Borse in forte calo a Wall Street dopo l’annuncio del presidente Donald Trump sull’entrata in vigore immediata delle tariffe su Canada e Messico.
Nel pomeriggio, l’indice S&P 500 perde l’1,7%, con un trend inizialmente stabile che ha lasciato poi spazio a una progressiva discesa. Il Dow Jones cede 639 punti (-1,5%) a un’ora dalla chiusura, mentre il Nasdaq arretra del 2,3%.
La seduta odierna segue una serie di settimane caratterizzate da forti oscillazioni, iniziate dopo che lo S&P 500 aveva toccato nuovi massimi grazie a risultati societari superiori alle attese. Una serie di dati macroeconomici sotto le previsioni ha tuttavia invertito la tendenza, con segnali di crescente preoccupazione da parte delle famiglie statunitensi sull’inflazione e sulle conseguenze delle tariffe.
L’ultimo segnale di rallentamento arriva dal comparto manifatturiero: l’attività produttiva negli Stati Uniti è ancora in espansione, ma a un ritmo inferiore rispetto alle stime. Più preoccupante è la contrazione degli ordini, mentre si registra un incremento dei prezzi, alimentato dall’incertezza su chi si farà carico dell’impatto dei dazi.
Le tariffe su Canada, Messico e Cina dovrebbero scattare martedì, ma Trump ha dimostrato in passato di essere incline a cambi di rotta dell’ultimo minuto, come già avvenuto un mese fa con un rinvio dell’ultimo minuto. Il mercato spera che la mossa rientri in una strategia negoziale e che la Casa Bianca opti per misure meno penalizzanti per il commercio globale. In caso contrario, i consumatori statunitensi potrebbero subire un ulteriore rincaro dei beni di consumo, in un contesto di inflazione già difficile da contenere.
Il ribasso degli indici pesa in particolare sui titoli tecnologici, con Nvidia che lascia sul terreno il 6,8% e Tesla in calo dell’1,9%. In flessione anche Kroger (-2,3%), dopo le dimissioni dell’amministratore delegato Rodney McMullen, a seguito di un’indagine interna sulla sua condotta personale.
Le aziende legate al settore delle criptovalute hanno mostrato inizialmente maggiore tenuta, ma hanno poi ceduto terreno dopo che Trump ha annunciato l’intenzione di creare una riserva strategica per le criptovalute. MicroStrategy, nota per il suo massiccio investimento in bitcoin, perde lo 0,3%, mentre Coinbase arretra dell’1,4%.
Intanto, in Cina, l’attività manifatturiera ha registrato un aumento degli ordini a febbraio, in parte attribuibile alla corsa agli acquisti prima dell’entrata in vigore delle tariffe statunitensi. Pechino, secondo fonti di stato, starebbe valutando possibili misure di ritorsione.
Trump ha già imposto un dazio del 10% sulle importazioni cinesi, destinato a salire al 20% da martedì. Inoltre, ha revocato la soglia minima di esenzione (“de minimis”) di 800 dollari per le importazioni, che consentiva ai piccoli acquisti dall’estero di non essere soggetti a imposte doganali.
I mercati europei, invece, chiudono in deciso rialzo, trainati dal rallentamento dell’inflazione a febbraio, che aumenta le aspettative di un prossimo taglio dei tassi da parte della Banca Centrale Europea. Il DAX tedesco avanza del 2,6%, mentre il CAC 40 francese guadagna l’1,1%. Nel complesso, le Borse europee e asiatiche stanno sovraperformando Wall Street dall’inizio dell’anno, nonostante le dichiarazioni di Trump a favore di politiche protezionistiche “America First”.
Nel comparto obbligazionario, il rendimento del Treasury decennale scende al 4,18% dal 4,24% registrato prima della pubblicazione del dato sul manifatturiero. Il calo è significativo rispetto ai livelli di gennaio, quando il rendimento sfiorava il 4,80%, segnale di un crescente timore di rallentamento economico.