La VOCE di New York compie un anno e lo festeggia proprio il 25 aprile. Per tutti noi è una doppia felicità festeggiare gli obiettivi raggiunti in questo giorno: siamo diventati il più autorevole e letto giornale online in lingua italiana di New York e del Nord America e questo risultato l'abbiamo ottenuto riuscendo a preservare intatti i valori di libertà e di indipendenza con cui eravamo partiti alla fine dell'aprile del 2013. E festeggiare questo nostro compleanno il 25 aprile, data in cui in Italia si celebra la liberazione dal nazifascismo, ci riempie doppiamente di orgoglio. Perché siamo euforici al pensiero di poterci ritrovare oggi, accolti nella bellissima Casa Italiana Zerilli-Marimò della New York University, tempio della cultura italiana di questa straordinaria metropoli, per festeggiare un anno della nostra VOCE, e perché, un anno dopo quell'aprile 2013 in cui iniziammo questa avventura, abbiamo tutte le ragioni per brindare facendo coincidere la realizzazione del nostro sogno con il giorno della ritrovata libertà in Italia.
Qualcuno ha sostenuto che il 25 aprile non possa essere una festa nazionale italiana perché di parte, una festa "partigiana". Questo perché quella data coincide con la proclamazione a Milano da parte del CNL della definitiva caduta del fascismo, con la condanna a morte di Benito Mussolini. Per noi de La VOCE di New York, invece, continuare a festeggiare il 25 aprile 69 anni dopo ed essere ancora fortemente antifascisti nel 2014, non significa essere "di parte". Significa semmai essere parte di tutti quegli italiani che fanno coincidere il sentimento di attaccamento alla propria patria con il valore della difesa della sua democrazia e della sua memoria storica.
Quindi, se qualcuno non si ritrovasse nella scelta di questo giornale di festeggiare il suo compleanno insieme alla libertà ritrovata dell'Italia, vorrà dire che questa VOCE, che ha dimostrato, pubblicando in 12 mesi oltre duemilacinquecento articoli scritti apposta per lei, di essere aperta a tutte le opinioni e ai punti di vista, ecco che questa VOCE non è, e non vuol essere, la sua. Questo giornale non si adatta e non vuol adattarsi al lettore che non nutre gli stessi valori democratici costruiti dopo il 25 aprile con la Costituzione Repubblicana del 1948. Perché noi crediamo ardentemente che tutto quello che rappresenta privazione della libertà di pensiero, di espressione, di voto, non sia solo da criticare, ma da combattere. Resistenza, appunto, per la libertà. Noi la facciamo e continueremo a farla ogni giorno pubblicando questo giornale fondato proprio su questi valori di libertà.
Come avrete notato, fin dal primo giorno di pubblicazioni de La VOCE di New York, sotto la sua testata appare la scritta "Giornale protetto dal primo emendamento della Costituzione USA". Questo nonostante anche la Costituzione italiana, quella nata nel '48 e spesso chiamata Costituzione "antifascista", nel suo articolo 21 manifesti un indirizzo praticamente identico al primo emendamento Usa.
Eppure sappiamo come molto della legislazione repubblicana in materia di libertà di stampa e diffusione delle libere opinioni sia stato "macchiato" da restrizioni di tipica derivazione fascista. Se per anni le maggiori agenzie internazionali che monitorano la libertà di stampa hanno posizionato l'Italia nelle parte più bassa tra i paesi democratici, non illudetevi che ciò sia accaduto soltanto perché il primo ministro era il tycoon Berlusconi. Esiste un deficit di garanzie legislative in difesa della assoluta libertà di stampa e della libertà dal non essere intimoriti dal potente di turno. E se in questo anno i nostri lettori ci hanno dato fiducia è perché hanno riconosciuto i valori di libertà e indipendenza di cui questo giornale vuole farsi portatore, promotore e custode.
Oggi festeggiamo quindi il nostro primo anno di una VOCE indipendente e libera, la vostra VOCE da New York, orgogliosi che questa data cada nel giorno della liberazione, data che è e resterà ispirazione per continuare a fare un giornalismo libero e per dare VOCE a quelle voci che altrove non trovano spazio.
Il presidente Sandro Pertini pronunciò una frase chiara e così vera nella sua essenzialità: "È meglio la peggiore delle democrazie della migliore di tutte le dittature".
Questo giornale crede fermamente in questa verità. E continuerà a riaffermarlo proprio il 25 aprile, giorno del suo compleanno. E da New York continuerà così a ricordare alle decine di migliaia di lettori sparsi per il mondo, che senza una stampa libera, indipendente e capace di resistere ai condizionamenti o intimidazioni di potenti, strapotenti e prepotenti, non può crescere sana la democrazia, né quindi esserci la vera libertà.
Evviva il 25 aprile! Evviva La VOCE di New York!