È arrivata all’alba di lunedì la firma sull’accordo-quadro tra Regno Unito e Unione Europea per resettare i rapporti post-Brexit. A siglare l’intesa, che Downing Street ha definito “storica”, sono stati il premier britannico Keir Starmer e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen.
Il testo prevede misure congiunte su commercio, sicurezza, difesa e ambiente. Non c’è invece ancora un’intesa sul capitolo mobilità giovanile, uno dei punti più attesi.
Sul fronte della libera circolazione per gli under 30, le delegazioni si sono fermate a una dichiarazione d’intenti. Nessun patto vincolante, ma l’impegno a “lavorare verso uno schema bilanciato” che consenta ai giovani di vivere, studiare, lavorare o fare volontariato nei due territori “per un periodo limitato”. Il documento chiarisce che ogni eventuale accordo dovrà prevedere un numero di partecipanti “accettabile per entrambe le parti”. Si riapre anche il dossier Erasmus: Londra si dice disponibile a valutare il rientro nel programma europeo, interrotto dopo l’uscita dal blocco.
L’accordo istituisce inoltre un partenariato permanente su sicurezza e difesa, senza però entrare nel dettaglio. Tra i punti indicati ci sono sostegno all’Ucraina, cyber-sicurezza, mobilità del personale militare, sicurezza marittima e spaziale.
Londra e Bruxelles hanno inoltre deciso di approfondire la cooperazione sulla sicurezza sanitaria, e sono previste azioni comuni su prevenzione, rilevamento e risposta alle future pandemie.
Sul fronte giudiziario, il Regno Unito inizierà i colloqui per accedere al database UE delle immagini biometriche, misura che potrebbe agevolare l’identificazione dei criminali transfrontalieri.
Uno dei nodi più delicati è stato sciolto solo nelle ultime battute della notte. Londra ha accettato di estendere per dodici anni l’accesso alle proprie acque alle flotte europee – una svolta rispetto alla proposta iniziale del Regno Unito, che fissava il termine a cinque anni.
Raggiunta un’intesa anche sulla gestione dei confini. I cittadini britannici potranno continuare a utilizzare i varchi elettronici negli aeroporti europei anche dopo l’attivazione del nuovo Entry/Exit System dell’Unione, previsto nei prossimi mesi.
Il patto introduce poi un nuovo protocollo sulle misure sanitarie e fitosanitarie (SPS), volto a semplificare le esportazioni agroalimentari e ridurre i tempi ai confini. Alcuni controlli sugli animali e sui prodotti vegetali saranno eliminati del tutto. Rimosso anche il blocco europeo sull’importazione di salsicce, carne macinata e altri prodotti refrigerati britannici, in vigore dal gennaio 2021.
In parallelo, Londra ha ottenuto la protezione delle esportazioni di acciaio da nuove tariffe e vincoli normativi. Secondo le stime del governo, il beneficio per il comparto sarà di circa 25 milioni di sterline l’anno (circa 30 milioni di euro).
Sul versante ambientale, le parti hanno concordato il collegamento tra i rispettivi sistemi di scambio delle quote di emissione (ETS), strumenti che fissano un tetto alle emissioni per le imprese. L’intesa dovrebbe evitare alle aziende britanniche di dover versare la carbon tax europea in arrivo nel 2026, con un risparmio stimato fino a 800 milioni di sterline (circa 950 milioni di euro).
Il governo britannico stima che le misure congiunte su SPS e scambi ETS possano generare un beneficio cumulato di 8,8 miliardi di sterline entro il 2040. L’accordo — il terzo siglato dal Regno Unito in meno di un mese dopo quelli con Stati Uniti e India — è considerato uno strumento per rilanciare la fiducia degli investitori nei confronti dell’isola.
“Questo accordo apre una nuova fase nelle relazioni con l’Europa”, ha dichiarato Starmer, affiancato da von der Leyen e dal presidente del Consiglio europeo Antonio Costa. “È un segnale al mondo: quando il nostro continente affronta minacce senza precedenti, restiamo uniti”.
Ma il nuovo patto non piace a tutti. Il leader conservatore ad interim e Nigel Farage hanno criticato duramente l’intesa, definendola “una marcia indietro sul mandato della Brexit”.