Il Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti (al quale questo giornale si ispira…) sancisce, tra le altre cose, la totale libertá di espressione da parte degli individui a prescindere dalla sostanza dei contenuti da essi espressi.
Questa clausola, che fa parte della Dichiarazione dei Diritti introdotta nel piú vasto corpo costituzionale nel 1791 da James Madison, mira a sottrarre il diritto di censura dalle mani del sovrano (o del potere pubblico…) attribuendolo esclusivamente al popolo.
Nelle ultime settimane, il Primo Emendamento é tornato agli onori della cronaca in America in relazione a due casi molto diversi tra loro ma entrambi legati ad interpretazioni "estreme" di questo principio costituzionale.
Il 25 marzo scorso, nello stato del Kansas é morto il reverendo Fred Phelps, fondatore della congregazione religiosa Westboro Baptist Church, un gruppo di fanatici fondamentalisti noto per le sue odiose dimostrazioni di protesta anti-gay.
La congregazione, che si puó definire un vero e proprio culto di famiglia dal momento che molti dei suoi membri sono imparentati tra loro, é divenuta famosa in America per i suoi picchettaggi ai funerali di membri della comunitá omosessuale. Nel 1998 ad esempio, Matthew Shepard un giovane ventiduenne di Laramie in Wyoming, fu attaccato, torturato e ucciso da due uomini per il solo fatto di essere gay. Comprensibilmente, l'omicidio suscitó grande clamore e indignazione che peró non impedirono al gruppo di Phelps, che include ragazzi e bambini, di organizzare una pubblica manifestazione ai funerali del giovane ostendando cartelli con scritte come "Marcisci all'inferno" e "Dio odia i froci" cioé, concepiti specificamente per essere il piú offensivi possibile.
Col passare del tempo e con l'acquisizione di una certa notorietá, la Westboro Baptist Church ha esteso il suo raggio d'azione passando dal picchettaggio dei funerali di omosessuali a quello di concerti pop (Lady Gaga); ai funerali dei familiari di politici famosi (la madre di Hillary Clinton e il padre di Al Gore) fino alle proteste ai funerali di soldati caduti in Irak ed Afganistan, tutti con gli stessi oltraggiosi cartelli ("Grazie a Dio per i soldati morti" e "Grazie a Dio per 9/11").
A dispetto dell'atrocitá di queste manifestazioni tuttavia, il Primo Emendamento sulla libertá di espressione ha sempre garantito a questi idioti il diritto inalienabile di esternare i propri deliri senza alcun timore di essere censurati. Un privilegio che, per quanto difficile da digerire in un caso come questo, é anche il sintomo della considerevole maturitá giuridica di una nazione coerente con i princípi ispiratori della sua carta costituzionale.
L'altro episodio che ha portato il Primo Emendamento al centro del dibattito politico, é stata la recente, clamorosa sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti che ha rimosso i limiti di legge sui contributi finanziari ai candidati politici nel corso delle campagne elettorali. L'abrogazione di questi limiti, istituiti negli anni 70 dopo lo scandalo Watergate, consente ora (a milionari e miliardari…) di donare fino a 3,6 milioni di dollari ai loro candidati preferiti incrementando e legittimando la giá fortissima influenza del potere economico su quello politico e consentendo cosí alla minoranza dei super-ricchi del paese praticamente di "comprarsi" i candidati e i loro programmi politici e creando le condizioni ideali per clamorosi casi di "quid pro quo".
La Corte Suprema degli Stati Uniti (che si puó paragonare alla Corte Costituzionale italiana), prende in esame solo quei casi che mettono in discussione la legittimitá costituzionale delle leggi e, nel caso dei contributi finanziari alle campagne elettorali, il pretesto che ha portato questa causa fino al massimo livello di giudizio é dovuta all'equiparazione di questi stessi contributi finanziari al "diritto ad esprimere la propria opinione" che, come tali, garantisce loro la tutela del Primo Emendamento sulla libertá di espressione.
Il fatto che donare quattrini ad un candidato politico sia paragonabile all'esercizio della libertá di parola, sembrerebbe assurdo. Tuttavia, la maggioranza conservatrice all'interno della corte (che comprende anche i due giudici di origine italiana, Antonin Scalia e Samuel Alito) e i loro sostenitori nel Partito Repubblicano, sostengono che non c'é alcuna correlazione diretta tra questi contributi finanziari a questo o quel candidato e il potenziale pericolo di corruzione o, quantomeno, di implicita subordinazione di questi stessi politici ai loro benefattori a dispetto della possibilitá di essere eletti grazie ai milioni donati loro dal miliardario di turno.
L'esempio che questi esponenti di destra hanno tirato in ballo, nel tentativo di fornire una parvenza di legittimazione logica ai loro argomenti, é quello che paragona queste donazioni agli investimenti necessari per fondare e gestire un giornale o una stazione radio-televisiva.
Secondo i commentatori conservatori che si sono espressi sulla sentenza infatti, anche un giornale o una stazione radiofonica tendono ad influenzare l'opinione pubblica attraverso le loro pagine editoriali, un'attivitá garantita loro dalla libertá di espressione definita dal Primo Emendamento. E, dal momento che per gestire un giornale o una radio occorrono soldi, ne consegue che la donazione diretta e illimitata di danari ad un candidato politico vá tutelata alla stessa maniera perché tende ad ottenere lo stesso risultato: influenzare le opinioni politiche dell'elettorato.
Il primo elemento interessante ad emergere da questo argomento consiste nel fatto che, secondo questa logica, il diritto alla libertá di espressione non esisterebbe di per sé ma solo in relazione al danaro necessario ad esercitarla. Questo principio ideologico-dottrinale é un'espressione di quel carattere fondamentalmente materialista della cultura americana e di quella conservatrice in particolare.
Il secondo fattore da tenere in considerazione é che la possibilitá o meno di contribuire somme enormi di danaro, non puó essere paragonata alla libertá di espressione perché il miliardario di turno che voglia esprimere la propria opinione e il proprio pensiero puó farlo liberamente senza spendere un centesimo.
L'esborso di danaro, sia esso per contributi elettorali o per la gestione di un giornale, non é una condizione fondamentale per l'espressione di un'opinione ma semmai per la sua diffusione. In altre parole, se si vuole convincere l'opinione pubblica sugli effetti salutari della dieta vegetariana, lo si puó fare gratis andando per strada con un bel cartello intorno al collo come uno di quelli utilizzati da Fred Phelps e dalla sua banda di psicopatici della Westboro Baptist Church.
L'investimento di migliaia o di milioni di dollari non é di per sé necessario per esprimere un'opinione. Diventa necessario solo se intende trasmettere questo messaggio a migliaia e milioni di elettori per convertirli al vegetarianismo. I soldi cioé, sono la condizione necessaria ad aumentare la diffusione del messaggio non il diritto ad esprimerlo.
Il terzo e ultimo paradossale aspetto di questa storia, é che esiste una sostanziale differenza tra il tentativo di influenzare l'opinione pubblica compiuto attraverso il commento di un giornale e quello ottenuto finanziando direttamente l'elezione di un politico. Mentre il primo si rivolge per lo piú all'elettorato, il politico da eleggere é un rappresentante del popolo il cui compito é di fare le leggi, cioé di creare le regole della convivenza sociale.
Volendo fare un paragone sportivo, non c'é nulla di strano se un miliardario che é anche proprietario di una squadra di football decide di usare i suoi quattrini per acquistare i migliori giocatori sul mercato e vincere cosí il campionato. Un'altra storia invece é se questo stesso miliardario decide di vincere il campionato usando i suoi soldi per fare regali milionari agli arbitri di tutte le partite giocate dalla sua squadra.