Il GEI (Gruppo Esponenti Italiani) ha ospitato lunedì 8 novembre un incontro con Richard Edelman, Amministratore Delegato della omonima azienda americana di pubbliche relazioni che vanta il non trascurabile primato di essere, al momento, la più grande azienda di PR al mondo.
All’incontro sono intervenuti giornalisti e professionisti italiani provenienti da vari settori che hanno seguito con interesse il colloquio tra il presidente del GEI Mario Calvo-Platero e Richard Edelman e che ha toccato vari temi di attualità.

La conversazione si è aperta con un accenno al cosidetto “Trust Barometer” “l’Indice di Fiducia” nei vari organi istituzionali che Edelman ha introdotto di recente per misurare il rapport esistente tra cittadini da una parte e governi, aziende, mass media e organizzazioni non-governative (ONG) dall’altra.
Il deficit di fiducia maturato negli ultimi anni appare ingente. “In passato – ha detto Richard Edelman – il rapporto la stima della società civile per le istituzioni era basato al 75% sulla competenza di quest’ultime. Ora questo fattore è stato enormemente ridimensionato mentre altri, come l’affidabilità e i valori etici hanno assunto un rilievo molto maggiore”.
“La situazione vale per molte delle maggiori isituzioni – ha continuato Edelman – ma su alcune tematiche, come quella della sostenibilità, il deficit di fiducia nelle aziende private è particolarmente marcato”.

La situazione sta cambiando radicalmente anche nel mercato del lavoro dove, come leggiamo quotidianamente sulla stampa e come ribadito dallo stesso Edelman che ha precisato: “I lavoratori hanno ormai rifiutato i paradigmi del passato. I rapporti di lavoro che si davano per scontati in tempi precedenti alla pandemia non sono più completamente applicabili a questo punto e questo sta creando uno scenario nuovo in cui la gente pone un’enfasi maggiore su altri elementi come l’equilibrio tra lavoro e vita personale. E’ anche e soprattutto una questione generazionale: i cosiddetti millennials vogliono libertà di scelta e di movimento e questo si riflette anche nelle loro scelte professionali”.
E che risposta sta suscitando nelle imprese questo nuovo atteggiamento?
“Sia il settore pubblico che quello privato, nella loro veste di datori di lavoro, devono adattarsi alla nuova situazione – ha dichiarato l’ospite – Dopo la morte di George Floyd per mano della polizia, l’opinione pubblica pretende dalle aziende un coinvolgimento maggiore nella vita sociale che tenga in considerazione principi etici oltre a quelli economici. Le aziende inoltre, devono cambiare pelle per assomigliare di più alla varietà etnica dell’America contemporanea e cambiamenti analoghi devono avvenire anche nell’ambito della parità dei sessi sul lavoro”.
“Il deficit di fiducia delle donne rispetto alle aziende in particolare, è ancora più accentuato di quello degli uomini e per ragioni comprensibili legate alla disparità di compensi e opportunità che hanno sofferto finora. Le donne hanno bisogno di essere valorizzate maggiormente nel mondo del lavoro”.
Una panoramica sulla situazione socio-culturale Americana attuale non poteva non toccare il tasto controverso della cosiddetta “cancel culture”: la tendenza da parte di alcuni segmenti della società a censurare, spesso in maniera estrema, punti di vista specifici perchè ritenuti “politically incorrect” vale a dire lesivi nei confronti di alcune minoranze.

“Questo atteggiamento è comprensibile – ha detto Edelman – ma deve esserci un limite rispetto ad alcuni eccessi a cui abbiamo assistito di recente”. E poi, coerentemente con le radici italiane del pubblico presente: “Prendiamo l’esempio di Cristoforo Colombo – ha puntualizzato – Quello che emerge dall’ultima autorevole biografia storica del personaggio è il ritratto di un uomo del suo tempo con i suoi pregi e i suoi considerevoli difetti. L’atteggiamento verso di lui riassume un po’ quello che vale per tutti i casi in cui la ‘cancel culture’ esercita la sua funzione critica: occorre prendere tutto ciò che c’è di positivo in questi trend senza restare succubi degli eccessi”.
Tornando all’indice di fiducia verso le istituzioni, Edelman non ha risparmiato le sue critiche verso i mass-media definendo lo stato di estrema polarizzazione della stampa americana “deplorevole” e aggiungendo che la colpa di questa situazione ricade il larga misura sugli stessi mass-media perchè tenere alta la temperature del dibattito politico stimola i click e aiuta gli incassi.