“L’economia americana è la più forte del mondo. Oggi ne abbiamo avuto ulteriori prove”. Così il presidente americano Joe Biden ha commentato i risultati del report sull’occupazione pubblicato venerdì mattina dal Dipartimento del lavoro, che ha visto nel mese di gennaio “forti aumenti salariali e guadagni occupazionali di oltre 350.000 unità”.
Sono stati infatti 353.000 i posti di lavoro aggiunti nel primo mese dell’anno, smentendo gli economisti che se ne aspettavano appena 185.000. Anche i dati di dicembre sono stati rivisti al rialzo e i numeri delle assunzioni parlano di 333.000 nuovi posti di lavoro, mostrando che i tassi di interesse più elevati non hanno raffreddato le assunzioni.
Il tasso di disoccupazione a gennaio è rimasto stabile al 3,7%. Anche i salari hanno superato le aspettative, balzando del 4,5% rispetto a gennaio 2023, anche se le ore lavorate sono diminuite, un possibile risultato del maltempo invernale, secondo alcuni analisti.
Biden gongola nelle sue dichiarazioni, spiegando che “la nostra economia ha creato 14,8 milioni di posti di lavoro, da quando sono entrato in carica, la disoccupazione è inferiore al 4% ormai da due anni interi e l’inflazione è arrivata, nell’ultimo semestre, al livello pre-pandemia del 2% “.
Tuttavia nonostante un tasso di disoccupazione nazionale vicino al minimo degli ultimi 50 anni e salari che finalmente superano l’inflazione, i licenziamenti nel mese di gennaio 2024 rappresentano il numero più alto di tagli di posti di lavoro annunciati nel primo mese dell’anno da gennaio 2009. A dichiararlo è la catena di centri di formazione al lavoro Challenger, Gray & Christmas. Secondo una nuova analisi della società, a gennaio le aziende statunitensi hanno annunciato oltre 82.300 tagli di posti di lavoro, un aumento del 136% rispetto a dicembre.
Nel mirino sono finiti i dipendenti delle principali aziende nel campo della tecnologia, della finanza, dei media. Alphabet, Amazon e UPS sono tra coloro che hanno annunciato i maggiori tagli di posti di lavoro nelle ultime settimane. Solo la società di consegna ha annunciato tagli per 12.000 persone. Macy’s eliminerà 2.350 tra punti vendita e posizioni aziendali, ovvero il 3,5% della sua forza lavoro complessiva. Microsoft taglierà 1.900 dipendenti, ovvero circa l’8% del suo personale dedicato ai videogiochi, dopo l’acquisizione di Activision Blizzard. Le società finanziarie hanno annunciato oltre 23.200 tagli in gennaio.
Le ragioni di queste decisioni vanno attribuite alla razionalizzazione dei costi, cresciuti per l’aumento dei tassi di interesse, ma anche al ridimensionamento dell’abbuffata di assunzioni, messe in atto durante la pandemia. Altre aziende hanno scelto di investire nell’intelligenza artificiale, il che ha portato a tagli di posti di lavoro in alcune delle loro unità aziendali non legate a questo settore.
Un segnale incoraggiante arriva dalle piccole imprese. Secondo un sondaggio di Goldman Sachs condotto su 1.459 proprietari di piccole aziende condotto all’inizio di gennaio, il 57% delle piccole imprese – che rappresentano circa il 46% dei dipendenti del settore privato – prevede di aggiungere posti di lavoro quest’anno: attitudine ben diversa da Big Tech e multinazionali.
Dopo i dati di oggi la parola passa alla Federal Reserve, che probabilmente continuerà a mantenere i tassi nella prossima riunione di marzo ancora sullo stesso livello, allontanando le speranze di tagli che avevano alimentato anche il rally di Wall Street.