Fire and Fury: Inside the Trump White House. Con un titolo che spiega già tutto, il “gossip columnist” (giornalista di pettegolezzi) Michael Wolff diventerà l’autore più venduto del 2018. E ad avergli dato la spinta verso il successo e la ricchezza, è stata proprio la sua vittima, Donald Trump. L’enorme pubblicità gratuita che ha voluto dare al libro il presidente USA quando mercoledì scorso dalla Casa Bianca ha rilasciato un documento ufficiale per denigrarlo e considerarlo pieno di falsità, “fake news”, sta ormai facendo la fortuna di questo libro che altrimenti sarebbe stato uno tra i tanti che escono ogni mese. E la reazione irrefrenabile di Trump conferma in pieno il tratto del carattere che gli intervistati di Wolff nel libro hanno tutti tracciato allo stesso modo: Trump è come “un bambino”. Proprio così, “a child” che ha sempre bisogno di ottenere l’immediata gratificazione. “Tutto quello che fa, riguarda sempre se stesso” ha detto Wolff di Trump, beato dalle attenzioni che sta ricevendo.

Si parla molto di Steve Bannon e le dichiarazioni rese a Wolff contro Trump e i suoi familiari, ma il libro di Wolff non è su Bannon, o gli altri collaboratori di Trump, ma su come questi, da dentro la Casa Bianca, percepiscono il presidente per cui lavorano o hanno lavorato. Wolff è riuscito a mettere insieme i “gossip” raccolti entrando e uscendo per mesi dalla Casa Bianca, e forse qualcuno dovrebbe svelare come il giornalista di The Hollywood Reporter abbia fatto, chi gli ha dato l’autorizzazione. Insomma chi ha preparato il trappolone presidenziale?
A parte i gustosi pettegolezzi e le mezze verità miste a falsità che un libro del genere contiene, tutte cose tra l’altro di cui sapevamo già (c’era forse bisogno di questo libro per capire Trump? Un uomo che non riesce a nascondere nulla della sua immaturità tendente alla pazzia? E’ tutto alla luce del sole, appena lo senti parlare o lo leggi su twitter, c’era bisogno del libro di Wolff per capirlo?) a noi ci interessa un altro aspetto. Finalmente sta avvenendo quello che inevitabilmente sarebbe dovuto avvenire: lo scontro frontale tra il presidente Trump e la Costituzione USA, e più precisamente con il suo Primo Emendamento. Era prevedibile che ciò sarebbe avvenuto, per le dichiarazioni di Trump rilasciate fin dalla campagna elettorale, con quella sua ignoranza rispetto alla Costituzione e le protezioni che questa assicura alla stampa e ai giornalisti. Adesso, con gli avvocati di Trump che intimano all’editore del libro di Wolff di sospendere la pubblicazione pena la querela in tribunale per la casa editrice e anche l’autore del libro, finalmente vediamo giungere non solo nelle minacce ma con i fatti l’atteso duello tra il più ignorante presidente USA che sia mai stato alla Casa Bianca e il pilastro della Costituzione americana senza il quale cadrebbe il castello della democrazia americana. Quindi, se ci fosse qualcuno che avesse ancora dubbi, in questo ultimo duello si sa già chi vincerà.
Gli avvocati di Trump sanno benissimo che tentare di fermare un editore dal distribuire un libro che scrive del personaggio pubblico per eccellenza, il presidente degli Stati Uniti, è quasi impossibile perché dovrebbero essere in grado di provare (provare!!) che il contenuto del libro non solo sia falso (ciò infatti non basterebbe) ma che questa sua falsità sia stata pianificata con “malizia”. Cioè l’autore sapeva già che quello che scriveva fosse tutto falso. Quindi nel caso delle dichiarazioni di Bannon (che ricordiamo non ha finora smentito), che l’autore del libro sapesse che Bannon stesse mentendo all’intervistatore sulla sua opinione del presidente e dei suoi familiari, e che Wolf, pur sapendo che Bannon stesse mentendo a se stesso, avesse comunque scritto questi pensieri pur sapendoli falsi.
Una prova, quella del “malicious intent” praticamente impossibile da ottenere in un’aula di tribunale, e per questo così voluta dai giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti che nell’ottobre del 1964 hanno decretato che un politico o qualsiasi personaggio pubblico abbia bisogno di portare al momento della querela la “prova della malizia” per poter bloccare un articolo o scritto dalla pubblicazione. Questo, lo ribadiamo, solo se lo scritto riguarda personaggi pubblici e su argomenti che servono il dibattito pubblico. Cioè la libertà di stampa ed espressione difesa al massimo delle possibilità, come appunto una democrazia moderna deve fare per ritenersi matura.
Quindi Trump ora cerca di fermare con la furia della sua ignoranza della Costituzione (i suoi avvocati ovviamente basta che li paghi profumatamente, fanno quello che gli chiedi di fare) la pubblicazione di “Fire and Fury” e ovviamente ne rimarrà bruciato. E quindi, ancora una volta con i fatti, Trump dimostra esattamente la tesi del libro di Wolff, che per i suoi collaboratori lui è un uomo totalmente immaturo, come un “bambino”, che deve essere accontentato sempre e vuole gratificazioni immediate e che non è in grado di distinguere tra ciò che vuole in quel momento e quello che è possibile ottenere.
Trump, lo abbiamo predetto fin dall’inizio della sua presidenza, è destinato a uscire dall’ufficio Ovale prima della fine del suo mandato dalla Casa Bianca. E’ inevitabile che accada. Saranno le indagini delle relazioni pericolose della sua campagna elettorale con i russi? Il fatto che continui ad approfittare della sua carica presidenziale per favorire la sua compagnia di alberghi affidata ai figli? Il pericolo che ci porti tutti all’inferno di una guerra nucleare? Le continue denunce delle donne che ne hanno subito le violenze? Probabilmente la combinazione di tutto questo. Ma soprattutto sarà la constatazione che non è Bannon “ad aver perso la testa”, come ha detto il presidente nel suo comunicato contro il libro. Semmai, a non averla mai avuta, la testa per essere presidente, è proprio Trump.
Ciò che finalmente sveglierà dal sonno “interessato” il Congresso e, prevediamo, persino il Cabinet dei ministri nominati, e a farli decidere di sbarazzarsi una volta per tutte di Trump, sarà la realizzazione che il popolo americano, persino coloro che hanno votato Trump, non permetterebbero mai che un “bambino”, per i suoi capricci, distrugga la Costituzione, fondamento della democrazia e della libertà negli Stati Uniti. A licenziare Trump sarà quindi il “Fire and Fury”, ma non il fuoco e la furia scatenata su Trump dai contenuti del libro, ma quella degli americani ormai consci del gravissimo pericolo corso dopo aver eletto il presidente più ignorante e immaturo della storia di questo grande Paese.