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November 6, 2021
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La Camera approva il piano per le infrastrutture. Rinvio su welfare e ambiente

Per il presidente Biden è "un passo monumentale". Al funerale del generale Colin Powell tutti i leader tranne Trump. Preso di mira il senatore Joe Manchin

Massimo JausbyMassimo Jaus
Time: 5 mins read

Il presidente Joe Biden torna a sorridere (Sopra il video con la sua reazione sabato mattina al passaggio della legge). Alla fine, poco prima della mezzanotte, il voto per il piano da mille e duecento miliardi di dollari per le infrastrutture c’è stato alla Camera. Il Senato l’aveva già approvato ed ora passa alla Casa Bianca dove nei prossimi giorni verrà firmato dal presidente Biden. Per tutto il giorno sono andati avanti i negoziati tra i centristi e i progressisti e alla fine si è trovato l’accordo. Per ora passa il piano sulle infrastrutture mentre quello sugli aiuti sociali, welfare, scuola e ambiente viene più profondamente esaminato per trovare le risorse finanziarie per dargli la copertura finanziaria. E’ stata una maratona al Congresso, ma alla fine l’accordo è stato trovato.

La reazione del presidente Joe Biden al passaggio della legge per le infrastrutture dal Congresso. Accanto a lui la vice presidente Kamala Harris

Dopo settimane di tira-e-molla la Camera vota, Pelosi ottiene un voto bipartisan, con 13 repubblicani, ma perde sei dem liberal (inclusa Alexandria Ocasio-Cortez). Tenendo fede alla sua fama di negoziatrice, la speaker della Camera ha trovato il modo di superare l’impasse fra l’ala liberal e quella centrista del suo partito, promettendo ai liberal che il pacchetto investimenti voluto da loro, quello sulle riforme sociali e ambientali, verrà messo a sua volta ai voti nella settimana del 15 novembre, e promettendo invece ai moderati che l’ufficio bilancio avrà nel frattempo modo di verificare che davvero quel pacchetto non aumenterà il deficit federale.

Washington questa mattina aveva dato l’ultimo saluto a Colin Powell, una delle figure più influenti e controverse della politica statunitense degli ultimi decenni. Un tributo all’ex segretario di Stato, primo afroamericano a ricoprire questo ruolo, al quale hanno preso parte Joe e Jill Biden, Barak e Michelle Obama, George W e Laura Bush, Hillary Clinton (l’ex presidente Bill è ancora convalescente per l’infezione ai reni) leader del Senato e della Camera, la leadership del Pentagono e del Dipartimento di Stato riuniti alla National Cathedral per il funerale ufficiale dell’ex capo di Stato Maggiore ed ex segretario di Stato scomparso due settimane fa. All’appuntamento hanno dato forfait l’ex presidente Jimmy Carter e l’ex First Lady Rosalynn, quasi centenari.  Unico grande assente l’ex presidente Donald Trump, a conferma del suo ruolo di pària dell’establishment politico di Washington, ripetendo il copione dei funerali del senatore John McCain e dell’ex presidente George Bush padre.

Un simbolo di unità e di rispetto del potere politico ad un servitore dello Stato che, per quanto discutibile, ha plasmato la dottrina che porta il suo nome, elaborata all’inizio degli anni ’90 con la fine della Guerra Fredda e sviluppata a partire dalla prima guerra in Iraq. Una dottrina che, nonostante Powell fosse soprannominato ‘il guerriero riluttante’, enfatizzava l’uso delle forze di terra per difendere gli interessi di sicurezza nazionale. Una linea che ha portato alle due guerre del Golfo e all’invasione dell’Afghanistan dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 e che è stata ampiamente smentita sia dall’insicurezza creata nella regione dopo la detronizzazione di Saddam Hussein che con i 30 anni di inutile guerra e il successivo ritiro da Kabul.

Mentre i leader prendevano parte alla lunga cerimonia funebre, al Campidoglio era un frenetico parlottìo tra i parlamentari chiamati alle loro responsabilità dalla speaker della Camera Nancy Pelosi che, dopo mesi di intense trattative e dissidi interni tra i Democratici, ha messo oggi al voto i grandi piani di investimento preparati dalla Casa Bianca. Un progetto “storico” e “trasformativo” ha detto la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre.

Nancy Pelosi, Speaker of the House

Secondo i sondaggi, i programmi di spesa del presidente sono popolari tra gli americani. E uno studio di Moody’s pubblicato giovedì ha stimato il numero di posti di lavoro che questi piani potrebbero creare in dieci anni a 1,5 milioni. E questa mattina, prima di andare alla cerimonia funebre per Colin Powell il presidente, dopo i soddisfacenti dati sull’occupazione, ha fatto nuovamente pressione per approvare il piano per l’ammodernamento delle infrastrutture. La dotazione di mille e 200 miliardi di dollari è sostenuta da democratici e alcuni repubblicani ed era già passata al vaglio del Senato. Ma nelle settimane scorse, dopo che la terza fase del piano della Casa Bianca Build Back Better, l’“American Families Plan”, che prevede di ridurre i costi per l’assistenza all’infanzia, scuole, istruzione, assistenza medica e permessi lavoro per ragioni familiari retribuiti oltre che investire 550 miliardi di dollari per ridurre significativamente le emissioni di gas effetto serra entro il 2030, era stato respinto dai due senatori democratici Joe Manchin e Kyrsten Sinema. Una mossa che ha aperto lo scontro all’interno dei democratici, con il presidente Biden tenuto in ostaggio tra le due fazioni del suo stesso partito.

Alla Camera i democratici hanno la maggioranza ma non possono perdere più di tre voti e pertanto c’è stata molta incertezza sul voro finale perché nonostante le pressioni di Biden e di Nancy Pelosi centristi e progressisti non si mettevano d’accordo.

“Non siamo mai stati così vicini all’adozione” di questi piani, ha detto ieri sera il riapparso leader della maggioranza democratica al Senato, Chuck Schumer che non riesce a convincere il senatore Joe Manchin della West Virginia. Vista la parità al Senato, rotta solo dal voto della vicepresidente Kamala Harris, Manchin ha praticamente il potere di veto su questi progetti e ha ribadito le sue preoccupazioni circa il loro impatto sul debito pubblico e sull’inflazione, anche se queste preoccupazioni sono state ampiamente smentite sia dal segretario al Tesoro Janet Yellen che da 17 premi Nobel per l’Economia. Il fatto è che le proposte di Biden contengono misure per la salvaguardia dell’ambiente che riducono drasticamente l’uso del carbone per le centrali elettriche e il 17% dell’economia dello stato della West Virginia dipende proprio dall’industria estrattiva del carbone.

Più di 500 miliardi di dollari del piano della Casa Bianca verranno investiti per il clima, rivendicati dallo stesso Biden come il maggior investimento federale contro l’effetto serra. Fondi dedicati anzitutto (320 miliardi) a incentivi per veicoli elettrici e per la transizione energetica alle fonti rinnovabili dal fossile, gas e carbone. Manchin è anche il presidente della Commissione Energia e Risorse Naturali del Senato. “Dracula amministra la banca del sangue” urlavano i dimostranti del “Sunrise Movement”, organizzazione ambientale, che ieri hanno circondato la Maserati del senatore mentre cercava di uscire da un parcheggio vicino alla sua lussuosa casa galleggiante ancorata sul fiume Potomac. Nei giorni scorsi gli attivisti avevano preso di mira anche Krysten Sinema e l’avevano inseguita nel bagno.

Reason #2 Manchin shouldn’t own a car pic.twitter.com/FEwDXhkgVz

— Marjorie Gaylor Queen (@Tim_Tweeted) November 4, 2021

Infine una curiosità sulla tornata elettorale di martedì scorso. Tredici persone che hanno preso parte al rally “Stop The Steal” conclusosi nel tentativo di insurrezione con l’assalto al Congresso si sono presentate al giudizio elettorale: sei sono state elette. Cinque dei 13 hanno ricevuto la fiducia degli elettori della Virginia.

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Massimo Jaus

Massimo Jaus

Massimo Jaus, romano e tifoso giallorosso. Negli Stati Uniti dal 1972. Giornalista professionista dal 1974. Vicedirettore del quotidiano America Oggi dal 1989 al 2014. Direttore di Radio ICN dal 2008 al 2014. È stato corrispondente da New York del Mattino di Napoli e dell’agenzia Aga. Massimo Jaus. Originally from Rome and a Giallorossi fan. In the United State since 1972. A professional journalist since 1974. Deputy Editor of the daily paper America Oggi from 1989 to 2014. Has been New York correspondent for Naples' "il Mattino" and for Agenzia Aga.

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