
– Una faccia familiare alla F.D.A. (Food and Drug Administration, l’agenzia che controlla medicine e alimenti). Il Presidente Biden ha nominato capo dell’F.D.A. Robert Califf, ricercatore che aveva già guidato l’agenzia nel 2016.
– Il repubblicano concede. Dieci giorni dopo la chiusura delle elezioni, il repubblicano Jack Ciattarelli ha riconosciuto di aver perso la gara a governatore del New Jersey a favore del governatore in carica, Phil Murphy.
– Sconfitta per l’obbligatorietà del vaccino. Una corte d’appello ha sentenziato che quelli che sfidano l’obbligatorietà imposta dall’azienda sono probabilmente dalla parte giusta.
– Johnson & Johnson si divide. La compagnia fondata 135 anni fa progetta di dividersi in un’azienda di prodotti medici e in una di prodotti di largo consumo.
– Difficile alleanza per la Russia. L’anno scorso Putin ha contribuito a salvare la dittatura di Lukashenko in Bielorussia. Ma adesso si ritrova con un alleato erratico e in una crisi internazionale.
– Myanmar condanna un giornalista. Danny Fenster, giornalista americano, è stato condannato a 11 anni di carcere, il massimo previsto dalla legge, dando a Myanmar l’opportunità di mostrare che non cede alle pressioni internazionali.