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January 27, 2021
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Vladimir Putin a Davos sullo stato di un mondo malato e come guarirlo

Per il presidente della Russia bisogna "ridurre le diseguaglianze a livello locale e solo in un secondo tempo ipotizzare soluzioni e visioni per l'intera umanità"

Andreas GrandibyAndreas Grandi
Time: 4 mins read

Dopo l’avvio ad inizio settimana, con l’intervento critico verso la amministrazione Trump del Presidente cinese Xi Jinping, e proseguito ieri con la terna dei rappresentanti europei Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, il francese Emmanuel Macron e la tedesca Angela Merkel, i cui commenti hanno cercato di risolvere la difficile equazione di far fronte comune per favorire la ripresa economica mondiale ma allo stesso tempo di rimanere equidistanti dalle problematiche di un rapporto fra Stati Uniti e Cina che è ancora tutto da ricostruire, oggi è toccato al presidente russo Vladimir Putin intervenire al World Economic Forum-WEF Davos Agenda che quest’anno eccezionalmente si svolge sulle reti sociali.

Ricordiamo che proprio ieri il leader sovietico ha telefonato al neo-eletto omologo americano Joe Biden per decidere di riavviare gli accordi START per la riduzione dei reciproci arsenali nucleari.

Anche le relazioni russo-americane riflettono il clima dei tempi, in particolare a causa della crisi socio-economica mondiale conseguente allo scoppio della pandemia. Il mondo sta vivendo profonde trasformazioni e fenomeni come “distanza tra le classi sociali, populismi e radicalizzazione della pubblica opinione sono in crescita” ha esordito il presidente russo: “è inevitabilmente che ciò finisca per condizionare anche le relazioni e le istituzioni internazionali. Dobbiamo evitare che tutto questo metta a rischio le nostre conquiste sociali e degeneri in una maniera irreversibile ed incontrollabile. Non possiamo far finta di niente, e lasciare che la crisi dello sviluppo globale porti la comunità internazionale ad una lotta di tutti contro tutti. Il mondo deve tornare a riprendersi in un modo costruttivo e bilanciato. Fatta eccezione per la crisi causata dal Covid-19″, ha proseguito Putin, “gli ultimi quattro anni sono stati positivi per la economia mondiale: il potere di acquisto dei consumatori era raddoppiato, seppur con forti disparità. Nelle economie euro-asiatiche si è avuto un miglioramento delle condizioni di vita, mentre l’opposto è accaduto negli Stati Uniti e nel mondo occidentale, dove gli unici a guadagnare sono stati i grossi gruppi attivi in campo digitale, che tuttavia rappresentano solo l’uno per cento della popolazione”.

Da una analisi economica alla critica politica il passo è stato breve, per il leader russo, e le sue radici affondano molto indietro nel tempo, addirittura agli ultimi anni del mandato presidenziale del repubblicano Ronald Reagan. Le odierne diseguaglianze, aggravatesi con l’arrivo della pandemia, ha infatti ricordato Putin, sembrano essere “il risultato di politiche ispirate dalle regole del cosiddetto Washington Consensus, un neoliberismo basato sul debito e la deregolamentazione senza limiti sviluppatasi ad inizio anni Novanta”.

Il Presidente della Russia Vladimir Putin durante il suo intervento in collegamento video con il World Economic Forum di Davos (Foto kremlin.ru)

La crisi del Coronavirus ha mostrato gli errori di questa impostazione e Putin lo ha segnalato, citando alcuni dati del Fondo monetario internazionale-IMF, la banca dei sistemi creditizi governativi mondiali: “Con l’arrivo della pandemia, il valore aggregato dei debiti pubblici e privati ha superato la soglia del 200% del prodotto interno lordo mondiale-GDP e per alcune economie addirittura si avvia a raggiungere il 300%. Tutto questo sta accadendo in uno scenario economico che ha visto ormai esaurirsi tutti i possibili stimoli ed anzi si avvantaggia di tassi di interesse ormai azzerati a livello mondiale. Anche il Quantitative Easing-QE, l’allentamento dei limiti alla espansione della massa monetaria”, ha proseguito il leader russo, “ha portato ad una espansione da parte delle banche centrali della liquidità favorendo il ricorso al debito per coloro che vi possono accedere, ma parimenti si è tradotto in un fattore discriminante per tutti coloro che ne sono esclusi, e così ha accentuato le disparità sociali”.

Era inevitabile che Vladimir Putin, sia pure con le formalità imposte dal linguaggio diplomatico, indirettamente si esprimesse sulle critiche che hanno coinvolto la Russia nella manipolazione delle elezioni americane e prendesse posizione anche nei confronti della presidenza Trump. “Questi Anni Venti”, ha avvertito il leader russo, “si aprono con un nuovo problema: l’intolleranza fra classi all’interno delle società. I giganti del web in alcuni settori competono con gli stati ed arrivano a condizionare milioni di utenti, facendoci domandare se tutti i dati di cui dispongono sono usati per il bene pubblico o i bilanci aziendali. Inoltre, l’uso di queste tecniche può arrivare a compromettere la libera formazione dell’opinione pubblica. È chiaro a tutti a cosa mi sto riferendo: a quanto abbiamo visto recentemente accadere negli USA. L’intolleranza sociale, poi è passata da una visione domestica ad una internazionale, legittimando persino la imposizione di sanzioni illegittime”.

Ma anche il presidente russo, dopo i commenti nei confronti del tradizionale antagonista americano, ha riconosciuto che la gravità della attuale crisi impone di guardare al futuro in modo costruttivo, ed ha proposto i suoi rimedi. “Diciamocelo in tutta franchezza: l’economia internazionale progredisce in modo non attento alla sostenibilità perché alla base rimangono ancora delle disparità socio-economiche. Dunque il problema non è riprendersi dalle problematiche epidemiche, ma di farlo in modo sostenibile anche in termini qualitativi. Cominciamo a risolvere gli squilibri sociali, avviamo politiche di incentivi fiscali sotto la sorveglianza di governi e banche centrali, concentriamoci sui problemi regionali e non soltanto su iniziative globali. È prioritario ridurre le diseguaglianze a livello locale e solo in un secondo tempo ipotizzare soluzioni e visioni per la intera umanità, perché se non procediamo in questo modo non riusciamo a risolvere problematiche come ad esempio quelle migratorie. Le persone debbono poter sviluppare le loro capacità indifferentemente dalle loro condizione sociale e collocazione geografica. Debbono poter vivere in una società con infrastrutture e servizi efficienti e sostenibili, con la aspettativa di un lavoro ed un reddito che permetta loro di affrontare le incertezze del futuro, anche dal punto di vista medico, ed inoltre garantire ai giovani una formazione che permetta un avvenire.”

In altri termini, ha concluso Putin, “le persone devono sentirsi protagoniste: è questa la formula per fare riprendere le economie.”

Ma anche i rapporti tra stati è ora che tornino ad un diverso dialogo: “Torniamo a dare fiducia alle istituzioni internazionali,” ha avvertito Putin, “a politiche che favoriscano la cooperazione fra stati, ad una visione multilaterale delle problematiche internazionali. Facciamocene una ragione: nella storia del mondo una competizione, una rivalità tra stati è sempre esistita e sempre esisterà. Ma ci sono momenti di crisi, come quello attuale, in cui è doveroso tornare ad una visione coordinata e da cui tutti poi possiamo trarre beneficio”.

Anche dalla Russia, quindi, arrivano segnali di responsabilità per affrontare la crisi economica in cui troviamo. All’America, grande assente dal salotto diplomatico del World Economic Forum di Davos, ora non resta che l’ultima parola, quella più difficile, per avviare una ripresa economica ormai indispensabile alla comunità internazionale.

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Andreas Grandi

Andreas Grandi

Andreas Grandi è un giornalista economico specializzato nell'evoluzione digitale delle attività d’impresa.

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