Nascosti nei bagagli, nella posta, o spacciati come piccoli elettrodomestici. I microchip supertecnologici made in USA sembrerebbero aver trovato la loro strada verso la Cina nonostante le restrizioni imposte da Washington.
Dal 2022, quando gli USA hanno bloccato l’esportazione di GPU avanzate prodotte da Nvidia nel Paese est-asiatico, alcuni intermediari hanno iniziato a contrabbandarli nei loro bagagli, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal.
Un’inchiesta del quotidiano newyorkese, che ha analizzato centinaia di documenti doganali, ha svelato infatti come i chip Nvidia vengano acquistati da acquirenti cinesi sfruttando la presenza di un mercato nero ben organizzato.
Un distributore a Pechino ha ad esempio dichiarato di riceverne “decine” al mese, affermando che “c’è sempre un modo” per farli entrare. Un altro ha spiegato di procurarsi i chip tramite contatti personali in canali di distribuzione ufficiali nel Sud-est asiatico, agendo poi come intermediario per gli acquirenti e gestendo il trasporto verso il Paese del Dragone.
Una delle tattiche più utilizzate dai broker consisterebbe nel non dichiarare i numeri di modello dei chip nei documenti, a volte facendoli passare per altri prodotti. E tra i clienti, secondo Reuters, ci sarebbero anche diverse università e istituti di ricerca, inclusa l’Accademia Cinese delle Scienze.
La domanda per questi modelli ultra-avanzati è d’altronde elevatissima: i chip Nvidia di ultima generazione “Blackwell” sono considerati cruciali per l’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale. Il modello in questione è infatti dotato di 208 miliardi di transistor, 128 miliardi in più rispetto alla generazione precedente dell’Hopper. Blackwell vanta prestazioni cinque volte superiori e riduce i costi e il consumo energetico fino a 25 volte, secondo Nvidia – per un costo di mercato tra i 30.000 e i 40.000 dollari.
Nvidia non può chiaramente vendere direttamente in Cina a causa del divieto di esportazione imposto dal Dipartimento del Commercio, che lo scorso novembre ha adottato una nuova norma – la Advanced Computing Chips Rule – con lo scopo di rendere ancora più difficile per la Cina importare chip AI dai produttori americani.