L’economia americana sembra aver dato i primi segnali di problemi che potrebbero persistere. La cautela non è mai troppa quanto a previsioni economiche. Ma i recenti dati su Pil e consumi vanno in una direzione apparentemente negativa. Potrebbe ancora trattarsi di un assestamento iniziale pre-dazi (quando, come e se proseguiranno non è dato sapere). Mercoledì si aggiunge un ulteriore dato al mosaico dello stato dell’economia Usa, i consumi online, che hanno avuto il declino peggiore degli ultimi dieci anni.
Il motivo del calo è sempre legato ai dazi, che si traducono in merci più care per i consumatori. L’incertezza è l’altro macigno che grava negativamente sui consumi, il 9 luglio scade la proroga di 90 giorni concessa per le contrattazioni sulle tariffe, il che non significa che i beni costeranno meno, piuttosto che non si sa quale sarà il prezzo. Nel mentre, secondo l’ultima indagine di AlixPartners sulle consegne di merci a domicilio, tutti i settori di spesa maggiori hanno registrato un calo a due cifre rispetto all’anno scorso, l’unico settore a resistere è quello alimentare.
Come emerge dalle rilevazioni, circa il 66% del campione ha affermato che cercherebbe alternative nazionali ai beni provenienti dall’estero se i prezzi aumentassero del 10%. Il 34% ritarderebbe gli acquisti a causa dell’incertezza attuale sui prezzi, un ulteriore 28% afferma di aver acquistato in anticipo per evitare l’aumento dei prezzi. Significativo anche che solo 20% del campione si dice mosso dal desiderio o dalla necessità di comprare prodotti americani. Come detto da Leah Brooks, professoressa alla Trachtenberg School of Public Policy and Public Administration della George Washington University, a Newsweek l’impatto più forte delle tariffe sarà sui beni che rispetto ai costi di spedizione e consegna hanno un costo più contenuto.
Chris Considine, partner nella divisione retail di AlixPartners, afferma che la situazione “suggerisce che i dazi stanno influenzando il comportamento dei consumatori, portando sia a variazioni temporali che a un potenziale ritorno della domanda verso il mercato interno. Gli acquisti online hanno registrato cali significativi anno su anno in diverse categorie chiave. Gli articoli sportivi sono scesi di 12 punti percentuali, mentre cosmetici, mobili ed elettronica di grandi dimensioni sono diminuiti ciascuno di 10 punti.”
“Questo rappresenta il primo calo diffuso nella crescita delle categorie online da oltre un decennio. Questi cali riflettono un cambiamento più ampio nei comportamenti dei consumatori, determinato dalla pressione inflazionistica, dall’evoluzione delle priorità di spesa e da un ritorno agli acquisti in negozio, soprattutto per articoli tattili o ad alto coinvolgimento”, ha aggiunto Considine.
Nel mentre il dollaro Usa perde notevolmente di forza, registrando il calo d’inizio anno peggiore dal 1973, pari al 10% da inizio anno. Un aspetto che favorirà le esportazioni americane, da capire a cosa porterà il complesso mosaico di fattori che si muove. Quando, e se, si affievolirà l’incertezza che avvolge dazi, tassi di interesse, inflazione e instabilità globale, il quadro sarà più chiaro. Diversamente continuerà a gravare sull’economia più forte al mondo.