Il sistema economico cinese è “incompatibile con l’Organizzazione Mondiale del Commercio” (OMC).
A scriverlo nero su bianco è stata la commissione della Camera USA sulla Cina in un rapporto in cui si afferma che l’economia di Pechino non rispetta gli standard minimi per partecipare al gruppo internazionale pro-mercato.
Il rapporto propone che, se la governance economica cinese non si allineerà agli standard dell’OMC, si formi una nuova organizzazione multilaterale che escluda le economie non di mercato.
“Poiché il sistema economico a guida statale della RPC è antitetico ai principi fondanti dell’OMC, le azioni per difendere gli Stati Uniti e l’economia globale dall’aggressione economica cinese sono coerenti con l’impegno degli Stati Uniti per un sistema commerciale multilaterale basato su principi orientati al mercato”.
La commissione – a maggioranza repubblicana – chiede quindi di rinnovare il China Safeguard Act, scaduto nel 2013, che consente a Washington di imporre tariffe sui beni provenienti dalla Cina che causino “perturbazioni del mercato”, e raccomanda una legislazione che imponga alle principali aziende statunitensi di rendere pubblici i rischi legati al Pechino.
Ancora: la commissione propone una “strategia offensiva per investire nell’innovazione”, concentrandosi sullo sviluppo di tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale, l’informatica quantistica e le biotecnologie – sottolineando al contempo la criticità della sicurezza delle catene di approvvigionamento minerarie e la transizione energetica verde. Inoltre, suggerisce misure per attrarre esperti in questi campi e di lavorare sulla sicurezza della ricerca e per prevenire il furto di proprietà intellettuale.
“Mai prima d’ora gli Stati Uniti hanno affrontato un avversario geopolitico con cui sono così economicamente interconnessi”, si legge nel rapporto. “Affrontare questa nuova sfida richiederà una rivalutazione fondamentale della politica statunitense”.