L’inflazione negli Stati Uniti corre e vola in marzo ai massimi dal dicembre 1981. I prezzi al consumo sono saliti dell’8,5% su base annua e dell’1,2% rispetto a febbraio.
L’indice core, quello al netto di energia e alimentari e monitorato dalla Fed, è salito in marzo dello 0,3% su febbraio e del 6,5% sullo stesso periodo dell’anno precedente.
I dati sono visibili nel rapporto mensile sull’indice dei prezzi al consumo del Bureau of Labor Statistics. Una parte sostanziale dell’impennata dell’inflazione di marzo è probabilmente dovuta all’invasione russa dell’Ucraina, che ha spinto i prezzi del carburante al rialzo, con la media statunitense per un gallone di benzina che ha raggiunto il picco di $ 4,33.
Secondo gli economisti, gli aumenti dei prezzi dovrebbero iniziare a diminuire nei prossimi mesi, in parte perché il costo della benzina è già iniziato a diminuire: rispetto a febbraio, un gallone costa pra $ 4,11, in calo di 22 centesimi dal picco. Come da attese, sono poi calati gli acquisti dei beni come automobili ed elettrodomestici, alleviando la pressione dalle catene di approvvigionamento e consentendo così ai prezzi di questi prodotti di stabilizzarsi.
Dato il boom del carburante a marzo, “questi numeri probabilmente rappresenteranno un picco”, ha dichiarato Gregory Daco, capo economista della società di consulenza strategica di Ernst & Young, EY-Parthenon. “Sarà fondamentale osservare se i numeri rallenteranno su base mensile questa primavera e durante l’estate”.