Da pochi giorni in Italia sono state avanzate proposte al Ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova per tutelare le aziende coinvolte nella filiera produttiva del vino italiano che hanno richiesto l’intervento dello Stato per evitare di andare incontro ad un crollo del mercato del vino dovuto all’eccesso di prodotto per l’annata 2020.
Infatti gran parte del vino dell’annata 2019 è ancora invenduto, fermo nelle cantine delle aziende italiane ad aspettare una nuova apertura dei mercati internazionali che tarda ad arrivare.

Lo scorso anno l’Italia ha prodotto 54 milioni di ettolitri di vino.
Se anche la nuova annata sarà così fruttuosa andremo inevitabilmente incontro ad un eccesso di prodotto sul mercato che avrà difficoltà ad essere smaltito e porterà all’abbassamento dei prezzi del vino italiano causando gravi danni alla nostra economia.
Per far fronte a questa necessità, sembrerebbe che sia stato proposto al Ministero dell’Agricoltura di ridestinare i fondi erogati dall’OCM per la manutenzione e promozione dei vigneti italiani, circa 17 milioni di euro, e metterli a disposizione dei produttori che decideranno di ricorrere alla vendemmia verde o alla distillazione volontaria del vino prodotto per l’annata corrente.
Per vendemmia verde s’intende l’eliminazione dei grappoli di uva dalla pianta prima che questi giungano a maturazione così da rendere la vigna improduttiva.
Per avere un risultato soddisfacente dovrebbe essere eseguita almeno su 30.000 ettari di vigneti, come se l’intera superficie vitata dell’Abruzzo quest’anno non producesse vino.
Altro intervento suggerito sarebbe la distillazione volontaria cioè destinare almeno 3 milioni di ettolitri di vino ricavato da quest’annata alla produzione di alcool etico ad uso disinfettante, bene fortemente richiesto che però al momento scarseggia.
Chiaramente i vini di qualità e le denominazioni non sarebbero coinvolti in questo discorso.
Infatti, l’invito sarebbe rivolto alle piccole imprese che contribuiscono alla produzione di vino generico italiano che riceverebbero un sussidio forfettario alla non produzione, senza però alcuna possibilità di guadagno.
Ad aumentare il peso della richiesta presentata al Ministero dell’Agricoltura c’è la scarsa presenza di manodopera che si prospetta per la prossima vendemmia.
Le imprese avranno difficoltà ad assumere nuovo personale e le norme di sicurezza potrebbero cambiare e prevedere una riduzione della forza lavoro lasciando le aziende in crisi nella fase più delicata della produzione di vino, il raccolto.
Nel breve termine queste soluzioni sembrano essere un’opportunità per rilanciare l’economia dei vini italiani nel mercato mondiale.
Una prospettiva che a pensarci oggi sembra drastica ma che sarebbe necessaria per evitare un imminente crollo del mercato del vino.
Anche altri paesi dell’UE si stanno muovendo nella stessa direzione, primi fra tutti Francia e Spagna.
Questo discorso infatti non interessa solo l’Italia ma anche gli altri paesi produttori di vino dell’Unione Europea.
A fronte di tutte le criticità, almeno, possiamo dire che la pandemia è scoppiata in un momento in cui i nostri produttori hanno in cantina il vino pronto per essere venduto e ancora tutto il tempo necessario per poter pianificare la nuova vendemmia, che probabilmente sarà ridotta ma comunque di alta qualità.