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June 22, 2020
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Libertà di espressione, opinioni ed ignoranza: dove si traccia il confine?

Tutte le libertà non sono mai infinite; per poter davvero valere devono avere un limite: il rispetto degli altri

Lenni LippibyLenni Lippi
Flavio Bragaloni, l’artista che inchioda la Libertà americana sulla croce (per Trump)

Detail from "The End of Liberty", work by Flavio Bragaloni.

Time: 7 mins read

Quanta incoerenza nel mondo. Dopo secoli e secoli di conquiste sociali – e già solo il fatto che le libertà si debbano conquistare rivela quanto gretto e meschino sia l’essere umano – c’è ancora chi si riempie la bocca delle parole diritti e libertà ma con la strenua convinzione che non valgano per intere categorie di persone individuate secondo principi discriminanti: i neri, gli stranieri, i musulmani, i gay, i trans, le donne, i tossici, i poveri.

Si dice che l’origine di tutti i mali sia l’ignoranza: se non conosci non capisci e se non capisci tendi a rifiutare ciò che consideri una minaccia per te. Si può dire che, a parte rare eccezioni (come le persone non colte che però hanno l’umiltà di riconoscerlo e l’ambizione di elevarsi), l’ignoranza genera stupidità e cattiveria. La prima ti impedisce di capire anche quando ti viene spiegato il discrimine e la conseguente ingiustizia; la seconda genera il vero pericolo, l’attacco, l’aggressione, la violenza, fino alla morte.

In questi giorni di legittima protesta continuano a non mancare gli episodi di violenza eccessiva da parte della polizia nei confronti di chi manifesta pacificamente, a ulteriore conferma di quanto sia necessario continuare a riempire le strade. E anche Trump ovviamente non viene risparmiato da critiche dure circa la sua visione della politica, le sue dichiarazioni, le sue azioni e reazioni. Ma dopo Trump e la brutale polizia ci sono loro, i liberi cittadini, quelli che nei leader come Trump vedono un modello, un esempio; quelli che ci ritroviamo accanto nella vita di tutti i giorni, quelli che erano in cabina elettorale e votano secondo i loro criteri razzisti. E anche se è vero che Trump manchi completamente di quella diplomazia che un politico è tenuto ad osservare e si è sempre lanciato in dichiarazioni imbarazzanti, sia per il livello intellettivo che per contenuti estremisti, è vero anche che non si è mai permesso di dire certe cose che invece i suoi seguaci vomitano costantemente sulla rete.

Il web è farcito di video vergognosi di repubblicani sfegatati che si congratulano con il loro capo e che in nome del loro motto MAGA (Make America Great Again – Rendi di nuovo l’America grande) pubblicano commenti del tipo:

“non capisco perché i negri si lamentino… Ve l’abbiamo data la libertà ingrati pezzi di merda e forse sarebbe il caso di ripristinare la schiavitù… per ogni bandiera americana bruciata, bruciamo un negro… Tornate a casa vostra, questa è l’America… Non è vero che le vite dei neri valgono quanto quelle dei bianchi, a me delle vostre vite non me ne fotte proprio niente… Certo che i bianchi sono superiori”.

Mi ricordano tanto certi italiani che oggi sbraitano “bisognerebbe riaprire i forni”.

“Liberty killed”: disegno di Flavio Bragaloni

La carta costituzionale americana del 1787 e quella italiana del 1947 difendono entrambe la libertà di espressione, un diritto fondamentale negli ordinamenti democratici proprio perché senza di esso non si ha in effetti democrazia. Il nostro art. 21 recita:

“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.

Il primo emendamento della carta Americana recita:

“Il Congresso non promulgherà leggi… che limitino la libertà di parola, o di stampa…”.

Questa libertà però viene costantemente fraintesa ed abusata perché non si considerano mai due aspetti fondamentali per poterla attuare in maniera realmente democratica. Il primo è che tutte le libertà non sono mai infinite; per poter davvero valere devono avere un limite: il rispetto degli altri.

Ed ecco il limite alla libertà di espressione: non puoi discriminare, perché dalla Dichiarazione di Indipendenza del Regno Unito del 1689, alla Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti del 1776, alla francese Dichiarazione dei diritti dell’Uomo e del Cittadini del 1789 – che hanno portato alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948 –  fino a tutte le carte costituzionali dei paesi democratici “siamo tutti uguali, abbiamo tutti parità di diritti e non si può discriminare un individuo o una categoria di individui sulla base del sesso, della religione, del ceto sociale, delle disabilità e del colore della pelle”.

Il secondo aspetto sempre dimenticato è che con il diritto alla libertà di espressione viene il dovere di assumersi la responsabilità di quello che si dice. Il fatto che si sia liberi di esprimere la propria opinione non rende questa automaticamente giusta e vera. Cos’è infatti un’opinione?

Secondo la Treccani un’opinione è:

“Un concetto che si forma riguardo a particolari fatti, fenomeni, manifestazioni quando, mancando un criterio di certezza per giudicare della loro natura (o causa o qualità), si propone un’interpretazione personale”.

In sostanza se la tua opinione riguarda un fatto certo, sancito da costituzioni, leggi, riconoscimenti o dalla scienza e pretendi di stravolgerlo a tuo piacimento allora la tua non è più un’opinione ma una bugia o un discrimine o addirittura un crimine; il suo valore si annulla ed è un dovere morale contestarla, confutarla, rinnegarla e cancellarla.

Le leggi a sancire il limite e la responsabilità che viaggiano con il diritto di libera espressione esistono (in Italia c’è il reato di diffamazione, l’art.2 della legge Mancino contro il discrimine, l’art.5 della legge Scelba contro manifestazioni fasciste; in Usa esiste l’Hate Crime, il crimine generato da pregiudizio); peccato vengano costantemente infrante venendo a mancare sistematicamente il controllo e la punizione ed io continuo sempre a stupirmi del perché questo accada. Perché è concesso dire senza nessuna conseguenza che andrebbero riaperti i forni crematori o che i negri sono scimmie che devono tornare nella giungla?

Quest’ultima frase, che sento dire più spesso di quanto vorrei  – e non solo qui in America dove il razzismo ha costituito le fondamenta di questa nazione ma grazie a partiti fascisti come  Lega e Fratelli d’Italia ormai anche in Italia che, data la sua storia di conquiste fatte e subite, è sempre stata cosmopolita ed aperta, un porto di mare – è quella che in questi giorni ha ispirato questo articolo perché è una delle più grandi dimostrazione di ignoranza che si possa concepire. Si dovrebbe girare con dei pesanti libri di storia, scienza e biologia così da poterli inculcare in qualche modo nei cervelli degli analfabeti funzionali. Mi rivolgo con qualche dato inconfutabile a tutti i suprematisti bianchi che si permettono di sminuire la valenza del movimento e del messaggio BLM con la ridicola frase “Tutte Le Vite Valgono” (ulteriore segno di incapacità analitica).

Una scena dal film del 1968 di Stanley Kubrick “2001: Odissea nello spazio”

Nonostante qualunque credenza religiosa attribuisca la nascita dell’uomo ad un Dio, variato in forma, numero e colore dall’inizio della storia dell’uomo, l’essere umano è originato dai primati (un’evoluzione dei gorilla per la precisione) tra i 7 e i 5,8 milioni di anni fa e sapete dove? In Africa. 4 milioni di anni fa, la comparsa dell’australopiteco nella Savana; 3,2 milioni di anni fa l’ominide Lucy in Etiopia, 2,9 milioni di anni fa la divisione in due ceppi: gli ominidi in Etiopia e Tanzania e l’australopiteco africano; 2,1 milioni di anni fa si evolve l’Homo Habilis sempre in Africa; tra 1,8 e 1,5 milioni di anni fa l’Homo diventa Erectus e compare in Asia (ma solo perché si è spostato dall’Africa); 500 milioni di anni fa compare l’uomo di Neanderthal e 200 milioni di anni fa l’evoluzione  ci rende Homo Sapiens, in Africa, Etiopia.

Questa è una rappresentazione semplificata; se andaste a studiare più approfonditamente trovereste molti più passaggi e dettagli ma la conclusione sarebbe sempre la stessa: la razza umana, che è una ed una soltanto, dopo aver perso una sovrabbondanza di peli nella sua evoluzione ha scoperto un epidermide sicuramente molto ma molto scura; il suo spostarsi liberamente sul globo ha determinato nei millenni il suo scolorimento per via dall’adattamento alle condizioni climatiche ed è per questo che su questa terra abbiamo così tante sfumature  di pelle da fare invidia alle tirelle Pantone.

Quando un razzista bianco chiama “scimmia” un uomo di colore sappiamo che le sue intenzione sono quelle di umiliare e discriminare e spesso ottiene questo risultato ma la verità è che sta dimostrando quanto ignorante ed ottuso sia, non considerando che anche lui è una scimmia, per di più scolorita rispetto all’originale.

L’africa è il paese di origine della razza umana ed è anche quello più depredato al mondo dai bianchi che lo hanno occupato, devastato e privato delle sue risorse sia economiche che umane. Gli europei lo hanno colonizzato, gli americani (che ricordiamolo, erano europei che massacrarono i nativi per occupare le loro terre) hanno direttamente prelevato la loro forza lavoro e l’hanno schiavizzata con torture, violenze, stupri, soprusi e ogni tipo di abuso su uomini, donne e bambini, per secoli e secoli e secoli (più di 4 per la precisione). Se ai bianchi americani fosse fatto la metà della metà di quello che i neri subiscono starebbero già sparando con le loro armi garantite dal secondo emendamento. Ho impresse nella mente le parole di una ragazza afroamericana che in un video diceva “ringraziate Dio che stiamo cercando eguaglianza e non vendetta”.

Quindi, la prossima volta che sentite un americano bianco dire ad un americano nero “torna a casa tua brutta scimmia” rispondetegli “e tu, primate che non sei altro, da quale tribù di nativi americani sterminati dagli europei discendi?”.

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Lenni Lippi

Lenni Lippi

Lenni Lippi nasce a Roma dove si laurea in Scienze Politiche e collabora con Italia Radio del circuito L’Espresso. Dopo aver conseguito un master in Economia e gestione delle imprese audiovisive, persegue la carriera di attrice. Nel 2017 si trasferisce negli USA e lo scorso anno finalmente arriva a New York. Lenni Lippi was born in Rome where she graduated in Political Science and worked as a collaborator for Italia Radio of the Espresso network. After getting a master in Audiovisul Business she starts her acting career. In 2017 she moved to the States and last year she finally got to NYC.

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