Sono tutti senza cravatta, ma indossano abiti e “baseball caps” fatti con tessuti finissimi e di design contemporaneo e casual. Alle 9,30 in punto, Gildo Zegna, maglioncino a collo alto grigio e giacca sportiva dello stesso colore, semplice, comoda, elegante, in cashmere purissimo, suona la storica campanella e apre le contrattazioni di borsa e il suo gruppo di famiglia entra nel grande circo mediatico globale del New York Stock Exchange. Al suo fianco il cugino Paolo e Andrea Bonomi, fondatore di Investindustrial che con la sua SPAC lanciata in borsa un anno fa, ha reso possibile l’operazione e che restera’ socio nel nuovo gruppo con circa il 13% del pacchetto azionario.
Da oggi si semplifica anche il nome, Ermenegildo Zegna, fondata dal nonno di Gildo, diventa più semplicemente “Zegna”, il nuovo marchio globale della storica industria tessile italiana scelto per la svolta di Wall Street e per rappresentare “Zegna Group Ermenegildo Zegna” con una capitalizzazione iniziale di mercato stimata fino a 2,5 miliardi di dollari. Sul balconcino del New York Stock Exchange ci sono due generazioni Zegna con Gildo che è l’amministratore delegato e del colosso tessile di alta gamma che da lavoro ad oltre 6.000 persone in Italia, il cugino Paolo, presidente del gruppo, e il figlio Edoardo. Ci sono anche Andrea Bonomi, Thom Browne e Rodrigo Bazan.
“E’ un momento Storico – dice Gildo – Sono molto orgoglioso di essere italiano e un ambasciatore del Made in Italy. Se fossi andato indietro di un anno non lo avrei mai pensato…Ce l’abbiamo fatta in poco più di 11 mesi- Andrea Bonomi mi ha parlato a gennaio, ho cominciato a crederci da allora. Abbiamo lavorato, abbiamo fatto una vera maratona e il grazie va ad una squadra straordinaria e ad un partner come Investindustrial che non ci ha mai lasciato soli. È un momento storico per l’Italia, per il Made in Italy che anche con la moda entra a Wall Street come prima Fashion house italiana, ma soprattutto è storico per la nostra azienda di famiglia…”.
Quando chiediamo a Zegna se lui come il padre e il nonno si sente un apripista aggiunge: “Mi auguro di essere un apripista… Noi siamo sempre stati pionieri nel nostro settore e ci stiamo aprendo al mondo… Il pioniere deve rischiare… C’è tanta gente in gamba là fuori anche più di noi. La nostra strategia non cambierà dopo l’ingresso alla borsa americana… È un modo per modernizzare il family business che dispone di tante realtà di eccellenza in Italia, bisogna però che ci sia sempre una governance chiara, con consiglieri indipendenti e un riconoscimento della meritocrazia soprattutto per quelli che fanno parte della famiglia… Davvero non avrei mai pensato dopo aver studiato in America oltre 40 anni fa, sarei potuto tornare oggi in una veste così importate… Gli Stati Uniti sono un grande mercato che si sta riprendendo… Fino a poco tempo fa si parlava solo di Cina…”.
Al suono della storica campanella il titolo “Zegna” che negli indici di Wall Street verrà indicato con “Zgn” ha goduto di un balzo del 10% rispetto alla quotazione iniziale di base di 10 dollari. Alla famiglia Zegna rimarrà il 66% delle quote azionarie risultato del merger con Investindustrial Acquisition Corp, la SPAC lanciata da Andrea Bonomi e presieduta a Sergio Ermotti, l’ex CEO del colosso bancario svizzero UBS. Bonomi e’ il fondatore e Presidente Esecutivo di Investindustrial uno dei più importanti fondi di private equity in Europa che oggi ha partecipazioni per circa 11 miliardi di dollari e circa 125.000 dipendenti attraverso le varie controllate, da International Design Holdings, un nuovo gruppo che vuole creare un polo del design in Italia e che include B&B Italia, Flos, Louis Paulsen, fino ad Artsana, che controlla brand conosciuti a livello internazionale, come Chicco e più recentemente la Doria, grande casa alimentare italiana fino a Guala, marchio globale per la sicurezza nella distribuzione al dettaglio dei liquori.
Sono stati Bonomi ed Ermotti a convincere Gildo Zegna a tentare la sfida della borsa al NYSE, il passo è stato impegnativo, ma eccitante. “Siamo andati da Gildo Zegna a gennaio dicendo: ti stai muovendo in tutto il mondo – racconta Bonomi –. Noi ti staremo al fianco, andiamo a New York che è il mercato più importante bello e difficile del pianeta (senza togliere nulla alla borsa italiana…) e affrontiamo insieme questa sfida… Zegna ha detto ne parlo con la mia famiglia e dopo due-tre mesi di silenzio, ci ha chiamato, ormai convinto a fare il grande passoe ci siamo messi in moto…”.
A chi faceva osservare che le SPAC che si sono formate in questi anni anche con lo scopo di accelerare gli ingressi in borsa velocizzando i passaggi tradizionali di controllo e trasparenza, in certi casi hanno dato valutazioni iniziali non vantaggiose per gli investitori e hanno subito controlli molto stringenti da parte delle autorita’, Bonomi ha chiarito: “i controllori fanno assolutamente bene a fare con scrupolo il loro lavoro… Noi ci siamo messi nella transazione con Zegna investendo alcune centinaia di milioni di dollari e lo abbiamo fatto perché l’azienda è sana, l’azienda ha un piano e noi ci abbiamo creduto. I controllori della SEC fanno bene a vigilare, le regole sono chiare e forse l’80% delle Spac non dovevano essere fatte. Ma noi siamo certi che la scelta di investire con la famiglia Zegna sarà vincente non solo nel medio e lungo termine ma anche nel breve termine… E potrebbe anche darsi che anche altri grandi marchi italiani non solo della moda possano seguire questo esempio di internazionalizzazione dove l’Italia, con la sua creatività, la sua innovazione, la sua determinazione, ha molto da mostrare al mondo…”.