Le previsioni dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) pubblicate lunedì sono all’insegna dell’ottimismo: le prospettive positive dell’economia statunitense avranno un impatto altrettanto positivo sulla crescita globale.
L’organizzazione intergovernativa composta da 38 nazioni e di cui fanno parte Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Canada, Messico, Francia, Germania, Israele, Turchia, Giappone e Corea del Sud, ha dichiarato che il prodotto interno lordo globale aumenterà del 2,9% nel 2024, battendo l’aumento del 2,7% pronosticato a novembre. Il dato è leggermente inferiore al +3,1% del 2023, ma gli economisti dell’Ocse non retrocedono in ottimismo: il Pil del 2025 tornerà ad assestarsi nuovamente sul 3%
Tra le sue previsioni specifiche per nazione, l’OCSE prevede che il PIL degli Stati Uniti aumenterà del 2,1% nel 2024, migliore dell’1,5% previsto a novembre, sostenuto dalla spesa delle famiglie e dalle forti condizioni del mercato del lavoro. La crescita per l’Italia è confermata a +0,7% nel 2024, come per il Regno Unito, mentre per il Pil italiano del 2025 si prevede un’accelerazione al +1,2%. La Germania è il paese che registrerà la crescita più debole +0,3%, in calo rispetto al +0,6% di novembre. In generale la crescita dell’Eurozona si limita allo 0,6%, al di sotto dello 0,9% pronosticato in novembre. La Russia ha ricevuto una revisione al rialzo dle suo PIL: +1,8% nel 2024, rispetto al +1,1% di novembre Le previsioni di crescita della Cina sono rimaste invariate al 4,7% a causa delle vacillazioni del mercato immobiliare e alla debole fiducia dei consumatori.
I dati di crescita particolarmente moderati, in alcuni paesi, sono da collegarsi agli effetti delle politiche monetarie restrittive e rigide che stanno incidendo sul mercato del credito, su quelli immobiliari e anche sul commercio globale. Le tensioni sul Mar Rosso stanno creando non pochi problemi alla catena di approvvigionamento europeo e non solo, con un aumento dei costi di spedizione che potrebbe ostacolare seriamente la lotta globale contro il rialzo dei prezzi. Si stima che il recente aumento del 100% dei noli marittimi potrebbe aumentare l’inflazione dei 38 paesi OCSE di quasi 5 punti percentuali, se dovesse persistere. Il mercato energetico potrebbe subire conseguenze non indifferenti dall’instabilità geopolitica del Medio Oriente e i prezzi potrebbero risentirne anche in questo caso. Nel medio termine, l’OCSE prevede un maggiore freno alla crescita dovuto anche all’invecchiamento della forza lavoro.
Comunque l’inflazione, secondo l’OCSE, dovrebbe tornare al livello target nella maggior parte dei paesi industrializzati entro la fine del 2025, anche se è ancora troppo presto per dire che le pressioni sui prezzi saranno pienamente contenute. Per l’organizzazione intergovernativa l’inflazione complessiva nelle economie del G20 scenderà dal 6,6% del 2024 al 3,8% nel 2025.