È sotto pressione il prezzo del WTI, il barile Usa di riferimento, sulle indiscrezioni secondo cui Washington ha proposto ad altri Paesi consumatori di petrolio come Cina e Giappone di considerare un rilascio coordinato di riserve strategiche di petrolio, come soluzione per abbassare i prezzi.
L’offerta da parte dell’amministrazione statunitense di scioccare i mercati arriva nel momento in cui le pressioni inflazionistiche, in parte guidate dall’aumento dei prezzi dell’energia, iniziano a essere pesanti. Sui circuiti elettronici, il WTI cede lo 0,91% e passa di mano a 77,65 dollari al barile, mentre il Brent perde lo 0,37% e va sotto la soglia degli 80 dollari, venendo scambiato a 79,98 dollari al barile.
L’amministrazione cinese ha fatto sapere che inizierà a rilasciare le riserve di petrolio greggio: una mossa, questa, che punta a far abbassare i prezzi. Proprio poche ore prima, secondo indiscrezioni, gli Stati Uniti avevano suggerito un’azione “coordinata” in tal senso ai Paesi maggiori consumatori di petrolio, tra cui proprio la Cina. Pechino ha però rifiutato di commentare la richiesta degli Stati Uniti.

Joe Biden ha chiesto alla Federal Trade Commission (Ftc) di approfondire la possibilità di una condotta anticoncorrenziale o “illegale” da parte delle compagnie oli&gas statunitensi. Già ad agosto, il presidente aveva chiesto alla Ftc di indagare su possibili condotte illegali che causano l’impennata dei prezzi del gas.
“Non accetto che gli americani che lavorano duramente paghino di più per il gas a causa della condotta anticoncorrenziale e potenzialmente illegale”, ha affermato Biden in una lettera alla presidente della Ftc, Lina Khan. “Chiedo quindi che la Commissione esamini ulteriormente ciò che sta accadendo nei mercati del petrolio e del gas e che utilizzi tutti gli strumenti per scoprire qualsiasi illecito”. (Agi)