Il mercato del lavoro statunitense continua la sua impetuosa cavalcata, creando 428.000 nuovi posti di lavoro ad aprile nonostante l’inflazione e la crisi delle catene di approvvigionamento.
Secondo il rapporto pubblicato venerdì del dipartimento del Lavoro di Washington, l’aumento delle nuove assunzioni è un dato in linea con quello degli scorsi mesi, che lascia il tasso di disoccupazione al 3,6% e vicino al minimo degli ultimi 50 anni.
Da almeno un anno, l’aumento mensile dei nuovi occupati negli USA è salito costantemente di almeno 400.000 unità. Ciò significa che più del 90 per cento dei 22 milioni di posti di lavoro persi nella primavera del 2020, con lo scoppio del COVID 19, è stato recuperato.
Contestualmente, solo poco più di un milione di americani (1,38) è tutt’ora destinatario di sussidi di disoccupazione, il numero più basso dal 1970. A crescere sono anche i salari dei lavoratori su base annuale, +5,5%. Tuttavia, gran parte dell’aumento è stato vanificato da un’inflazione ai massimi storici.
Il boom del mercato del lavoro Usa si è invece rivelato più forte della spirale inflazionistica e della crisi delle catene di approvvigionamento, criticità ulteriormente aggravatesi con lo scoppio della guerra in Ucraina.
Rimane da valutare l’impatto della decisione di questa settimana della Federal Reserve, che sta abbandonando gradualmente la sua politica monetaria accomodante attuando un rialzo del tasso d’interesse. Una decisione destinata ad aumentare il costo del denaro per le imprese e, di conseguenza, anche il costo di assumere nuovo personale.