Il presidente colombiano Gustavo Petro ha ordinato alla compagnia petrolifera statale Ecopetrol di interrompere un maxi-accordo da circa un miliardo di dollari con il colosso statunitense Occidental Petroleum (Oxy), che prevedeva la produzione di circa 90.000 barili di petrolio al giorno. L’annuncio è arrivato nel corso di un discorso trasmesso martedì in diretta nazionale, a seguito di quelle che Petro ha definito “considerazioni di carattere ambientale”.
Il leader di Bogotà ha espresso la ferma opposizione dell’esecutivo al recente rinnovo dell’intesa tra Ecopetrol e Oxy poiché basato sull’impiego della controversa tecnica di fratturazione idraulica del sottosuolo (fracking), da tempo nel mirino degli ambientalisti per i potenziali effetti dannosi sugli ecosistemi e sulle riserve idriche.
“Voglio che quell’operazione venga venduta e che il denaro ricavato sia reinvestito in energie pulite”, ha affermato il presidente durante una riunione di governo trasmessa in streaming sui social media. “Siamo contrari al fracking perché rappresenta la morte della natura e, in ultima analisi, dell’umanità stessa.”
L’accordo, annunciato da Ecopetrol appena un giorno prima, prevedeva l’estensione delle operazioni con Occidental nel bacino del Permian, regione strategica che si estende tra Texas e Nuovo Messico, con l’obiettivo di sviluppare 91 nuovi pozzi per un investimento superiore agli 880 milioni di dollari. Nel solo 2023, le attività di Ecopetrol nel Permian hanno garantito una produzione media di 95.200 barili al giorno, contribuendo per circa il 12% al totale della produzione dell’azienda.
I titoli di Ecopetrol, di proprietà dello Stato sudamericano ma quotata anche alla Borsa di New York, avevano inizialmente fatto registrare un rialzo del 2%. Ma l’intervento di Petro e la richiesta di revoca dell’intesa hanno innescato una lieve flessione nel valore delle azioni, segnale delle incertezze che la nuova linea politica potrebbe generare tra gli investitori.
La Colombia, pur avendo vietato il fracking sul proprio territorio, non aveva finora posto limiti a investimenti in progetti esteri che impiegassero la tecnologia in esame. E secondo alcuni osservatori, non è da escludere che possa aver inciso anche il duro scontro che ha visto protagonisti lo stesso Petro e l’omologo statunitense Donald Trump appena un paio di settimane fa.
Petro si era infatti rifiutato di permettere all’amministrazione Trump di estradare decine di immigrati clandestini di origine colombiana arrestati negli USA e rimpatriati su due voli militari in manette. La Casa Bianca aveva risposto minacciando dazi del 25% su tutte le merci colombiane in arrivo negli Stati Uniti, che sarebbero aumentate al 50% dopo una settimana – oltre al divieto di viaggiare e la revoca dei visti per i funzionari del governo colombiano, sanzioni d’emergenza per il Tesoro, le banche e le finanze del Paese andino. In seguito, le due parti hanno negoziato una tregua e Bogotà ha accettato di accogliere i propri cittadini.