Cari Lettori, eccoci finalmente con la nuova versione de La Voce di New York.
L’abbiamo pensata e lavorata per mesi, come in una sartoria, e adesso siamo online con la veste che sentiamo nostra, nuova di zecca, di tessuto bianco come la carta elegante che si teneva per le lettere importanti, di nero deciso come l’inchiostro indelebile, e con una punta di rosso, che tradisce l’origine più italiana e passionale.
Passato e futuro, penna e computer, Italia e America.
Come promesso, proseguiamo il nostro viaggio che abbiamo iniziato due anni fa, più forti e più convinti di prima, con l’obiettivo di diventare la più importante pubblicazione in lingua italiana all’estero.
Liberty meets Beauty, il nostro nuovo cammino riparte da queste tre parole.
Di libertà ne abbiamo parlato più volte, è la nostra premessa di giornalisti protetti dal Primo emendamento della Costituzione degli USA. Il nostro è un giornale pubblicato in America, e noi continueremo ad essere liberi e indipendenti, orgogliosi di credere ancora nel valore della scrittura e del giornalismo.
Ma la Bellezza, oggi, è la vera notizia. Vale per noi, ma credo valga per tutti. Cercare e raccontare la bellezza può oggi incuriosire, attrarre nuovamente, metterci in discussione, contro ogni inutile atteggiamento di rinuncia.
Ma occhio, non siamo ingenui, bellezza non significa buonismo o non volere guardare. La bellezza che cerchiamo è il racconto emozionante, ma anche doloroso e triste, che volge alla speranza e al cambiamento, è l’inchiesta che ti fa arrabbiare, il giorno della memoria che ti fa ricordare, l’impresa sportiva o avventurosa, il coraggio e la sfida, lo sguardo nuovo che vogliamo puntare alle cose di tutti i giorni, perché crediamo tutto sommato ad un mondo migliore.
Bene uguale bello: ho un ricordo speciale, di mia madre, che voglio condividere con voi. Iniziavo per la prima volta a studiare filosofia e facendo i compiti non ci capivo un granché, poi nella mia testa di adolescente lo studio doveva lasciare al più presto lo spazio al pallone. Mia madre, sedendosi accanto a me, che già scalpitavo, mi disse: “Stefano, la filosofia non è complicata se te ne innamori subito. E per amarla, impara il concetto filosofico del bello che nasce nel pensiero dell’antica Grecia e che continua fino ai giorni nostri. Bellezza intesa non solo come piacere estetico, ma anche come tensione morale verso la bontà. Si riassume così: è bello ciò che buono e viceversa…”
L’arte e la società moderna hanno tenuto a separare bello e bene. E del resto una persona molto attraente può farti anche molto male, come anche un hamburger con troppe patatine, ma la lezione di mia madre mi è servita e la porto nel cuore.
E infine la terza parola: meets, l’incontro.
La VNY vuole essere soprattutto un ponte tra Italia e USA. Vogliamo parlarvi degli USA e NY con uno sguardo italiano e raccontarvi l’Italia con lo sguardo americano. Questo scambio tra le due sponde dell’Atlantico è quello che intendiamo come incontro tra libertà e bellezza.
Quindi vi racconteremo New York e le sue novità perché quello che accade qui oggi, domani accadrà altrove. E vi racconteremo l’Italia dell’innovazione enfatizzando quelle storie di chi prova a vivere in Italia con un atteggiamento “americano” fatto di creatività, di idee e di lavoro per realizzare i propri sogni anche nel Belpaese. Vi racconteremo di coloro che hanno deciso di andarsene recuperando una memoria storica che potrebbe finire per evidenziare un filo rosso tra gli emigranti di ieri e i migranti di oggi.
Nel fare tutto questo, infine, non perderemo d’occhio il resto del mondo dal nostro osservatorio privilegiato nel Palazzo di Vetro dell’ONU, un’organizzazione paragonata troppo spesso ad un carrozzone burocratico ma che ha svolto un ruolo fondamentale per l’umanità. Un’organizzazione divenuta, tra l’altro, un po’ più italiana grazie a persone come Staffan De Mistura che sta mediando il processo di pace in Siria con una professionalità diplomatica che il resto del mondo riconosce come straordinaria. O Filippo Grandi, appena nominato a capo della UNCHR, l’agenzia dei rifugiati e che ha già mostrato le sue straordinarie doti organizzative.
Quello che ci proponiamo di fare in questa nuova veste è di non diventare mai prevedibili. Non saremo sempre d’accordo, ma speriamo di confrontarci in dibattiti onesti e improntati al rispetto reciproco.
Il valore supremo che ci guiderà sarà sempre quello del rispetto della verità che va rincorsa anche se quella assoluta non sarà mai raggiunta.
Ancora grazie a tutti i nostri bellissimi lettori per continuare a seguire e sostenere la nuova e bellissima VNY.
Un piccolo favore: fate girare la voce…