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Trump e l’hashtag sul pannolone: chi di twitter colpisce…

Il presidente uscente che in questi anni ha usato i social in modo spericolato ora ne diventa vittima ma, come era prevedibile, non sta al gioco

Francesco PirabyFrancesco Pira
Trump e l’hashtag sul pannolone: chi di twitter colpisce…

Trump col pannolone durante una manifestazione di protesta (Foto di Jacques Tilly/Wikimedia)

Time: 3 mins read

In queste ultime ore sul web sta circolando un hastag molto originale che riguarda il Presidente uscente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump. Ne hanno parlato tutte le tv del mondo, e ovviamente non è passato inosservato neppure in Italia. Eccolo : #DiaperDonald che sta per “Donald in pannolone”.

Sì perché, durante il discorso del Ringraziamento, Trump è apparso seduto a un tavolo piccolissimo e osservandolo bene si ha l’impressione che indossi un pannolone. Come si poteva immaginare, lui si è sentito offeso e deriso e non ha perso tempo sfogandosi su Twitter.

Uno dei twit con #DiaperDonald

Il Corriere della Sera, con uno spassoso articolo di Irene Soave ha spiegato la vicenda. I media non si sono certo fatti scappare l’occasione per narrare questa microstoria per certi versi divertente e molto comica.

Sappiamo bene come gli avversari politici di Trump, e anche quelli che non apprezzano il suo atteggiamento, lo dipingano come un bambinone viziato e ostinato. Quante volte abbiamo visto, sui social e in rete, un pallone aerostatico enorme che ha le sembianze di “Baby Trump”.

L’hastag #Diaperon è rimasto per molte ore tra le tendenze di Twitter negli Stati Uniti e l’ormai quasi ex presidente ha scritto, proprio su Twitter: “diffonde notizie false tendenze che non hanno niente a che vedere con quello che succede nel mondo”. Ma come se non bastasse ha continuato a cinguettare: “la Section 230 va abolita subito!”.

La Section 230 è un comma della legge del 1996 sulla comunicazione in rete, il “Communication Decency Act”. Questa parte della legge rende, per intenderci, un social come Twitter non colpevole se vengono diffusi dei tweet denigratori o lesivi. Vale lo stesso per tutti gli altri social in cui, ormai quasi ogni giorno, circolano immagini o post che riguardano personaggi del mondo politico.

Un altro twit con #DiaperDonald

Per evitare di essere preso in giro, il Tycoon, sarebbe disposto a cambiare un comma di una legge nazionale. D’altronde conosciamo tutte le battaglie che ha condotto contro i social e quante bufere mediatiche si sono scatenate contro Tik Tok.

In molti si sono chiesti il motivo della scelta di un simile tavolo e molto probabilmente doveva servire solo per riprendere Trump in primo piano a mezzobusto. A quanto pare le foto scattate di profilo sono circolate in rete, rendendo felici gli internauti che hanno avuto modo di scatenarsi con tanti meme divertentissimi. 

I social non perdonano e anche questa volta vale il detto: “chi di spada ferisce di spada perisce…”

Nei giorni scorsi mi hanno intervistato e mi hanno chiesto quale America è stata sconfitta con la vittoria di Biden. Ho detto senza esitazioni che è stato sconfitta l’America arrogante, razzista, litigiosa che usa i social per raccontare una propria verità. È la sconfitta dell’America che non sa essere solidale e nasconde dietro un velo di decisionismo scelte molto opportunistiche. Abbiamo bisogno di solidarietà nel modo e di un’economia che pensi ai profitti ma anche capace di non rendere i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.

In questi anni il giornalismo d’inchiesta negli Stati Uniti ha trovato la forma migliore. È cresciuto tanto. Ha indagato, narrato, spiegato. E lo ha fatto sulla carta, in radio, in tv e sulla rete. Anche questa America ha vinto. Anche quella rappresentata da questa testata ben diretta da Stefano Vaccara, che si è sempre battuta per la verità.

Questa volta un twit con #DiaperDon

In queste ore Trump soffre perché Biden ha vinto.  Mi piace riprendere un concetto espresso da Biden giorni fa: “è il tempo di dire basta alla rabbia e alla demonizzazione nella politica. La grande maggioranza degli americani che hanno votato vuole che il vetriolo sia messo fuori dalla politica e che il Paese si unisca e guarisca le sue ferite”.

E allora basta vetriolo anche sui social.

Presidente Trump, se possiamo darle un umile consiglio, forse è il caso di non fare più la guerra ai social e di modificare il suo atteggiamento nei confronti della rete, perché poi chi la abita non perdona e si diverte mettere in ridicolo anche il Comandante in Capo del più grande Paese al mondo. Così come le è capitato di fare a lei, Presidente Trump, molte volte con i tuoi avversari, anzi è giusto chiamarli con il loro nome…nemici… Si è divertito a deriderli su Twitter, ma è stato ripagato con la stessa moneta.

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Francesco Pira

Francesco Pira

“Il potere è fare le cose per gli altri”. Questa frase scritta nella piccola sacrestia di un prete cristiano caldeo a Bagdad è quella che mi ha sempre accompagnato nelle mie esperienze umane e professionali. Amo leggere, scrivere, ma soprattutto quando posso narrare. Mi piace, come sosteneva Enzo Biagi, raccontare storie di persone comuni. Scrivo da quando avevo 14 anni. Fin da giovane ho coltivato la passione del giornalismo. Oggi insegno, nell’ambito della sociologia, comunicazione istituzionale e teorie e tecniche del linguaggio giornalistico all’Università di Messina. I miei territori di ricerca comunicazione e giornalismo con focus costanti sul rapporto tra adolescenti e nuove tecnologie, la comunicazione politica, sociale e pubblica. Sono un siciliano che ama il “lato giusto” della Sicilia. Vivo con il sogno prima o poi di trasferirmi negli Stati Uniti.

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