Il prodotto interno lordo globale eccederà i 100.000 miliardi di dollari nel 2022 nonostante il proseguire dell’emergenza sanitaria. A predirlo sono le stime del Centre for Economics and Business Research (CEBR), un think tank con sede a Londra, che appena un anno fa riteneva che un simile traguardo non sarebbe stato raggiunto prima nel 2024.
“Un anno fa, speravamo che gli effetti economici della pandemia si sarebbero esauriti relativamente presto“, si legge nel 2022 World Economic League Table del CEBR. “Ora prevediamo che il PIL mondiale in dollari sarà maggiore rispetto ai livelli pre-pandemici e raggiungerà, per la prima volta nella storia, una cifra superiore ai 100.000 miliardi“.
La ripresa non sarà però priva di incognite. A pesare sul futuro economico mondiale è soprattutto il rischio di inflazione, cresciuto esponenzialmente negli ultimi mesi grazie alla ripresa economica e alle sovvenzioni pandemiche. Sono due gli scenari presi in considerazione dal CEBR: nella migliore delle ipotesi, l’ondata inflazionistica si attenuerà spontaneamente, richiedendo solamente “un modesto inasprimento della politica monetaria e magari un calo medio dei prezzi dei beni (di circa il 10%-15%), con un impatto minimo sul PIL“.
Nel worst-case scenario, però, un’inflazione fuori controllo potrebbe significare un ritorno alle odiate politiche di austerity, una vera e propria inversione a U rispetto a un decennio di “denaro facile” e banche centrali condiscendenti. In quest’ultimo caso, gli analisti ritengono verosimile una recessione globale nel 2023 o nel 2024.
Ad influire sulla crescita globale sarà infine l’impatto del cambiamento climatico, che potrebbe far diminuire i consumi di 2.000 miliardi all’anno (fino al 2036) a causa del trasferimento sui consumatori delle spese sostenute dalle imprese per la decarbonizzazione.
Per quanto riguarda i singoli Paesi, il CEBR ha confermato che nel giro di un decennio la Cina supererà gli Stati Uniti per diventare la prima economia mondiale. Il cambio al vertice dovrebbe verificarsi nel 2030 (due anni più tardi rispetto alla previsione dell’anno scorso). La classifica dei primi 10 Stati per PIL (in dollari) è peraltro destinata a cambiare profondamente nel prossimo decennio e mezzo. Già a partire dal prossimo anno, sia l’India che la Gran Bretagna supereranno la Francia in sesta posizione, con Nuova Delhi destinata a entrare nella top 3 entro il 2031. Appena dopo il podio, la Germania prenderà il posto del Giappone dal 2033, mentre la Russia entrerà nella top 10 entro il 2036.
Quanto all’Italia, il Belpaese rimarrà ottavo nella classifica del 2022. Tuttavia, l’incertezza sul futuro politico del dopo-Draghi – suggeriscono i dati – è destinata a far scivolare Roma al 13° posto nel 2036.