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June 7, 2011
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Indro l’Americano

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 9 mins read

Hello Indro, how are you doing nella bellissima Italia?

É ancora bella ma avvilita dalla modernitá? 

Sí, abbiamo letto da qui, ma anche in America abbiamo le nostre magagne, e da qualche anno dicono in tanti che nel Paese ancora più potente della terra, bisognerá rassegnarsi alla decadenza. In troppi e forse troppo presto già annunciano che la Cina, l’India, il Brasilesaranno le stelle del futuro e gli Stati Uniti e la vecchia Europa retrocederanno nel secondo mondo. 

Indro, non ti scoraggiare per le vicissitudini dell’Italia, dopotutto é ancora giovine, appena 150 anni e non li dimostra. E non ci credere al declino degli Usa, gli americani si sa, piú li mandi giú e piú si tirano su. Questa nazione di 100 anni meno giovane dell’Italia, sa come tenersi in forma anche nelle disgrazie e ha una forza di rinnovamento ineguagliabile. Piú il loro Governo commette errori, tra guerre sbagliate e Presidenti innetti, e piú attira legenialitá e le occasioni per redimersi. 

Anche l’Italia possiede tutte queste potenzialitá per rialzarsi e mi sembra, dalle ultime notizie che si leggono qui negli Usa, che il popolo italiano si stia dando finalmente una mossa. Negli ultimi mesi, per esempio, l’immagine che ha fatto piú impressione al di ládell’oceano, é stata quella sull’inarrestabile piena di donne nelle piazze italiane. Com’erano belle quelle italiane che riscattavano la dignitá per un Paese mortificato dagli scandali del Capo del Governo. Pensa che a New York a marzo c’é stata una mega conferenza,‘
Womenin the World’, dedicata alla lotta delle donne nel mondo, dove é intervenuta ancheHillary Clinton con un discorso tosto tosto. C’era un panel dedicato al’Italia, e a parlare di‘bunga bunga’ e di risveglio dell’orgoglio femminile erano state invitate l’indomabile Emma Bonino con la brava attrice Violante Placido. Che bella figura che ha fatto l’Italia qui con l’intelligenza delle donne e con quella mega immagine della manifestazione rosa che dominava la sala di un teatro di Broadway. Ad applaudire con la Clinton decine di leader mondiali e centinaia di media del pianeta. Nonostante la zavorra del premier Silvio Berlusconi che, sembra incredibile, é ancora lí, l’Italia da qui ci é apparsa capace della riscossa.

Dopotutto gli scandalosi uomini potenti che si credono intoccabili abbondano ovunque, anche se certi mandarini europei riescono a trasformarsi addirittura in criminali.Dominique Strauss Kahn rischia grosso, se a New York riuscissero a provare che ha violentato la cameriera di quel lussuoso albergo, altro che all’Eliseo, DSK potrebbe finire aSing Sing, bruttissima galera peró con una bella vista sull’Hudson.

Non so se avete saputo in Italia, ma recentemente un congressman molto influente e votato a New York, che rappresenta Brooklyn-Queens per la precisione e che si chiama AnthonyWeiner, si é fatto pescare mentre mentiva spudoratamente ai giornalisti sulle sue “relazioni via web” con le giovani studentesse. Una promessa della politica dei democratici, Weiner si era appena sposato con una bella e molto indaffarata signora, Huma Abedin, la moglie, incinta, che lavora come assistente del Segretario di Stato e con Hillary gira per il mondo.Weiner a quanto pare si divertiva a spedire foto di lui in mutande alle sue fan sparse negliStates.

E chissenefrega? E infatti all’inizio di quello che sembrava uno scandaletto, quando i giornalisti avvoltoi gli svolazzavano attorno, il nostro congressman appariva sicuro di farcela, forse pensava che l’elettorato della liberal Brooklyn non lo avrebbe licenziato a causa di storielle piú ridicole che piccanti e per giunta ‘consumate’ via web. Ma poi il nostro politico ha esagerato, cominciando a rilasciare interviste dove, davanti alla telecamera, ha cominciato a mentire spudoratamente: “non sono stato io”, “qualcuno se infilato nel mio account”, etc etc… Fino a quando é stato smascherato da un blog che ha pubblicato una delle foto inviate ad una ragazza dove appariva come lo aveva fatto mamma e con dietro le foto dei suoi cari in bella vista nel suo ufficio.

Adesso il poverino, che piange in tv dicendo che non si dimetterá perché non ha commesso alcun reato, invece probabilmente sará cacciato dal suo partito o dai suoi elettori perché ha commesso un peccato molto piú grave della scappatella virtuale: ha mentito piú volte e con arroganza al quarto potere. Un peccato che quando scoperto, qui in America é come un crimine che ti stronca la carriera.

Giá Indro, il potere della stampa qui é proprio come quello che tu avresti voluto per l’Italia. Certo anche i nostri padri della Costituzione repubblicana ci donarono l’articolo 21 per proteggere la libertá dei cittadini di informare ed essere informati, ma poi di fatto quellalibertá, si sa, in Italia é stata relegata ad essere come la luna nel pozzo.

Scrivi ció che disturba un potente? Rischi di beccarti subito una querela. Poi si vedrá chi aveva torto, intanto col tuo giornale siete stati messi all’angolo, dovrete difendervi dalle minacce e dagli avvertimenti mafiosi. Giá basta immettere nell’aria quell’atmosfera di paura per quello che potrebbe accadere a chi sgarra, che, anche a chi fa il proprio dovere, viene da pensare: "ma chi me lo fa fare…"

L’informazione in Italia, parliamo di quella ancora non al servizio di qualcuno contro qualcunaltro ma rimasta indipendente e al servizio solo del Lettore-Cittadino, deve sopravvivere in questa atmosfera intimidatoria ed é sempre piú difficile compiere il proprio dovere senza rischiare la rovina. Ma tutte queste cose ovviamente, chi ti frequenta Indro, le conosce giá.

Eppure, in Italia si dovrebbe conoscere meglio come, qui in America, chi lavora nei media, e mi riferisco soprattuto alla stampa (su carta o web non cambia) non sappia cosa sia l’aver paura di fare il proprio dovere. Perché, la sapevi questa Indro, anche se dovesse sbagliare quando si sta occupando di coprire personaggi pubblici, soprattutto politici che occupano cariche elettive, nessuno potrá perseguire il giornalista con le querele, a meno che non venga provata la malafede. “Malizia” l’hanno chiamata nel famoso verdetto“Sullivan contro New York Times” di 46 anni fa, in cui la Corte Suprema degli Stati Uniti ridava forza a quel Primo Emendamento che i padri fondatori di questo Paese, gente comeThomas Jefferson per intenderci, avevano voluto innestare nella Costituzione Usa in difesa della libertá.

Giá, questa libertá assoluta di informare senza essere “intimiditi” dal potente di turno é il più importante pilastro che rinnova sempre la democrazia di questo Paese, la vera arma per nulla segreta che c’é dietro a quella forza che rimette in piedi l’America e la fa ripartire. Ovviamente il giornalista disonesto, che sbaglia con “malizia” o anche per semplice incapacitá, viene prima o poi ‘epurato’ dai media ‘mainstream’, perchéla credibilitá resta l’unico capitale che ti fa sopravvivere in quello che é pur sempre un mercato spietato. Insomma, qui chi sbaglia troppe volte, non va in galera e non paga multe, ma viene semplicemente ‘fired’, che in italiano significa letteralmente ‘bruciato’ ed é anche la parola usata per dire: licenziato! 

Bello vero? Ti immagini in Italia i poteri politici e anche economici che rispettano, e quindi temono, i giornalisti, invece di averli in libro paga?

E giá Indro, in Italia chi arrivó a realizzare questo tipo di giornalismo si chiamava proprio come te, e di cognome faceva Montanelli. Ma allora sei tu quell’Indro?

Ora ho capito, tu vorresti che nel giornale on line che porta il tuo nome si scrivesse come se fossimo in America. Ok, io ci sto! e grazie per avermi ritrovato.

Alla prossima settimana Indro, and take care of yourself.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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