Ha vinto Elon Musk. Il consiglio di amministrazione di Twitter accetta l’offerta dal valore di 44 miliardi di dollari del patron della Tesla, con un acquisto di 54,20 $ per azione, record per una società quotata. Con l’accordo, Twitter si appresta a lasciare Wall Street e diventare un società privata interamente controllata dall’uomo ormai più ricco del mondo. Con l’acquisizione di Twitter Musk si impossessa di uno dei social più influenti.
Una piattaforma in cui molti repubblicani sperano di poter ritrovare presto Donald Trump, cacciato da Twitter dopo l’assalto al Congresso del 6 gennaio, e di poter contare su un nuovo alleato nella battaglia culturale lanciata in più Stati, e in particolare in Florida sotto la guida dell’aspirante alla Casa Bianca il governatore Ron DeSantis.
Speranze quelle dei conservatori che si infrangono però contro un muro: secondo indiscrezioni riportate da Fox, l’emittente preferita dell’ex presidente, il tycoon non tornerà su Twitter neanche con Musk al comando. Trump comunque sta già pagando un conto salato per l’acquisizione di Twitter: il suo social Truth, con il suo pubblico limitato e alle prese con una fuga di manager, affonda a Wall Street e con l’operazione rischia di scomparire. Il controllo di Twitter da parte di Musk, che si auto-definisce “assolutista della libertà di parola”, agita molti osservatori. C’è chi teme che con il patron di Tesla al comando di Twitter possa diventare una ‘arena di odio’. Altri sono convinti che la sua crociata ‘anti-censura’ non risolverà i problemi che flagellano il social da anni.
Musk non ha ancora chiarito nel dettaglio cosa farà con Twitter. Al di là di voler procedere al delisting della società, il patron di Tesla non ha ancora svelato le sue mosse limitandosi a dire che Twitter ha bisogno di essere “trasformata” e che dovrebbe basarsi su un algoritmo open-source.
A quale tipo di leadership intende ispirarsi non è chiaro, anche se negli ultimi tweet sembra lasciar trapelare che il suo modello non sarà Bill Gates. Il fondatore di Microsoft è infatti di recente finito nel mirino di Musk che lo ha preso in giro per aver scommesso contro Tesla dipingendosi allo stesso tempo paladino della lotta al cambiamento climatico.
Si interrogano sull’impatto che Musk avrà sulla società anche i dipendenti di Twitter preoccupati dalla volontà del miliardario-visionario di voler smantellare le politiche di moderazione dei contenuti e, soprattutto, di voler procedere con il delisting della società di fatto sottraendola ai riflettori pubblici e lasciando a Musk mano libera su come procedere. La frustrazione dei dipendenti emerge chiaramente nelle chat private, dove si lamenta il silenzio dei vertici che li hanno lasciati all’oscuro.
Nonostante le molte perplessità Musk è riuscito a convincere diversi azionisti della bontà della sua offerta da 54,20 dollari per azione, un livello – ha spiegato nel corso di una girandola di incontri – che il management di Twitter da solo non riuscirà mai a raggiungere. Con parte degli investitori dalla sua parte e soprattutto una maggiore chiarezza sui finanziamenti per l’operazione – ha raccolto 46,5 miliardi di dollari di impegni per la transazione – Musk ha ammorbidito la posizione del consiglio di amministrazione, inizialmente contrario all’acquisizione tanto da approvare una poison pill anti-scalata. I ripetuti contatti degli ultimi giorni con i componenti del cda hanno poi rimosso gli ultimi ostacoli spianando la strada all’intesa, con la quale Musk diventa un ‘barone dei social’ pronto a rivoluzionare il settore così come ha fatto con l’industria automobilistica.