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September 27, 2011
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L’INDRO/ Nati col Bavaglio

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 7 mins read

 

Non prendiamoci in giro. Il fatto che nell’anno 2011 in Italia si possa ancora proporre e dibattere una cosidetta legge ’bavaglio’, non é perché ci sia al governo un uomo chiamatoSilvio Berlusconi. Non é cosí, basta chiacchiere. É un fatto di mentalitá o, meglio, di cultura democratica: in Italia, nonostante l’articolo 21 della Costituzione dica il contrario, una veralibertá di stampa non c’é mai stata. Nella materia specifica, siamo ancora piú vicini all’epoca del fascismo che alle democrazie occidentali di stampo liberale.

 

 

Lo ha appena detto a New York anche il Giudice della Corte Costituzionale Sabino Cassese, durante una conferenza che all’Istituto italiano di cultura ha messo a confronto la genesi della costituzione Americana con quelle dell’Italia unita (statuto albertino e costituzione repubblicana). Per Cassese “sebbene fosse entrata regolarmente in vigore il 1 gennaio 1948, la Costituzione repubblicana non produsse subito effetti concreti. La sua attuazione si protrasse per quasi quarant’anni, tanto che fu definita una «rivoluzione promessa» e una «rivoluzione mancata». Secondo i piani dell’Assemblea costituente, cinque anni sarebbero stati sufficienti per dare attuazione alle norme costituzionali e sottoporre a revisione le leggi emanate durante il periodo fascista che andavano contro la Costituzione. Le prime legislature, tuttavia, non presero affatto in considerazione le norme costituzionali. (…) Così, a causa dei ritardi nell’attuazione o della mancata attuazione, la Costituzione è stata sfigurata: la realtà costituzionale non corrisponde ai principi e alla struttura stabiliti dalla Costituzione stessa”.

 

La mancata attuazione dell’articolo 21 ci appare da qui un esempio lampante. Non c’ébisogno di arrivare alla legge ’bavaglio’ di Berlusconi. In materia di regolamentazione della stampa, abbiamo giá ereditato molto del sistema fascista, con le registrazioni delle testate in tribunale, il direttore responsabile che deve far parte dell’ordine dei giornalisti (attenti al nome, ’ordine’…) altrimenti la stampa é vietata, e lo stesso ordine – inesistente in tutto l’Occidente – è di diretta discendenza dal regime fascista (giá l’ex direttore del ’Popolo d’Italia’ Mussolini sapeva come mettere la museruola ai suoi ex colleghi). E poi, soprattutto, con la possibilitá lasciata ad ogni potente italiano di poter querelare per ’diffamazione’(leggi minacciare) il giornalista.

Come ho giá scritto piú volte da New York, la domanda che dovremmo porci con laripresentazione della legge ’bavaglio’ non è perché Berlusconi la voglia, ma perché sia ancora convinto che possa farcela. Perché in Italia si può oggi, nel 2011, proporre e far approvare, anche con la fiducia, una legge così liberticida nei confronti dell’informazione?

Nel nostro paese si può assaltare l’informazione cosidetta ’pluralista’ perché da tempo gli italiani hanno constatato che l’indipendenza nel loro paese non é mai esistita. Sono faziosi ma non fessi. Se Berlusconi può agire indisturbato contro la stampa, è perché gli italiani non credono nelle capacità di quest’ultima di attenersi al ruolo corretto che dovrebbe avere in una democrazia. La stampa italiana ha deciso da tempo di essere parte della lotta politica. Non è ’guardiano’ o ’arbitro’ del potere, ma un attivo "partito militante", che si schiera al servizio dei falsi duellanti, siano questi la Dc o il Pci di ieri, o il Pdl o Pd di oggi.

E il cosidetto pluralismo? In Italia l’espressione (che non avrebbe nessun significato in America) si traduce col dare a tutti l’opportunità di poter ’condizionare’ l’informazione, di farla gareggiare nell’essere partigiana. Il giornalismo militante italiano é sempre pronto a servire gli interessi di un padrone, soprattutto se paga bene.

Con le sue contraddizioni e ipocrisie, il giornalismo militante italiano ha creato le condizioni per lo scatenamento del mostro berlusconiano. Ora egli può fagocitare tutti perché non c’è informazione indipendente che il popolo italiano possa difendere.

Forse Prodi non sceglieva il direttore del Tg1? Ricordo male, o quel suo governo di centrosinistra stava approvando in CdM una proposta in cui si metteva il bavaglioall’internet? Chiedete a Di Pietro, toccó a lui fermarli appena in tempo…

Che fare allora? C’é bisogno in Italia di una rivoluzione culturale sul significato di libertá di stampa, quella vera iniziando con l’articolo 21 della Costituzione che deve essere attuato per quello che afferma.

Giá, in quella stessa conferenza a New York acui partecipava il giudice Cassese, é intervenuto anche il Prof. Stephen Holmes, politologo della New York University, che ha ricordato come il pensiero di grandi italiani, su tutti Machiavelli, influenzó i padri fondatori degli Stati Uniti nel redigere la Costituzione americana. Ma Holmes ha anche sottolineato come nella Costituzione americana si decise di favorire il controllo dei cittadini sui governanti: infatti aFiladelfia intuirono subito che le sole elezioni non sarebbero bastate al cittadino per controllare l’azione del politico. Cosí gli americani sarebbero stati continuamente informati delle azioni di chi fosse stato eletto al potere. “Tutti i politici odiano ammettere i propri errori” dice Holmes, quindi ecco la creazione di un sistema costituzionale che mette in atto la scoperta dei loro errori. Questo metodo, oltre a rinforzare il senso di responsabilità del politico (“accountability”) ne limitava anche la corruzione. 

Col passare degli anni, la Corte Suprema Usa ha ampiamente allargato questo “controllo” sui potenti previsto dalla Costituzione. E infatti, chiunque ricopra una carica pubblica elettiva in America, non puó querelare un giornale o un giornalista anche quando questicommettono errori, a meno che la parte ’offesa’ non sia in grado di dimostrarne la ’malice’, la malizia dell’avversario.

Immaginatevi Berlusconi – che una volta ripeteva di stare giá con l’America ancor prima di sapere da che parte stesse – se avesse fatto proprio il valore di quel ’Bill of Rights’ aggiunto subito dopo la ratifica della costituzione Americana. Sarebbe stato mai in grado il Cavaliere di recepirne lo spirito per metterlo al primo punto di qualunque riforma italiana? 

Il vero Quarto Potere, indispensabile alla salute democratica, negli USa ha anche il diritto-privilegio di poter sbagliare quando si occupa di investigare una figura pubblica, perché, come dissero i giudici supremi nel celebre caso ’The New York Times-Sullivan’ (1964), anche certe notizie rivelatesi poi false “must be protected if the freedoms of expression are to havethe ‘breathing space’ that they ‘need… to survive’”. ("Devono essere protette se le libertá di espressione devono avere lo spazio vitale di cui hanno bisogno… per sopravvivere").

Quei politici italiani di destra e sinistra, che come capimafia minacciano querele nei confronti dei giornalisti, solo se qualcuno "si permette…" (l’ultimo in tv é stato il leader del Pd,Pierluigi Bersani) dovrebbero leggersi la sentenza, che il giudice supremo americano Hugo Black scrisse, nel 1964:

"Questa nazione puó vivere in pace senza querele basate su discussioni pubbliche o affari pubblici e di pubblici ufficiali. Ma dubito che un paese possa vivere nella libertá quando i suoi cittadini possono essere fatti soffrire fisicamente o finanziariamente per aver criticato il loro governo, la sua azione o i suoi rappresentanti”.

 Chiudiamo con tre famosi pensieri di Thomas Jefferson, colui che più di chiunque altro tra i padri fondatori degli Stati Uniti, volle innestare nella Costituzione americana il "FirstAmendment", che in materia di libertà di espressione e di stampa, dopo 230 anni, fa degli Stati Uniti ancora il paese guida nel mondo e dal quale il popolo italiano dovrebbe trovare ispirazione per intraprendere la sua ’rivoluzione’:

 “Un governo dispotico tiene sempre pronta una specie di esercito di scrittori di notizie che, senza alcun riguardo per la veritá o per quella che dovrebbe essere la veritá, inventa e mette su carta qualunque cosa che faccia l’interesse dei suoi ministri. Tanto basta per la gran parte della popolazione che non ha i mezzi per distinguere il falso dal vero leggendo un giornale”. Thomas Jefferson, 13 ottobre, 1785

 “La nostra libertá non puó essere salvaguardata se non con la libertá della stampa, né questapuó essere limitata senza il pericolo di perderla”. Thomas Jefferson a John Jay, 1786

 “Dato che le fondamenta dei nostri governi sono l’opinione del popolo, il primo obiettivo dovrebbe essere di tener questa opinione nel giusto; e se dipendesse da me decidere se dovessimo avere un governo senza giornali o giornali senza un governo, non esiterei un momento a preferire quest’ultimo… “ Thomas Jefferson to Edward Carrington, 1787

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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