Francesco Costa, giornalista e vicedirettore del giornale online il Post. Esperto di politica statunitense e più volte inviato sul campo, dal 2015 cura il progetto “Da Costa a Costa”, una newsletter e un podcast sugli Stati Uniti per i quali ha vinto nel 2016 il Premio internazionale Spotorno nuovo giornalismo e, nel 2018, il premio per il miglior podcast italiano alla Festa della Rete.
Nel 2020 pubblica con Mondadori, Questa è l’America. Storie per capire il presente degli Stati Uniti e il nostro futuro.
Con il suo libro riesce a catturare l’attenzione del lettore con una visione lucida e autentica degli Stati Uniti d’America. Il suo approccio vuole scardinare quei luoghi comuni che ci illudono di conoscere gli Stati Uniti meglio di qualunque altra nazione e ci sorprende riga dopo riga capovolgendo l’impasto di finte verità che nel tempo ci siamo costruiti.
Parlando con Francesco, ti ritrovi di colpo nell’America di oggi e nelle sue contraddizioni, senza accorgertene, grazie alla sua visione cristallina, ti apre lo sguardo oltreoceano e di colpo non vorresti più uscirne.
L’abbiamo intervistato.
Francesco, che cos’è veramente l’America ? Il sogno che entra nelle nostre case dai film o la paura di non poter mandare la propria figlia adolescente, in gelateria con le sue amiche, perché terrorizzata dagli insulti di una donna, solo per aver indossato una t-shirt provocatoria, di stampo politico, come racconti nel capitolo l’America nuova, del tuo libro ?
“L’America è entrambe le cose e anche molte altre. La nostra difficolta nel capirla è data dal fatto che parliamo di un posto molto più grande delle nazioni europee e al suo interno ha tante comunità diverse.
L’America è il sogno americano, che esiste, ma in quanto sogno non è alla portata di tutti ed è anche un posto pericoloso, viverci oggi è complicato e difficile. E’ un posto capace di premiare le idee e il talento come nessuno al mondo e allo stesso tempo è in grado di punire con straordinaria severità le persone che non riescono a realizzarsi e che falliscono per qualsiasi motivo della loro vita. E’ un posto dalle leggi restrittive sull’aborto e permissive rispetto molte leggi europee sulla marijuana, in cui la religione ha un ruolo fondamentale eppure il matrimonio gay è legale da molto prima di diversi paesi europei, Italia compresa. E’ tante cose insieme, ha tante contraddizioni che si devono al fatto che è un paese grandissimo e che ospita molte persone diverse tra loro”.
Quindi quello che pensiamo di conoscere degli Stati Uniti è quello che sappiamo veramente?
“Vediamo solo un pezzetto. L’influenza americana sull’Europa si realizza soprattutto attraverso alcune cose: dal cinema, alle serie tv, ai libri, al grande romanzo americano. Tutto questo immaginario che ci viene trasmesso attraverso la cultura, è realistico ma è solo un pezzo, l’altro è quello dei servizi e dei prodotti americani che noi utilizziamo quotidianamente, dai motori di ricerca, ai siti e-commerce, ai modi in cui comunichiamo, ai social network, alla moda, alla tecnologia eppure anche questo ci arriva da un segmento ben preciso dell’America. Ci sono tanti contesti americani invece che non hanno nessuna influenza sulla nostra percezione e allo stesso tempo tante altre cose ci arrivano distorte, perché non riusciamo a comprenderle. Come il rapporto degli americani con lo stato, con le armi, con la sanità. Sono cose molto diverse da come avvengono in Europa e che noi facciamo fatica ad inquadrare e capire”.
Spiegare l’America è difficile, la nostra cultura e i nostri costumi sono imbevuti di quelli americani e questo ci porta a pensare di conoscerla bene. Pensi di essere riuscito con il tuo approccio a colmare le lacune dettate dagli stereotipi e i pregiudizi che inevitabilmente gli italiani coltivano?
“Tutte sicuramente no, io stesso ne ho ancora. Ci sono tanti posti americani interessanti in cui non sono ancora andato e tante storie che non ho approfondito. L’America anche per me che la studio e frequento da anni, non mi appare come un puzzle risolto e completo, è molto difficile. Una delle ragioni che me la fa considerare cosi interessante è la rapidità con cui cambia, anche quando pensi di aver capito qualcosa, comunque continua a muoversi. Penso e spero che il mio libro possa aiutare a fornire una base dalla quale partire, per poi approfondire secondo le direzioni personali. Ho cercato di raccontare che cos’è oggi l’America, i cambiamenti che ha attraversato negli ultimi venti anni e che l’hanno portata alla situazione attuale.”
In questo libro c’è la cultura, la società, i luoghi, le persone, la politica. È un saggio su storie, qual è l’incontro più significativo che hai fatto durante la raccolta del materiale?
“Ce ne sono tanti. Forse un incontro mi ha colpito particolarmente e ne parlo nel libro, anche se non troppo.
Nel capitolo sulle armi, scrivo di un signore afroamericano e del suo rapporto con la polizia, con cui ho parlato a Bakersfield, che è una città dell’entroterra della California, l’unica governata dai Repubblicani e ha un alto tasso di persone inermi uccise dalla polizia. Mi ha raccontato della raccomandazione che diceva ai suoi figli prima che uscissero di casa la sera, per assicurarsi che si sarebbero comportati bene, in caso fossero stati fermati dagli agenti.La frase che gli ripeteva abitualmente era: “Meglio essere giudicati da 12 che portati da 6”. Dove i 12 sono i membri della giuria e i sei quelli che portano una bara. Quindi meglio essere processati che uccisi. Questo mi ha colpito, perché mi è sembrata una frase esemplare dell’atteggiamento di molti afroamericani quando vengono fermati dalla polizia, che rischiano di essere uccisi senza alcun valido motivo. Poi cercandola su Google ho scoperto che ha anche un altro significato ed è quello che se sei in una situazione di difficoltà o di pericolo, se ti senti minacciato e temi che qualcuno possa essere armato e farti del male, spara per primo. Il doppio significato di questa frase che è molto diverso a seconda di come la guardi, mi ha impressionato, soprattutto perché quel signore vive sulla sua pelle, tutti i giorni, quella condizione e penso che questa contraddizione sia esemplare con le tante altre attorno le quali si sviluppano le vite degli americani”.
Se avessi potuto aggiungere un solo nuovo capitolo, scegliendo tra tutti gli ultimi importanti eventi che hanno scosso gli Stati Uniti e il mondo, quale e perché?
“Ti svelo una notizia, che ancora non sa nessuno. Il libro uscirà in Primavera 2021, in edizione economica, degli Oscar Mondadori e nella nuova edizione ci sarà un capitolo in più. Scriverò un altro capitolo del libro e lo scriverò sulla sanità, su come funziona il sistema sanitario americano, agganciandolo alla pandemia e alle sue conseguenze. Evento che come nel resto del mondo anche negli Stati Uniti, ha avuto grosse ripercussioni sanitarie e non solo”.
La scomparsa di Ruth Bader Ginsburg, ci ha lasciato sgomenti, toccando nel profondo l’America, in un periodo storico cosi incerto, la sua presenza era rassicurante, una certezza. Il suo ultimo desiderio prima di morire lasciato alla nipote, è stato quello di volere che fosse il nuovo Presidente a nominare chi verrà dopo di lei. Alexandria Ocasio Cortez ha aperto un suo filmato Instagram, pochi giorni fa, con queste parole: “Questo tipo di posto vacante è sconvolgente nel suo significato”, riferendosi al posto ora vuoto nella Corte Suprema. Il messaggio è che la sua morte non dovrebbe compromettere l’intera democrazia di un paese. Pensi che riuscirà a vincere anche da assente la sua ultima battaglia? Quella della sua poltrona ?
“Temo proprio di no, anche se non è ancora sicuro. I repubblicani hanno i voti al Senato e l’intenzione politica di nominare un nuovo giudice della Corte Suprema prima che eventualmente Trump lasci la Casa Bianca, forse potrebbero riuscirci addirittura prima delle elezioni, entro la fine di Ottobre e non c’è niente che possa impedirglielo, perché hanno i voti per farlo ed è nel diritto di Trump procedere a questa sostituzione che però creerà ulteriori divisioni nella società americana. Una parte del cordoglio della morte di Ginsburg si deve al suo valore di persona, di avvocato, attivista e giudice ma un’altra parte si deve al fatto che la più importante e famosa giudice progressista sarà sostituita dal Presidente più di destra della storia americana nonostante nel 2016 i repubblicani stessi hanno impedito ad Obama di nominare un giudice della Corte Suprema, sostenendo che fosse inopportuno nominarlo nell’ultimo anno prima delle elezioni. In questo caso mancano due mesi ma hanno cambiato opinione, visto che oggi hanno il potere di farlo da sé. Questo sarà sicuramente vissuto da molti americani come uno sgarbo molto sfacciato, oltre che un oltraggio alla memoria di Ginsburg.
Senza contare che qualora i piani dei Repubblicani e Trump dovessero andare a buon fine, i conservatori avranno la maggioranza nella Corte, sei contro tre, quindi la possibilità e la capacita di orientare e spostare a destra tante decisioni. Non basta più un giudice conservatore che si schiera con i progressisti per far cambiare orientamento alla Corte, ne serviranno due e quindi è molto improbabile che accada.
Di fatto i conservatori si preparano ad avere una maggioranza alla Corte Suprema per qualche decennio”.
Quest’anno cinque milioni di americani, sono diventati possessori di un’arma per la prima volta. Un record. Te scrivi nella tua newsletter una riflessione molto bella: “Che ognuno di noi è fatto nel modo in cui è fatto, per la storia che lo ha formato. Siamo le vite e i geni che ci capitano. Quando osserviamo i comportamenti degli altri teniamolo a mente.” Pensi che sia difficile per un italiano non giudicare ma soprattutto porsi come osservatore rispetto questo tipo di comportamenti degli americani che sono molto lontani dai nostri? Come si fa?
“E’ difficile naturalmente, lo è anche per me. Io non penso che si debba arrivare al punto di non giudicare, è legittimo farsi un’idea ma con più cautela di quanto facciamo di solito, non in modo istintivo, ricordandoci che parliamo di un paese molto diverso dal nostro. Noi non possiamo sapere, se fossimo nati in Alabama o in una fattoria, se avessimo avuto quelle esperienze di vita lì e fossimo stati formati in quel contesto lì, con quei modelli, con quei genitori, che cosa avremmo votato. Nessuno di noi può rispondere con certezza a questa domanda. Evitare di giudicare superficialmente le persone e cercare di capire perché votano in un certo modo, questo è il punto.
E’ molto più interessante per me comprendere perché un elettore vota Trump piuttosto che dire quelli che lo votano sono tutti scemi. Questa seconda frase non ti porta a niente, non prevede un secondo passaggio, capire invece perché lo fanno, per quali questioni, magari non possono piacerci ma è un modo più interessante, anche per trovare dei terreni perché no comuni e cambiare la propria idea o magari farla cambiare”.
Cosa temi e cosa ti auguri per il futuro americano ?
“Io tento di pormi nel mio lavoro come un osservatore, credo che sia più utile anche ai miei lettori. Ho naturalmente dei timori e degli auspici ma non sono legati all’esito di queste elezioni. Oggi quello che vedo negli Stati Uniti è un paese molto diviso ma anche aggressivamente in guerra con se stesso. Quello che auspico è che le divisioni politiche possano cominciare ad essere meno nervose, aggressive e violente di quanto sono oggi e che si ricompongano tutta una serie di fratture nella società, nell’informazione, nella cultura, permettendo anche alle persone che la pensano in modo diverso di lottare una contro l’altra senza farsi del male. Quello che temo di più è che questo non accada perché le ragioni che hanno determinato questa radicalizzazione dell’elettorato americano, i motivi per cui si è arrivati a questa situazione, non sono stati risolti. Le diseguaglianza economiche sono state aggravate dalla pandemia, le diseguaglianze sul piano razziale uguale, c’è un Presidente che getta benzina sul fuoco di questi conflitti, che non è interessato a ricomporli ma è interessato ad allargarli e cavalcarli per la sua carriera politica. Temo proprio che con le elezioni queste divisioni possano ulteriormente allargarsi”.