Gli Stati Uniti e Taiwan hanno deciso di avviare una serie di negoziati commerciali con l’obiettivo di avvicinarsi a un accordo di libero scambio e allentare la “coercizione economica” cinese sull’isola contesa.
Il primo ciclo di incontri dovrebbe tenersi già a settembre, secondo quanto comunicato da John Deng, responsabile dei negoziati commerciali di Taiwan, dopo che le due parti hanno raggiunto negli scorsi giorni un consenso sul mandato negoziale.
“Intendiamo realizzare un programma ambizioso per raggiungere impegni di alto livello e risultati significativi nelle undici aree commerciali del mandato negoziale, che contribuiranno a promuovere un’economia del XXI secolo più equa, prospera e resiliente”, ha dichiarato in un comunicato la vice-rappresentante per il Commercio USA Sarah Bianchi, senza menzionare esplicitamente Pechino.
Nel suddetto mandato sono presenti temi-chiave quali l’eliminazione delle barriere discriminatorie al commercio, la facilitazione degli scambi, e l’armonizzazione normativa. I negoziati si terranno sotto gli auspici dell’ambasciata “ufficiosa” di Washington a Taipei, l’American Institute in Taiwan, dato che formalmente gli Stati Uniti non mantengono relazioni diplomatiche con Taiwan (in ossequio alla “politica di una sola Cina”, ossia quella continentale).
Ferma contrarietà è stata espressa invece dalla Cina, che rappresenta il primo mercato estero di Taiwan (il secondo sono proprio gli USA). In un contesto già marcato dalle tensioni dopo la visita di Nancy Pelosi e di un’altra delegazione di parlamentari USA, Wang Wenbin, portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, ha esortato gli Stati Uniti a porre fine al loro supporto verso l’isola “ribelle”. “Adotteremo tutte le misure necessarie per salvaguardare con determinazione la nostra sovranità”, ha aggiunto.