Mentre gli attacchi all’Ucraina aumentano, le azioni scendono e i prezzi dell’energia si alzano, con i governi occidentali che stanno considerando sanzioni economiche sempre più severe alla Russia, incluso il taglio delle importazioni di petrolio. È questo il quadro uscito dalla giornata a Wall Street, che ha chiuso con il dato peggiore da oltre un anno.
L’S&P 500 è sceso del 3%, il calo giornaliero più netto da ottobre 2020. Il Nasdaq Composite è sceso del 3,6% e ora è del 20% in meno rispetto al record di novembre, entrando in un territorio noto a Wall Street come “mercato ribassista” e denotando una grave flessione.
Oltre allo shock e all’incertezza dovuti alla guerra, il conflitto ha accresciuto le preoccupazioni per l’inflazione prolungata in tutto il mondo e, con il calo delle azioni, i prezzi dell’energia sono aumentati.
La Russia è uno dei principali esportatori di petrolio e gas naturale, fornendo il 10% del petrolio mondiale e il 40% del gas naturale europeo. Lunedì, i legislatori americani hanno spinto per un divieto alle importazioni di energia russa negli Stati Uniti e sono arrivate anche richieste per sospendere le normali relazioni commerciali con Russia e Bielorussia in risposta all’invasione dell’Ucraina.