Vaccini per tutti dice Joe Biden annunciando che per la fine di giugno 20 milioni di dosi per essere immunizzati al coronavirus, Pfeizer, Moderna, Johnson and Johnson e BioNtech saranno distribuiti all’estero. A questi si aggiungeranno altre 60 milioni di dosi della farmaceutica Astra Zeneca dopo l’approvazione della FDA. Nella sua battaglia per convincere i no vax oggi Biden ha ricevuto un importante appoggio politico da Franklin Graham, uno dei maggiori esponenti della chiesa evangelica, che gli ha assicurato il suo appoggio e che si adopererà affinché i suoi seguaci si vaccinino.
Il presidente parlando dalla Casa Bianca ha toccato anche la battaglia che infuria tra Israele e Gaza. “Parlerò con Netanyahu più tardi – ha detto Biden – e se sarà possibile vi aggiornerò”. E in effetti in serata ha confermato la telefonata dicendo di aver chiesto al leader israeliano di sostenere un cessate il fuoco aggiungendo che farà di tutto per riportare la pace e sicurezza agli abitanti di Israele.
Di sicuro la situazione mediorientale non era nella sua agenda di lavoro già alle prese con la pandemia e i piani di rilancio dell’economia e dell’occupazione in un delicato balletto politico con il suo partito e con l’opposizione.
Domani il presidente andrà in Michigan in una fabbrica della Ford dove si producono autobus elettrici. Uno dei tantissimi stabilimenti industriali che beneficerà del piano da 2.3 miliardi di dollari per rimodernare le infrastrutture e creare altri posti di lavoro sviluppando la produzione di energia pulita. Un viaggio per sottolineare la necessità al Congresso di approvare il più presto possibile il piano di rilancio.
I soldi per il progetto secondo la proposta di Biden dovrebbero arrivare dall’aumento delle tasse con un incremento massiccio delle imposte alle fasce più ricche della popolazione e alle imprese che beneficiano di numerose scappatoie fiscali. E proprio su questo nei giorni scorsi il leader della minoranza repubblicana al Senato, Mitch McConnell ha detto che può andare incontro al piano del presidente, ma le tasse non debbono essere toccate. Per tutta risposta il capo della Casa Bianca ha sostenuto che è aperto a delle modifiche nel suo piano, anche sul modo in cui reperire i soldi. Martedì alla Casa Bianca ci sarà un altro incontro in cui i repubblicani dovrebbero presentare le loro controproposte.
“Io voglio raggiungere un accordo anche con il sostegno dell’opposizione – ha detto il presidente nei giorni scorsi a Lawrence O’Donnell MSNBC che lo intervistava – sono disposto a trattare, ma voglio lo stesso impegno da parte dell’opposizione, altrimenti proseguiremo da soli per la nostra strada”. Il presidente ha bisogno di tutti i voti democratici e deve cercare di parare l’affondo che l’opposizione cercherà di tirargli con il filibustering. Bastano solo 40 senatori dell’opposizione che il disegno di legge venga bloccato. Fanno eccezione al filibustering le leggi finanziarie e di bilancio. Da vedere se Biden cambierà le regole e userà la “nuclear option” cioè forzare il voto solo sulla maggioranza, come hanno fatto i repubblicani per la nomina dei giudici alla Corte Suprema, o se userà la tecnica dei due passaggi usati per le materie finanziarie alla Camera e Senato e poi concordare le differenze dei due disegni, come è stato fatto per l’American Families Plan.
L’appoggio dei repubblicani è molto condizionato dalla lotta interna nel partito. I seguaci di Trump sono per una granitica opposizione senza compromessi e discussioni. Biden, che al Senato ha trascorso quasi 30 anni e ha ancora molti amici tra i parlamentari, invece è per la mediazione e la ricerca del compromesso. Molti senatori dell’opposizione, incluso Mitch McConnell, ufficialmente non si pronunciano. Ma questa loro posizione viene indebolita dalla mancanza di dialogo.
Venerdi il New York Times ha fatto una lunga descrizione della giornata lavorativa del presidente, dei collaboratori, degli impegni. Un uomo impaziente, con una volontà d’acciaio, un perfezionista infaticabile a volte irascibile, che ha bisogno di esaminare tutti i vantaggi e le conseguenze che potrebbero derivare dalle sue decisioni. Dietro l’apparente bonaria flemma del presidente più anziano della storia americana, con i suoi 78 anni, viene celato l’aiuto del suo team per fargli prendere la calma prime degli incontri con la stampa e a dargli i toni rassicuranti, quasi paterni, quando parla agli americani. Puntuale, va nel suo Studio Ovale alle 9:30 di mattina, dopo il tredmill se piove o una passeggiata in giardino con i cani. Non lascia nulla al caso, in tutte le materie chiede il parere degli esperti, fa domande a ripetizione, vuole capire e vuole che le cose gli siano spiegate.
E’ un perfezionista che chiede la perfezione ai suoi collaboratori. Le persone con cui ha maggiori contatti nel corso della giornata, secondo il New York Times, sono quattro, tutta gente con cui ha lungamente lavorato prima: il capo dello staff della Casa Bianca Ron Klein, i consiglieri politici Mike Donilon e Bruce Reed, e il responsabile legislativo e suo amico, Steve Richetti. Non c’é Kamala Harris, ma c’è sua moglie Jill Biden, la first lady sempre al suo fianco, così come come le nipoti, con le quali parla al telefono ogni giorno. Quando la persona che lui chiama al telefono non risponde lascia il messaggio: “Chiamami se puoi”.
Si cena alle 7: il presidente va pazzo per la pasta al sugo, la first lady preferisce pollo o pesce alla griglia. E se Biden è un astemio che beve solo acqua e Gatorade, a Jill invece piace il vino ed è molto particolare nei gusti. A Biden poi, secondo il New York Times piace il gelato al gusto vaniglia e cioccolato. Spesso a cena si fermano familiari o vecchi amici.