Il conto alla rovescia è partito. Il Canada si prepara ad alzare le tariffe sui “materiali resistenti” provenienti dagli Stati Uniti se entro il 21 luglio non saranno compiuti passi concreti verso un accordo commerciale bilaterale. Lo ha annunciato il primo ministro canadese Mark Carney, a margine dell’incontro del G7 tenutosi nei giorni scorsi in Alberta, dove ha avuto un colloquio diretto con il presidente americano Donald Trump.
Secondo quanto riferito da Carney, entrambi i leader avrebbero concordato sull’urgenza di trovare un’intesa entro i prossimi 30 giorni. In caso contrario, Ottawa è pronta a varare “contromisure calibrate” per tutelare lavoratori e imprese nazionali, a partire dall’aumento delle attuali tariffe sulle importazioni statunitensi di metalli strategici.
Il politico ha sottolineato che il Canada non resterà passivo di fronte a manovre commerciali aggressive, ha spiegato che ogni mossa futura sarà proporzionata al grado di avanzamento dei negoziati. Ha ribadito l’intenzione del suo governo di difendere con fermezza l’economia interna: per questo, ha evidenziato che è necessario rafforzare la resistenza del sistema produttivo nazionale e prepararsi a eventuali impatti negativi derivanti dalle misure tariffarie americane.
Non sono mancate critiche nei confronti della strategia dell’Amministrazione Repubblica, accusata di aver innescato un’escalation economica che potrebbe avere conseguenze recessive a livello globale. Carney, che in passato ha guidato la Banca centrale del Canada e quella del Regno Unito, ha messo in guardia contro il rischio di “una guerra commerciale in piena regola”, in un contesto mondiale già segnato da tensioni e instabilità per i prezzi delle materie prime.
Le tariffe imposte dagli Usa, fino al 50% su leghe leggere e pesanti, il 25% sulle auto, e una tassa generale del 10% sulle importazioni, colpiscono duramente anche il Messico, nonostante l’accordo commerciale nordamericano del 2020. Washington ha giustificato i provvedimenti più duri con la necessità di fermare traffici illeciti, come quello di fentanyl, ma per “il Paese della foglia d’acero” si tratta di ostacoli inaccettabili a un libero scambio equo.
Il Canada, è il principale fornitore di acciaio, alluminio e uranio degli Stati Uniti, ed è considerato un partner vitale: ogni giorno, beni e servizi per oltre 3,6 miliardi di dollari canadesi attraversano il confine, rappresenta inoltre il principale mercato di esportazione per ben 36 stati americani.
Carney ha sottolineato la necessità di stabilizzare le relazioni con lo Stato confinante, ha ricordato che “un accesso diretto e affidabile al mercato statunitense è cruciale per l’economia”. Ha però evitato di sbilanciarsi sulla possibilità di firmare un accordo se le attuali tariffe dovessero restare in vigore.