Il più grave contraccolpo di questa pandemia l’ha subito l’economia italiana, ancor peggio di altri Paesi laddove l’area maggiormente produttiva del Paese, oltre ad aver contato il maggior numero di decessi, ha pagato duramente la chiusura delle attività. Una chiusura, del resto, che è poi ricaduta anche sui lavoratori, molti provenienti da tutto lo stivale così come le imprese terziste.
In questi giorni viviamo la speranza di un ritorno alla normalità, ovviamente senza abbassare la guardia perché il virus è ancora in agguato! È una tappa strategica per raggiungere una ripresa che sia in grado di rilanciare l’economia italiana di cui l’export è parte fondamentale. Sappiamo che era prioritaria la salute delle persone ma, al medesimo tempo, è giunto il momento di gettare le basi per una ripresa economica che sappia affrontare le sfide che, una decrescita della nostra economia (che si prevede del 10%) e dovuta al blocco delle attività economiche, imposto proprio dal Covid-19, impongono. Dobbiamo, al contempo, essere consapevoli, sia nel settore produttivo che in quello politico, che questa pandemia globale ha modificato molti scenari e, quindi, una delle sfide sarà quella di rispondere con nuovi ed adeguati modelli commerciali.
La sfida complessiva sarà trovarsi pronti a contrastare una grave perdita patrimoniale, produttiva e di forza lavoro che, purtroppo, è ancora troppo presto per qualificarla ma consapevoli che le esportazioni valgono un terzo del nostro PIL (ovvero il prodotto interno lordo che, vale la pena ricordarlo, rappresenta il valore aggregato di tutti i beni e servizi finali prodotti in Italia, in un anno) rappresentando un pilastro portante dell’intero sistema economico.
Come dicevo, quindi, nuove strategie e nuovi visioni, quali l’e-commerce e la capacità di essere competitivi e rapidi nel penetrare nuovi mercati affrontando, adeguatamente, la ripartenza in quelli già acquisiti. Rapidità, intuizione, che certamente non manca agli italiani, ma anche il supporto del Governo e, in generale della politica, capace però di azzerare la burocrazia che poco si addice alla rapidità delle decisioni che si dovranno assumere anche in virtù di analisi approfondite e puntuali.
In quest’ottica potrà risultare preziosa la rete degli italiani all’estero ed in particolare la presenza sul territorio estero delle Camere di Commercio Italiane all’Estero (CCIE) che da anni conoscono bene il mercato locale ed hanno attivato relazioni utili alla penetrazione commerciale delle imprese italiane. Certamente anche queste realtà dovranno saper affrontare le sfide dei cambiamenti imposti dalla pandemia. Essere snelle, rapide e, soprattutto, capaci di dialogare con tutte le realtà, pubbliche e private che, operando nell’ambito dell’internazionalizzazione, potranno essere un solido partner per raggiungere gli obiettivi ambiziosi che stiamo disegnando.
Sono certa che lo sapranno fare, che si sapranno aggiornare ed aprire verso l’esterno poiché parliamo di strutture qualificate che, nei propri territori, possono garantire un supporto anche per le procedure connesse all’esportazione, alla logistica e al trasporto delle merci. Per questo possono rappresentare un valido interlocutore nella visione delle politiche di Internazionalizzazione del nostro Paese.
Da questa consapevolezza nasce il mio rammarico nel constatare che nel recente provvedimento del Governo, atto ad assicurare la ripartenza dell’economia – il cosiddetto Decreto Liquidità, ora all’esame della Camera dei Deputati – non sono state contemplate queste realtà che, a tutti gli effetti, fanno parte del Sistema Italia nel mondo e che potrebbero essere validi interlocutori per aiutare le imprese nel processo di internazionalizzazione post Covid-19.
Per questa ragione ho presentato un emendamento teso ad inserire le Camere di Commercio Italiane all’Estero negli interventi a supporto dell’internazionalizzazione delle imprese italiane previsti per la fase 2 della gestione della crisi ! In particolare ho chiesto di aggiungere all’articolo 2 del “Decreto Liquidita’” le seguenti parole: “A tal fine SACE S.p.A. attiva un raccordo con il sistema delle Camere di Commercio Italiane all’Estero finalizzato a sviluppare una piattaforma per la fiera virtuale per lo sviluppo e la ricerca di contatti commerciali e la presentazione dei prodotti, a sviluppare servizi di Export Manager, a sviluppare la promozione del turismo di qualità in Italia e a sviluppare la promozione di investimenti esteri in Italia”.
Inoltre, in un secondo emendamento, ho chiesto l’assunzione di ulteriore personale a contratto locale nei Consolati per supportare le imprese nei mercati esteri. Sono provvedimenti tesi a rafforzare il Sistema Italia all’estero per aiutare il nostro Paese a ripartire e rilanciare ancora meglio il tanto apprezzato Made in Italy! Sono convinta che se sappiamo attuare le opportune sinergie, anche in virtù della presenza degli italiani in ogni angolo del mondo e, a maggior ragione in America, troveremo la strada maestra per avviare quella ripresa che tutti auspichiamo per la costruzione di un futuro migliore e quindi un mondo migliore!
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